Dago e Mauro Corona a Cartabianca
Massimo Falcioni per http://www.tvblog.it
Un uragano che travolge tutti. Roberto D’Agostino annienta la liturgia del talk e detta la sua linea. Strabordante, cinico, irriverente. Il giornalista è totalmente ingestibile e a Cartabianca a farne le spese è Maurizio Martina.
DAGO E MAURIZIO MARTINA
Il candidato alla segreteria del Pd tutto avrebbe immaginato tranne che l’intervista di lancio verso la campagna elettorale per le primarie si trasformasse in un percorso ad ostacoli condito di occhiatacce e reazioni stizzite.
D’Agostino è un ‘cavallo pazzo’, inteso come imprevisto non presente in scaletta. Non esistono regole e il conduttore non ha la forza – e forse nemmeno l’interesse – di domarlo.
“Ma che fine ha fatto Maria Elena Boschi?”, “Perché Renzi non parla?”. Il fondatore di Dagospia è un fiume di domande che Martina non riesce a scansare. “Deve chiedere a loro” risponde piccato l’ex ministro, sperando di spostare il mirino: “Possiamo parlare di cose che interessano il pubblico?”.
L’appello cade nel vuoto e Martina appare sempre più insofferente. Anche nei confronti della Berlinguer, che si accoda alle punzecchiature di D’Agostino. L'intervistato è spazientito (“se mi domanda quello che penso, io le rispondo ciò che penso”), si guarda di continuo attorno e accoglie la fine del confronto come una liberazione.
DAGO E MAURIZIO MARTINA
Come già testato con Mauro Corona, Cartabianca conferma di amare la contaminazione pop, l’abbinamento che non ti aspetti, il contrasto tra i rituali della politica e l’imprevedibilità del fattore esterno. Perché per un Martina che definisce “una presa in giro” l’abitudine di un ministro di indossare le divise delle forze dell’ordine, c’è sempre un D’Agostino che non la tira troppo per le lunghe: “La verità è che Salvini non c’ha un armadio, è un poveraccio che non sa che cazzo mettersi, gli regalano sta roba e se la mette”.
Game, set, match.