Elisabetta Reguitti per il Fatto Quotidiano.it
ossigeno
La strada da seguire è quella dell’ossigeno: una persona su 5 che si ammala gravemente di Covid-19 infatti presenta difficoltà respiratorie. Una volta superata la fase acuta e il recupero, con molta probabilità avrà bisogno di quella che viene definita “ossigeno long-term” in terapia domiciliare. “Serve dunque investire nelle previsioni”.
A parlare è Il dott. Carlo Lombardi Responsabile dell’unità di allergologia e pneumologia dell’Istituto ospedaliero fondazione Poliambulanza di Brescia.
1) Ossigeno terapia domiciliare come si inserisce in questo contesto?
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Partiamo con il dire che tutti i pazienti broncopneumopatici - anziani in particolare ma anche no - con più comorbidità, sono più a rischio se contraggono l’infezione da COVID-19. Secondo i numeri 1 persona su 5 che oggi si ammala gravemente presenta difficoltà respiratorie. Questa infezione ha come complicanza principale lo sviluppo di polmonite a focolai multipli che spesso esita in insufficienza respiratoria. Quindi oggi sappiamo che evita il contagio, chi segue la terapia farmacologica e quella con ossigeno long-term già prescritto per altre patologie, in qualche modo rischia meno.
2) Quindi l’ossigeno può essere un valido alleato?
Direi di sì. Nello specifico, quando si tratta insufficienza respiratoria o ipossiemia cronica stabile l’ossigeno terapia a lungo termine per un numero adeguato di ore (almeno 15-18, meglio se 24 ore al giorno) è considerata a tutti gli effetti una terapia fondamentale.
3)Varrebbe dunque la pena investire di più sulla ossigeno terapia domiciliare?
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Sì.
4) Che rapporto e differenze sussistono tra ossigenoterapia domiciliare e terapie intensive entrate in crisi per questa pandemia.
L’ossigeno non è solo un elemento essenziale per la respirazione è stato infatti documentato (Nocturnal Oxygen Therapy Trial (NOTT) e Medical Research Council (MRC) il suo utilizzo come farmaco per quei pazienti che non sono in grado di scambiare adeguatamente l’ossigeno dall’aria alla circolazione sanguigna.
Si prende quindi in considerazione la sua prescrizione long-term domiciliare quando un paziente presenta stabilmente una ridotta tensione arteriosa di ossigeno, cioè una bassa saturazione di ossigeno e un’ altrettanto limitata pressione parziale di ossigeno.
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In terapia intensiva l’ossigenoterapia è invece impiegata in situazioni di insufficienza respiratoria acuta e quindi anche in pazienti che possono incorrere in un evento acuto polmonare e che prima potevano essere del tutto sani.
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