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Mario Ajello per “il Messaggero”
Sforna figli (ne ha sette) e sfoggia grande determinazione. E' più conservatrice e più rigorista (ma dice sempre che vuole smettere) della Merkel, che l'ha creata e fatta ministra dal 2005 ininterottamente, ma poi si è resa abbastanza autonoma anche da Frau Angela la neo-presidente Ue. La battuta che circola su Ursula von der Leyen, 60 anni, donna d'acciaio in un corpo minuto, è una critica al predecessore Juncker, pasticcione e dubbioso, e dice così: «Finalmente c'è un uomo alla guida dell'Europa».
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Sicuramente, dietro il volto nuovo femminile della leadership comunitaria, c'è un'operazione gattopardesca nel senso che il cambiamento è un ritorno indietro al monopolio franco-tedesco uber alles e a una scelta che più di casta o di élite o di establishment non si potrebbe immaginare. La von der Leyen, a volte ospite del club Bilderberg, ai tempi della Grexit superava anche il terribile falco Schauble.
I suoi colleghi popolari in Germania presero le distanze da lei, facendo notare che i piani di salvataggio della Grecia contenevano già condizioni abbastanza dure e la von der Leyen «si deve dare una calmata». Schauble dichiarò che tenere a bada la crisi della Grecia in mezzo a colleghi come la ministra Ursula (ora alla Difesa e prima al Lavoro e alla Famiglia: a proposito: tra i 7 figli ha anche 2 gemelli) era come «attraversare con una candela accesa una stanza piena di nitroglicerina».
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Ai sovranisti dell'est lei piace (e forse a Salvini fa comodo perché con una perfetta rappresentate di quelli che lui chiama i poteri forti può sparare ancora contro la Ue) perché ne condividono il rigorismo contabile a tutto svantaggio dei Paesi mediterranei. Ma soprattutto, la donna d'acciaio - che incarna la forza ma anche una grazia signorile di derivazione familiare e di censo - è fortemente anti-Putin. Il suo atlantismo è a 24 carati (è l'ufficiale di collegamento tra Germania, Nato e Usa) e anche la sua convinzione storico-politica, da molti considerata datata e anti-storica, che il pericolo di guerra per l'Europa può venire soltanto dall'ex impero sovietico. E' tedesca ma è nata e cresciuta a Bruxelles.
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Luterana osservante, figlia di un ex direttore generale della Commissione Ue, poi diventato ad della Bahlsen, gruppo famoso per i biscotti. Ha vissuto nella capitale belga fino a 13 anni, poi in Bassa Sassonia.
Laureata in medicina, ha studiato anche economia, sposata con un prof di medicina, membro di una famiglia aristocratica attiva nel tessile e ad di una industria di ingegneria clinica, si è molto battuta da madre prolifica per aiutare le donne con figli che lavorano, ha imposto i congedi di paternità e varato, pur essendo politicamente conservatrice, i matrimoni gay. Inadatta a gestire il partito merkeliano, per questa ragione Frau Angela non ha scelto lei come delfina.
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GLI INCIAMPI
Ogni volta che da ministra della Difesa è arrivata in Italia stupiva i suoi partner per la conoscenza dei dossier. Ma anche per un piglio tutto teutonico - e non è questo che serve ora all'Europa, bisognosa di guardare avanti e di coinvolgere - come per esempio sulla difesa europea: «Noi procediamo su questo progetto, se gli altri ci vogliono seguire bene. Sennò, andiamo avanti lo stesso». Ecco il tipo. E' finita nella bufera per il presunto plagio della tesi di dottorato ma l'ha superata.
Così come l'affaire dei consulenti del ministero della Difesa non l'ha azzoppata. E si tratta di un dicastero che in Germania non conta molto, per ovvi motivi storici, ma lei lo ha fatto contare potenziando le forze armate e l'industria militare. E comunque: se l'Europa deve diventare più pop, più vicina alle genti e meno assimilabile a schemi ed eredità oligarchiche, né Ursula né la Lagarde (alla Bce) sembrano le donne più adatte all'uopo.
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