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    1. E’ UNA VERGOGNA CHE IL CINEMA ITALIANO, CHE HA PRODOTTO QUALCOSA COME DUECENTO FILM ALL’ANNO, IN GRAN PARTE INUTILI, NON ABBIA AIUTATO LO SCOMPARSO CLAUDIO CALIGARI A FARE I SUOI FILM, TUTTI CONCENTRATI, E DOCUMENTATISSIMI, SU UNA SORTA DI STORIA DI OSTIA E QUINDI DI ROMA VISTA ATTRAVERSO LO SVILUPPO DELLA DROGA E DELLA MALAVITA


     
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    Non essere cattivo di Claudio Caligari

    VIDEO - TRAILER DI ''NON ESSERE CATTIVO''

     

     

     Marco Giusti per Dagospia

     

    “La vita è dura, ma se non sei duro come la vita, non vai avanti”. Questa è la morale di tutti i film di Claudio Caligari. Tre in vent’anni. Tutti e tre, da Amore tossico a L’odore della notte a questo Non essere cattivo, presentato fuori concorso a Venezia, con Caligari morto dopo la seconda revisione del montaggio, terminato e supervisionato da Valerio Mastandrea, che si accredita come “sesto uomo”, con amore e dedizione per il progetto, sono film belli, difficili e sofferti. Magari imperfetti, ma anche importanti per la geografia di controinformazione della città e assolutamente di culto per battute e personaggi.

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    “Mo’ ce famo du’ bucatini”, dice uno dei protagonisti a tre mignotte in una nottata di droga pesante. “E chi li sa fa?”, risponde una di loro. “Certo, tu sai fa’ solo i bocchini”, le dice l’altra. “Sì, ho imparato da tu’ madre”. Siamo a Ostia nel 1995, proprio dieci anni dopo Amore tossico, quando i “bucatini”, i drogati di eroina, sono in gran parte morti.

    Lasciando però una bella scia di dolore e sofferenza.

     

    All’eroina i protagonisti ventenni del film, Cesare e Vittorio, interpretati magistralmente da Luca Marinelli e da Alessandro Borghi, hanno sostituito pasticche e coca. Li troviamo proprio in macchina mentre “se calano” due pasticche e vanno subito fuori di testa. “So’ in paradiso”.

     

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    Caligari riprende il discorso su Ostia come laboratorio di droghe e di malavita, ma anche di orrore della vita. I suoi personaggi, sbandati, confusi, quasi cavie da laboratorio, sono reduci della battaglia precedente. Cesare ha avuto la sorella morta per Aids, “nun se faceva neanche”, che gli ha attaccato il suo uomo, tossico.

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    Non solo, la figlia della sorella, che vive con la nonna, è nata già malata e questo rende Cesare ancora più disperato. Odia i tossici, non pensando che anche lui e Vittorio sono due tossici. Ma le pasticche e la cocaina, che i due si prendono e vendono in tutta la prima parte del film, bellissima e con un gran ritmo, gli rendono quasi invulnerabili a qualsiasi sofferenza.

     

    Sono legati a una specie di banda del posto, capitanata dal “Brutto”, una sorta di simpatico capo gang con atteggiamenti molto pasoliniani (Accattone è più volte citato). Quando Vittorio una notte esagera con le pasticche e va fuori di testa, occhi a palla e visioni assurde per strada, e decide di smettere, di andare a lavorare e mettersi con una brava ragazza, Linda, interpretata da Roberta Mattei, Cesare si sente solo e perduto e precipita nella coca e nei traffici.

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    Ma Vittorio non ha la forza di abbandonarlo, è il suo solo amico, cercherà di portarlo a lavorare. Inutilmente. Poi Cesare si metterà con Viviana, cioè Silvia D’Amico, sognerà un futuro, anche se non avrà la forza di smettere. Se nella seconda parte il film un po’ scende, anche per la struttura della storia, Non essere cattivo è un film bello e importante che ci arriva con molto ritardo.

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    E’ una vergogna che il cinema italiano, che ha prodotto qualcosa come duecento film all’anno, in gran parte inutili, non abbia aiutato Caligari a fare i suoi film, tutti concentrati, e documentatissimi, su una sorta di storia di Ostia e quindi di Roma vista attraverso lo sviluppo della droga e della malavita.

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    E’ vero che questo film, in fondo, è una sorta di sequel di Amore tossico, ma come nessuno trattò come Caligari, nel 1983, lo sviluppo dell’eroina a Ostia, nessuno ha trattato dopo lo sviluppo della cocaina. E non è certo solo un problema di Ostia e di Roma. E nessuno è andato a vedere l’effetto che hanno fatto le pasticche e la cocaina nelle borgate e nelle classi meno ricche.

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    Il cinema italiano tende a nascondere certi problemi e certe storie, preferisce mettere i soldi sulle storie borghesi con le famiglie in crisi o nelle commedie. Caligari è andato dritto sulla sua strada con una forza di volontà degna dei suoi eroi perdenti.

     

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    In questo progetto, molto sofferto, lo ha aiutato come produttore e amico Valerio Mastandrea, che è riuscito a unire Rai Cinema, Taodue e Leone Group. Bravo. E bravissimi gli attori. E bravissimo Caligari. In sala dall'8 settembre.

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