Salvo Palazzolo per “la Repubblica”
In un' immagine si vede lo scafista mentre picchia i migranti con una cintura, davanti ad alcuni volontari della nave "Vos Hestia". In un altro scatto, ha in mano un tubo di ferro giallo, un giovane si ripara il volto. Poi, il trafficante di uomini sale a bordo dell' imbarcazione di "Save the children". Un' altra immagine lo ritrae mentre cammina tranquillo nel porto di Reggio Calabria: indossa una maglietta bianca (sulla manica il numero tre), nessuno l' ha denunciato.
26 GIUGNO 2017 - LO SCAFISTA CONTINUA A COLPIRE I MIGRANTI CON LA CINTURA DAVANTI AI VOLONTARI
Le foto scattate da un agente sotto copertura, che nel 2017 ha finto di essere un volontario, sono diventate per la procura di Trapani un atto d' accusa contro la Ong. Pesanti le contestazioni nei confronti di comandanti e capi missione che si susseguirono anche sulla nave di "Medici senza frontiere": favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e falso. Nell' estate di quattro anni fa, salvarono migliaia di vite umane, come ribadisce oggi "Save the children" per respingere le contestazioni dei pm, ma adesso quelle foto e anche le voci registrate dall' agente "infiltrato" diventano un caso.
In quei mesi drammatici, il comandante di "Vos Hestia", Marco Amato, sbottò con un collaboratore: «Ti ho detto seimila volte che io a bordo ho altri ruoli e non quello di fare la spia o l' investigatore». Il pool coordinato dal procuratore facente funzione Maurizio Agnello contesta al comandante di non aver voluto dare alcuna informazione alla polizia sugli scafisti.
26 GIUGNO 2017 - LO SCAFISTA CONTINUA A COLPIRE I MIGRANTI CON LA CINTURA DAVANTI AI VOLONTARI
Nelle intercettazioni, Amato se la prendeva con chi violava questa linea: «Appena torna lo scemo vedo cosa vuole fare - diceva ancora - altrimenti lo mando a fare in culo dicendogli: "Vedi dove te ne devi andare, vai a mangiare a casa, ti vuoi stare zitto o te ne vai siamo partiti già male».
L'uomo che chiamava lo "scemo" aveva indicato alla polizia due scafisti. Ma perché non segnalare i trafficanti di uomini alla polizia? Amato non fa parte di "Save the children", era il comandante di un'imbarcazione affittata dalla Ong, però è diventato uno dei protagonisti di quella stagione di salvataggi, fatti spesso in condizioni difficili. «Non si è mai tirato indietro - dice un volontario che ha conosciuto il comandante in mare - la priorità di tutti è stata sempre quella di salvare vite umane».
LO SCAFISTA SALE SULLA NAVE DELLA ONG E RAGGIUNGE REGGIO CALABRIA
Ma perché non segnalare gli scafisti all'arrivo nei porti? Se lo chiedono i magistrati, che hanno messo agli atti della loro inchiesta anche una relazione dell' agente del Servizio centrale operativo che ha operato sotto copertura. Racconta che al porto di Reggio Calabria, Marco Amato gli indicò quel giovane con la maglietta bianca e il numero tre: «Ha picchiato i migranti», sussurrò. La polizia commenta nel rapporto alla procura, firmato anche dalla Guardia Costiera: «È evidente che Amato fosse a conoscenza di quanto commesso in pregiudizio dei migranti. Ma nessuna segnalazione è stata fatta alle autorità di polizia presenti allo sbarco, né sui giornali di bordo».
Come dire, non fu chiuso solo un occhio, per portare a termine in sicurezza le operazioni di salvataggio. In alcuni casi, si evitò del tutto di denunciare i trafficanti di uomini. Finendo per offrirgli una pericolosa sponda, sostiene l' accusa. Nei giorni scorsi, la procura di Trapani ha chiuso l' indagine nei confronti di 21 persone che operarono fra il 2016 e il 2017 a bordo non solo di "Vos Hestia", ma anche di "Vos Prudence" e "Iuventa". I pm si apprestano a chiedere un processo.
NAVE DI SAVE THE CHILDREN
In altre foto, scattate dall' agente il 18 giugno 2017, si vedono tre scafisti mentre si avvicinano ai volontari di "Vos Hestia", smontano in tutta calma il motore dal gommone dei migranti e vanno via. Lo stesso giorno, un operatore di nave "Iuventa" riporta verso le coste libiche tre barchini.
«Al largo c' erano i trafficanti », annota il poliziotto. Un' altra sequenza di immagini. Il 26 giugno, tre uomini su un potente gommone affiancano "Vos Hestia", sono trafficanti che annunciano l' arrivo di un altro carico di vite umane.
L'agente trasmette la foto ai colleghi, che riconoscono Suleiman Dabbashi: fa parte di una famiglia influente a Sabrata, gestisce numerose safe house , le case di prigionia dei migranti. "Save the children" ribadisce: «Siamo fiduciosi che l' intera vicenda, non appena tutti i fatti saranno stati adeguatamente rappresentati e considerati, potrà essere chiarita confermando la correttezza del nostro operato»