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    ECONOMISTI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI – “ORMAI SIAMO COME I METEOROLOGI, NON NE AZZECCHIAMO UNA” – LA CONFESSIONE VIENE DAL CAPO ECONOMISTA DELLA BANCA D’INGHILTERRA – SULLA BREXIT AVEVANO PREVISTO SFRACELLI, INVECE IL PIL BRITANNICO CRESCE


     
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    Leonardo Maisano  per il Sole 24 Ore

    BREXIT BREXIT

     

    “Noi economisti siamo in crisi”. Andrew Haldane chief economist della Banca d'Inghilterra strappa il velo suo dibattito che sottotraccia si trascina dalla crisi di Lehman. Con un atto di pubblico pentimento confessa di credere che il fallimento (relativo) nella previsione delle dinamiche economiche sia una realtà incontestabile.

     

    Soprattutto dopo la Brexit che per la Bank of England avrebbe dovuto innestare una recessione quasi immediata mentre il 2016 si è chiuso sugli scudi e il 2017 sta cominciando assai meglio del…previsto. Individua anche le ragioni all'origine di analisi scorrette. “I modelli su cui ci basiamo sono fragili e irrazionali, i problemi sono emersi quando il mondo è cambiato radicalmente e quei modelli si sono rivelati inadeguati per valutare comportamenti profondamente irrazionali”.

    Andrew Haldane Bank of England Andrew Haldane Bank of England

     

    Secondo Haldane che ha fatto il mea culpa in una confessione pubblica all'Institute for government c'è un illustre precedente alla congiuntura di oggi. “Ritengo sia onesto ammettere che la professione è in crisi, ma non è la prima volta che accade, basta pensare alla Grande Depressione del 1930. Quella situazione tuttavia ci portò Keynes e la nascita della moderna macro-economia”.

     

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    Per il momento Andrew Haldane non sembra vedere – quantomeno non lo indica - l'imminente arrivò di un nuovo gigante capace di riformare i modelli economici. Si è limitato a un'analisi individuando l'esigenza di nuovi strumenti di analisi e ha paragonato la crisi degli economisti a quella dei meteorologi ricordando la clamorosa gaffe di una celebrity locale, Michael Fish, che mancò la previsione di un uragano su Londra nel 1987 prevedendo solo “un po' di vento in Spagna”.

     

    Mark Carney gov Bank of England Mark Carney gov Bank of England

    La Brexit ha confermato la fallacia delle previsioni economiche, innescando la violenta offensiva dei politici più euroscettici che insistono nel chiedere le dimissioni del governatore Mark Carney accusato di aver messo la BoE al servizio della politica pro-Ue. In realtà l'errore, peraltro condiviso da Ocse e Fmi, può essere sulla tempistica più che sull'esito finale del divorzio anglo-europeo.

    theresa may theresa may

     

    La maggioranza degli economisti britannici e non continua a prevedere un impatto profondamente negativo della Brexit su Londra, ma a trarre in inganno è stata anche la politica. La confusione su “quale Brexit ?” in cui si crogiola il premier Theresa May e l'aver rinviato di otto mesi l'avvio del processo di recesso che tutti immaginavano avvenisse subito, sono elementi che hanno complicato la carte degli economisti .

     

    E per converso tranquillizzato, sul breve almeno, i consumatori che continuano a spendere, sostenendo una crescita che si giova, inoltre, di un pound indebolito. Proprio la tenuta dei consumi dal 2008 ad oggi, secondo Haldane, è uno dei comportamenti più “irrazionali” che gli economisti non avevano immaginato.

     

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