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    “EBBASTAAA! ANCORA MUTI OGGI SUL CORRIERE –  DAL PRIMO GENNAIO 2021 AL "MAESTRO" IL QUOTIDIANO DI VIA SOLFERINO HA DEDICATO 29 ARTICOLI (CIRCA 6 AL MESE, PIÙ DI UNO ALLA SETTIMANA), IN GENERE DI UNA PAGINA. NELLA RECENTE INTERVISTA DI ALDO CAZZULLO DUE. L’UNICA OCCASIONE NELLA QUALE IL "CORRIERE" NON HA DEDICATO UNA PAGINA A MUTI È ACCADUTO QUANDO NE DOVEVA PARLARE, OVVERO QUANDO C’È STATO LO SCAZZO CON CHAILLY. C’È QUALCOSA DI STONATO IN QUESTO RAPPORTO. MARKETING? CERTAMENTE MA C’E’ ANCHE DELL’ALTRO…


     
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    “Ebbastaaa! Ancora Muti oggi sul Corriere. Una volta la settimana, diventa invasivo, poco sopportabile. Così si fa del male alla musica. Ci sono altri musicisti, non se ne può più di vedere sempre la stessa faccia e leggere gli stessi sermoni” (Marco Vizzardelli).

     

    Una volta alla settimana? Per verificare se il loggionista della Scala Marco Vizzardelli ha ragione basta sfogliare il Corriere della Sera. Dal primo gennaio 2021 a Riccardo Muti il Corriere ha dedicato 29 articoli (circa sei al mese, più di uno alla settimana), in genere di una pagina. Nella recente intervista di Aldo Cazzullo (al cui libro il Ravenna Festival di Muti aveva dedicato una serata!) addirittura due.

     

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    L’unica occasione nella quale il Corriere non ha dedicato una pagina a Muti è accaduto quando ne doveva parlare, ovvero quando c’è stata una notizia: la sera dell’11 maggio, in occasione del ritorno alla Scala di Muti, questo – eternamente rancoroso verso il teatro e i suoi lavoratori – si è messo a inveire in camerino “sfanculando” il direttore musicale Riccardo Chailly, che era andato a omaggiarlo. Una scena mai vista in un teatro, documentata dai cronisti indipendenti e di fronte alla quale il giornale-istituzione avrebbe dovuto prendere le difese dell’istituzione, ovvero della Scala. Invece, no.

     

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    C’è un legame poco chiaro, qualcosa come di occulto tra Muti e il Corriere della Sera a partire dai tempi del critico Paolo Isotta, che per vent’anni lo esaltò come nessuno al mondo per poi rompere e deriderne i comportamenti suoi e della famiglia. L’inginocchiamento in stile “Black lives matter” verso Muti esisteva già ai tempi in cui divampò il conflitto tra Muti e la Scala nel 2004: allora il condirettore factotum del Corriere era il fiorentino Paolo Ermini. Scaricato da Isotta e dalla Scala, Muti finì a Roma dove iniziò il sodalizio con il suo giornalista di riferimento Valerio Cappelli, che non ha mai fatto mancare articolesse ogni volta che fosse possibile e – bravura sua – anche quando era francamente non solo inutile, ma impossibile.

     

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    Da inizio anno ci sono stati cambiamenti nel mondo della musica classica: ultimo la nomina di Daniela Gatti – che con Chailly e Pappano è oggi il più apprezzato direttore d’orchestra italiano – al Maggio Musicale fiorentino. Ma al Corriere niente, interessa solo Muti. Prendiamo i titoli di quattro paginate di Cappelli: “Muti commosso dopo un anno di streaming” (12/5/2021); “Riccardo Murti e l’orchestra Cherubini: tour in streaming” (28/2/2021) “Muti: mi hanno offeso” (4/2/2021), “Muti noi portiamo pace, solidarietà e fratellanza” (2/1/2021)… così moltiplicato per 29 articoli sul Corriere!

     

    paolo isotta paolo isotta

    Marketing? Certamente il Corriere ha realizzato, e magari realizzerà, collaterali che si avvalgono della firma di Riccardo Muti, come cd-rom ecc ecc. Ma non basta per giustificare tanta ossessiva presenza del maestro apulo-napoletano. “Muti con la figlia si gode Torino”, “Muti saluta Torino e promette: siete una eccellenza tornerò a lavorare qui”, “Donizetti alla prova di Muti”, “Muti ritorna all’Arena”… Muti di qua, Muti di là, meglio di Figaro, Muti è andato dal  barbiere, Muti è andato dal panettiere…

     

    C’è qualcosa di stonato in questo rapporto, come una trama lirica unito da un sigillo segreto. O Voi del Corriere, “Die ihr der Wandrer Schritte lenket” (“Voi che guidate il passo al viandante”), rivelateci qual è questo segreto.

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