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    SAPETE PERCHÉ BANCHE NESSUNO PAGHERÀ PER I CRAC BANCARI? PERCHÉ GLI ISTITUTI NON SONO MAI STATI DICHIARATI INSOLVENTI - NÉ COMMISSARI NÉ PROCURA HANNO CERTIFICATO IL BUCO PATRIMONIALE DI BPVI E VENETO BANCA. QUINDI SI PROCEDE PER IL REATO RIDICOLO DI OSTACOLO ALLA VIGILANZA E NON PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA: LA PRESCRIZIONE SI AVVICINA IN FRETTA


     
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    Francesco Bonazzi per ‘La Verità

     

    IGNAZIO VISCO IGNAZIO VISCO

    Beato chi crede nella giustizia perché sarà giustiziato.

    Questa massima, coniata da Frank Cimini, cronista di lungo corso al palazzo di giustizia milanese, dovrebbe campeggiare anche sull' ideale parco buoi dei 210.000 azionisti scannati dalla Popolare di Vicenza e da Veneto Banca. Non vedranno indietro i soldi, perché il conto ufficiale dei crediti marci delle due banche viene continuamente alzato, e rischiano di non potersi consolare neppure con la punizione dei colpevoli dei due disastri, perché con un processo di primo grado che a Vicenza non è neppure cominciato, solo un miracolo potrebbe fermare la prescrizione nel 2021.

     

    Il segreto di questa doppia, atroce, beffa, è custodito in una scelta ben precisa del governo a guida Pd: non dichiarare lo stato d' insolvenza delle due popolari venete. La madre di tutti gl' insabbiamenti, mentre va in scena l' arma di distrazione di massa chiamata «Commissione parlamentare d' inchiesta sul sistema bancario e finanziario», è proprio questo pervicace stratagemma di non far dichiarare dal tribunale il fallimento delle due banche regalate per 1 euro a Intesa Sanpaolo. Il decreto che il 25 giugno scorso ha messo fine all' agonia di Bpvi e Vb è una liquidazione coatta amministrativa, che a tutti gli effetti rientra tra le procedure fallimentari.

    zonin popolare vicenza zonin popolare vicenza

     

    Ci si sarebbe dunque aspettati che qualcuno, tra le Procure che indagano sui due crac, oppure tra gli amministratori o liquidatori delle due banche, avesse compiuto un passo semplice semplice: chiedere al tribunale lo stato d' insolvenza. Insolvenza che, decreto del governo alla mano, è già provata. A quel punto, sarebbe iniziato tutto un altro film. Proviamo a vederlo.

     

    Il procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, quest' estate ha chiesto il processo per aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza a carico di Gianni Zonin, Samuele Sorato e altre sei persone. Mentre un altro ampio numero di posizioni, comprese quelle che riguardano il vero bubbone della Popolare di Vicenza, ovvero i misteriosi fondi esteri, è stato stralciato ed è a Roma, dove si ipotizzano reati fiscali di notevole gravità. I fatti contestati a Vicenza sono relativi al periodo 2012-2014, quando da Zonin arrivarono per la prima volta gli ispettori della Bce di Mario Draghi.

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    La prescrizione sul reato più grave, che è l' ostacolo alla vigilanza, scatta dopo 7 anni e mezzo. Ora, avendo i principali indagati la possibilità di difendersi con ottimi avvocati per tutti gli anni che saranno necessari, e considerati i tempi medi della giustizia italiana, per quando scadranno i termini di punibilità degli eventuali reati sarà già tanto se si sarà arrivati a una sentenza d' appello.

     

    Ma se qualcuno si prendesse la pena di ottenere quella banale declaratoria d' insolvenza, allora i pm potrebbero contestare ai banchieri anche la bancarotta fraudolenta. In questo caso, la prescrizione arriverebbe non prima del 2024, se ci si fermasse ai fatti del 2014. E anche oltre, perché quando c' è un fallimento, ovviamente, si vanno a guardare tutti i bilanci, a cominciare dagli ultimi. E quindi rischierebbero un' indagine anche gli amministratori dal 2014 al 2016, a cominciare da Francesco Iorio, succeduto a Sorato, e Fabrizio Viola, per finire con gli sfortunati «salvatori» del Fondo Atlante.

    draghi padoan draghi padoan

     

    «Paradossalmente, se si va a guardare lo stato patrimoniale della Vicenza, diventa molto difficile provare che Zonin e Sorato abbiano lasciato la Popolare in stato d' insolvenza, mentre così non si può dire per i loro successori», ammette con una certa amarezza un ex manager della banca. L' osservazione è decisiva, perché fa capire uno dei possibili motivi della mano molle di Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni: dichiarare il fallimento delle due banche per non far andare in prescrizione i reati contestati a Zonin o a Consoli potrebbe portare al risultato di bruciare i banchieri «buoni» (o comunque amici) senza comunque avere la certezza di mandare a sentenza toccare quelli più compromessi.

    FABRIZIO VIOLA FABRIZIO VIOLA

     

    Certo, per tenere su questa gigantesca pantomima spruzzata di cloroformio chiamata «salvataggio», è stata necessaria qualche piccola disattenzione sui numeri ufficiali della salute patrimoniale di Bpvi e Veneto Banca. In sede di approvazione del decreto di liquidazione coatta, il 25 giugno scorso, la Banca d' Italia ha letteralmente immolato la propria credibilità residua e ha valutato, insieme al Tesoro, che il 55% degli attivi delle due venete fosse ancora sano.

     

    A caldo, il senatore del Pd Massimo Mucchetti commentò: «Mps, sotto l' egida del Tesoro, e con il placet della banca centrale, sta cedendo i suoi crediti in sofferenza al 20,5% del loro valore lordo al Fondo Atlante, mentre qui si ritiene che la liquidazione recupererà il 46,9% delle sofferenze, più del doppio. Delle due l' una: o si sovrastima l' esito della liquidazione delle venete, oppure si sta facendo un regalo ad Atlante, che magari merita pure un risarcimento».

    GIANNI ZONIN E SAMUELE SORATO GIANNI ZONIN E SAMUELE SORATO

     

    Ma questi calcoli se li erano fatti più che bene anche al Tesoro e in Via XX Settembre, e anche a Palazzo Chigi, da dove Maria Elena Boschi veglia sulle sorti dei banchieri nostrani, ma quella valutazione al 55% serviva solo a non dover chiedere lo stato d' insolvenza e aprire l' inferno giudiziario della bancarotta.

     

    Siamo malpensanti? La vera notizia emersa dall' audizione di Viola in Parlamento è che «l' 85% degli attivi delle popolari venete sono crediti deteriorati». Ah, eccola la verità, finalmente. Il commissario liquidatore Viola dovrebbe dunque andare a chiedere il fallimento delle due banche. Ma il problema è che nel caso della Vicenza si troverebbe in evidente conflitto d' interessi, perché dovrebbe rivolgersi anche all' ex amministratore delegato Viola.

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