Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera”
Se quella contro il coronavirus è una «guerra», il Teatro alla Scala pensa di ripartire un po' sull' esempio di quanto fece nel Dopoguerra.
chailly
Allora, l' 11 maggio del 1946, la riapertura del Teatro del Piermarini con il concerto diretto da Arturo Toscanini tornato dagli Stati Uniti segnò la ripartenza del Paese. Tra i cantanti c' era la giovane Renata Tebaldi. Qualcosa di simile vorrebbe essere il concerto della riapertura che la Scala ha in mente per il prossimo settembre: un tributo alle vittime del Covid con il Requiem di Giuseppe Verdi diretto da Riccardo Chailly, che sarà replicato anche a Bergamo e Brescia, due delle province più colpite.
L' idea, già sostenuta nelle scorse settimane anche dalla base dei lavoratori, è emersa nel Cda di ieri e dovrebbe essere formalizzata oggi - almeno come intenzione - anche sul sito del sindaco Giuseppe Sala, che del teatro è anche presidente. Il sovrintendente Dominique Meyer, che nei giorni scorsi aveva inviato una lunga lettera ai dipendenti per spiegare le attività allo studio, aveva assicurato una riapertura che «dovrà essere un segno importante ed esemplare, visibile e avvertibile a Milano, nella regione, in Italia e in tutto il mondo». Questo sarebbe il Requiem interpretato da Francesco Meli e Krassmira Stoyanova.
Ieri Meyer ha presentato questa ipotesi di riapertura al consiglio di amministrazione in una riunione in videoconferenza, che ha dato anche il via libera all' accordo con i sindacati sulla difesa dei salari.
dominique meyer
Il Teatro ha infatti fatto ricorso al Fis (il Fondo d' integrazione salariale, una società di cassa integrazione per i lavoratori dello spettacolo), che garantisce però ai lavoratori solo il 40% del loro stipendio: in media qualcosa più di mille euro dunque. L' ipotesi è quella di aggiungere da parte del teatro (che già avrebbe perso circa nove milioni di introiti) un altro 40% in cambio del rinvio di due anni del rinnovo del contratto. Per quanto invece riguarda la fine di questa stagione, sempre che la Scala a settembre riesca ad aprire, si prevede un cambio parziale del programma, scegliendo di ripartire con tre storiche opere di repertorio della tradizione italiana: Aida , Traviata - ancora nella versione di Liliana Cavani - con la direzione di Zubin Mehta, e La bohéme .
Il tutto con artisti già sotto contratto. Ma la Scala si deve mettere a posto anche con le misure anti-Covid e il distanziamento sociale: quanti spettatori potrà ospitare? Quanto vicina l' orchestra?
toscanini
Nella lettera ai dipendenti, Meyer ha anche accennato alla pianificazione 2020/2021, nella quale si cercherà di recuperare, ove possibile, «le produzioni per le quali avevamo effettuato investimenti e che non abbiamo poi potuto realizzare»: che la Salome diretta da Chailly - che si stava provando a fine febbraio prima della chiusura per l' emergenza - finisca al prossimo 7 dicembre?
Meyer non ha nascosto le difficoltà: «Dovremo tenere conto di un calo per diverse ragioni del numero degli spettatori e soprattutto del pubblico internazionale, con una conseguente forte contrazione dei ricavi. Nell' immediato futuro il nostro sforzo comune sarà dedicato in via prioritaria a mantenere il pubblico scaligero e a raggiungere nuovi spettatori. In particolare sentiamo la vicinanza, oggi più che mai, dei nostri abbonati».
La riapertura con un Requiem diretto da Chailly in ricordo degli scomparsi per il coronavirus sarebbe certamente di forte impatto anche internazionale.
dominique meyer