Luca Pagni per “la Repubblica”
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Di fronte alla possibilità che i russi chiudano definitivamente il rubinetto, interrompendo così le forniture di gas, oppure che i prezzi schizzino ulteriormente fuori controllo, tutta Europa si sta attrezzando verso l'unica soluzione che appare praticabile, almeno per il prossimo inverno: razionare i consumi di famiglie e imprese. Una scelta che avrebbe anche il vantaggio di abbassare la domanda di metano, mandando così al mercato un segnale importante per la riduzione dei prezzi. Il governo francese ha già approvato, nel luglio scorso, un piano per la riduzione dei consumi.
I GASDOTTI VERSO L EUROPA
Il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck ha annunciato domenica scorsa che aziende e famiglie dovranno contribuire con un taglio del 15-20% ai consumi di gas. E ha spiegato che si tratta di un contributo necessario, perché in caso di stop alle forniture da parte di Gazprom, il colosso energetico controllato dal Cremlino, le riserve tedesche negli stoccaggi potrebbero garantire il fabbisogno del Paese solo per due mesi e mezzo. Sulla strada dei risparmi e dei razionamenti si sta avviando anche l'Italia.
TERMOSIFONE
A cominciare dal coinvolgimento dell'amministrazione pubblica, del terziario, nonché ovviamente delle famiglie. È la soluzione preferita da Confindustria, che chiede al Governo di salvaguardare le imprese, in particolare le energivore: secondo i dati del centro studi, abbassare fino a tre gradi la temperatura di tutto il settore civile porterebbe a un risparmio di circa 30 milioni di metri cubi al giorno, un dato che corrisponde al 50% del consumo medio giornaliero di tutto il settore industriale.
gasdotti in europa
In effetti, anche nel piano predisposto già a primavera dal governo Draghi sono previste misure di questo tipo. Un piano che prevede tre diversi livelli di emergenza, a seconda della disponibilità di gas. Alcune sono già scattate: negli uffici pubblici le temperature non possono essere superiori ai 19 gradi durante l'inverno e inferiori ai 27 gradi d'estate.
Ma se dovesse scattare l'emergenza, di fronte a una riduzione totale o molto significativa delle forniture da parte di Gazprom ora che ci si avvicina all'inverno?
giacimento gas
In questo caso i risparmi dovrebbero essere considerevoli, visto che nonostante gli accordi di fornitura alternativi sottoscritti da Eni, l'Italia dipende ancora dalla Russia per 10 miliardi di metri cubi di gas. Il terzo livello di emergenza prevede così misure più drastiche. Nelle abitazioni, per esempio, le temperature dei termosifoni dovranno essere ridotte di due gradi, limitando anche l'orario di accensione.
Ai Comuni potrà essere chiesto di ridurre l'illuminazione pubblica nelle strade e sui monumenti fino al 40% dei consumi totali. Allo stesso modo, gli uffici pubblici potrebbero chiudere anticipatamene, così come potrà essere chiesto ai negozi di abbassare le saracinesche entro le 19, mentre i locali non potranno restare aperti oltre le 23. In questo scenario però anche il contributo delle imprese non potrà mancare. Il piano del governo prevede, al momento, il coinvolgimento delle industrie più affamate di energia, le cosiddette energivore, che potrebbero vedersi interrompere la fornitura di energia per un periodo limitato di tempo. Una eventualità che Confindustria vorrebbe evitare.