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    ALLARME ISIS: ECCO COSA RISCHIA L’ITALIA - LO 007: "UN ATTENTATO PUO’ ESSERCI ANCHE DA NOI MA LA PROPORZIONE DEL RISCHIO È DI 70 A UNO. NEL NOSTRO PAESE NULLA DI PARAGONABILE AL BELGIO. L’UNICO FOREIGN FIGHTER ITALIANO, DELNEVO, E’ MORTO IN SIRIA NEL 2013...


     
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    Marco Lillo per il “Fatto Quotidiano”

     

    bruxelles attentati aeroporto 19 bruxelles attentati aeroporto 19

    Non ha molto senso paragonare l' Italia al Belgio. Tutti gli investigatori, con una mano sulle statistiche e l' altra su uno scaramantico pezzo di ferro, concordano sul punto. Non tanto per la nostra capacità di intelligence. "Quello che ci rende diversi", spiega uno degli uomini ai vertici dei servizi segreti italiani, "non è la nostra difesa ma la loro reale potenza offensiva".
     

    bruxelles attentati 14 bruxelles attentati 14

    L' investigatore ripete ai cronisti la solita litania ogni volta che lo andiamo a trovare dopo un attentato. Gli italiani leggono i quotidiani con una sola domanda in testa: può succedere anche in Italia? E lui sfodera la solita risposta: "Certo che può succedere ma, per quello che valgono questi discorsi probabilistici, la proporzione del rischio è 70 a uno". Da cosa deriva questo ottimismo? "Ti devo ripetere i numeri?
     

    Non sono cambiati da quando ci siamo visti dopo il Bataclan e i blitz a Molenbeek. I foreign fighters partiti dal Belgio per combattere in Siria e in Iraq sono 500. Di questi una settantina sono morti in guerra e più di cento sono tornati. L' età media è 25 anni. Hai capito di cosa stiamo parlando?".
     

    uomo con fucile giocattolo alla stazione termini 11 uomo con fucile giocattolo alla stazione termini 11

    Sì ma anche i foreign fighters partiti dall' Italia - replichiamo con i dati dei ministri Pinotti e Alfano alla mano - sono una novantina. L' investigatore sorride come fa ogni volta che sente citare i politici.
     

    "Un solo italiano vero è morto combattendo in Siria. Si chiamava Giuliano Delnevo. Punto. Poi ci sono gli immigrati che avevano risieduto per periodi più o meno lunghi da noi.

     

    Nulla a che vedere comunque con gli immigrati di seconda generazione ben integrati o con i convertiti che troviamo nelle liste belghe". Secondo il nostro investigatore "in Italia non c' è nulla di paragonabile a Sharia4belgium".

    DELNEVO DELNEVO

     

    A questo gruppo, che postava video su Youtube per fare proselitismo e arrivava a organizzare manifestazioni per rivendicare il dominio dell' Islam sul Belgio, si devono circa sessanta combattenti. "In Italia - spiega il nostro interlocutore - al massimo abbiamo avuto personaggi come Maria Giulia Sergio o Anas el-Abboubi".
     

    La prima dibatteva contro Daniela Santanchè sulla questione del velo in una trasmissione di Mediaset e il secondo faceva il rapper islamico su Mtv, prima di radicalizzarsi entrambi e sparire nei fumi della Siria.
     

    giuliano ibrahim delnevo cop giuliano ibrahim delnevo cop

    "Comunque il rischio non si misura tanto su quelli che sono partiti né su quelli che combattono lì quanto su quelli che dopo i combattimenti sono tornati per restare da noi". E, chiediamo, se includiamo anche gli immigrati, quanti sono i combattenti di ritorno che ci devono inquietare? L'investigatore ci pensa un po' su. "Noi ne monitoriamo seriamente una decina".
     

    MILANO ISLAM MILANO ISLAM

    Poi come per spiegare che l' apparato difensivo non è sovradimensionato aggiunge: "Ovviamente lo sforzo è enorme, perché di ognuno di loro seguiamo con attenzione anche i familiari, gli amici e i conoscenti. Però - ammette anche lui - non è paragonabile allo sforzo che devono affrontare i belgi".
     

    MARIA GIULIA SERGIO ISIS MARIA GIULIA SERGIO ISIS

    Non è un caso se il primo attentato serio della nuova ondata terroristica, con tre morti, è stato quello contro la Sinagoga di Bruxelles nel 2014. "I belgi non possono fare il nostro lavoro di prevenzione. La verità è che possono contare su un organico simile al nostro ma meno esperto in materia di infiltrazione delle associazioni a delinquere e del terrorismo. E devono far fronte a una minaccia cento volte superiore".
     

    MARIA GIULIA SERGIO ALIAS FATIMA MARIA GIULIA SERGIO ALIAS FATIMA

    L' altro pregio del modello italiano è lo scambio di conoscenze. "Nessuno scambia tante informazioni come noi all' interno e a livello internazionale". Ieri l' ex magistrato ora senatore del Pd e segretario del Copasir, cioé il Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti, Felice Casson ha parlato di un allarme concreto su Milano, Roma e le città d' arte.

     

    "Sì è vero", conferma l' investigatore, "però non è successivo all' attentato. Era un allarme generico che a dire il vero poteva scrivere chiunque: 'Milano, Roma e città d' arte', non vuol dire molto".
     

    In serata anche il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi della Lega Nord, ha ridimensionato con parole simili l' allarme di Casson.
     

    ATTENTATI BRUXELLES RISCHI ITALIA ATTENTATI BRUXELLES RISCHI ITALIA

    Ma alla fine quali sono i rischi reali in Italia? Secondo il nostro interlocutore, "c' è sempre il rischio di una piccola cellula dormiente ma è più probabile un altro lupo solitario fai da te come il libico Mohammed Game che si è fatto saltare davanti a una caserma a Milano nel 2009".

    bruxelles aeroporto attentato 7 bruxelles aeroporto attentato 7

     

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