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    “PAOLA EGONU DIVENTI SIMBOLO DELLE CAMPAGNE ANTIRAZZISTE ANZICHÉ RINUNCIARE, CHE IN QUESTE CONDIZIONI SA MOLTO DI DISERZIONE” – L'ACCUSA DI "TAG43": "LA PALLAVOLISTA PIÙ MEDIATIZZATA D’ITALIA VUOLE LASCIARE LA NAZIONALE DOPO GLI INSULTI RAZZISTI MA COSÌ FACENDO PENSEREBBE SOLO ALLA SUA GUERRA PERSONALE. COME HA FATTO MARIO BALOTELLI. IN QUANTO PERSONAGGIO PUBBLICO, LA EGONU HA UNA RESPONSABILITÀ SOCIALE"


     
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    Pippo Russo per tag43.it

     

    PAOLA EGONU PAOLA EGONU

    La rabbia, l’orgoglio e una decisione emotiva. Per una volta le cronache sportive del weekend non sono state monopolizzate dal calcio ma dal volley femminile. E non per questioni legate alla sfera agonistica ma per un episodio che rimette al centro del dibattito la banalità del razzismo italico, quel coacervo di pregiudizi e ignoranza che va oltre l’intolleranza pura e finisce per ferire anche di più.

     

    Al centro della vicenda si ritrova Paola Egonu, la volleista più mediatizzata d’Italia. Un ruolo che ha saputo conquistare sia grazie al talento che ne fa una delle migliori giocatrici di questa generazione, sia per il suo profilo da neo-italiana che incarna il mutamento socio-culturale cui il Paese stenta a adeguarsi. Nata a Cittadella da immigrati nigeriani, Paola ha ottenuto la cittadinanza italiana soltanto all’età di 16 anni, dopo che il padre ha acquisito il passaporto del nostro Paese. Ma evidentemente ciò non basta per tutta quella parte d’Italia ai cui occhi avere la pelle nera sarebbe ancora un requisito escludente dall’italianità. E un episodio dopo l’altro Paola ha esaurito la capacità di sopportazione.

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    L’episodio che ha colmato la misura è stato rivelato dalla stessa Egonu, durante uno sfogo colto da una videoripresa a margine della finale dei Mondiali per il bronzo. Qualcuno le avrebbe chiesto perché mai sia italiana, ciò che l’ha ferita fino a farla scoppiare in lacrime e l’ha convinta a lasciare la Nazionale. L’episodio e la scelta di Egonu hanno immediatamente scatenato reazioni, con messaggi di solidarietà che sono giunti anche dal presidente del Consiglio dimissionario Mario Draghi e dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. Per il momento non è dato sapere se l’intenzione di non rispondere alle convocazioni della Nazionale sia definitiva o momentanea. Ma al di là della volontà che Egonu ha rispetto a ciò, sarebbe il caso di mettere a fuoco l’aspetto decisivo della questione.

     

    Premessa: Paola Egonu ha diritto di agire come meglio crede e di reagire secondo emotività e sensibilità proprie rispetto a comportamenti infami come quelli che le vengono rivolti. Perché infine si sta parlando di episodi che feriscono la persona nella sua identità, dunque è giusto che in termini personali si reagisca almeno in prima battuta. E tuttavia, superato il livello della prima battuta, sarebbe il caso di fare altre considerazioni e assumersi il proprio grado di responsabilità sociale.

     

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    Nel caso di un personaggio pubblico di altissimo impatto qual è Paola Egonu, la responsabilità sociale raccomanderebbe di fare altre scelte. Lo voglia o no, Egonu è un simbolo. Lo è per il mondo dello sport, lo è per tutta la vasta leva di italiane e italiani di seconda generazione che quotidianamente si trovano a affrontare pregiudizi odiosi e atti spregevoli, lo è per la cultura di un Paese che sta affrontando un lento mutamento culturale il cui esito non è nemmeno scontato.

     

    Per questo Egonu farebbe bene a compiere una scelta opposta a quella annunciata: affrontare il razzismo italiano diventando un simbolo delle campagne antirazziste, anziché optare per una rinuncia che in queste condizioni sa molto di diserzione. E comprendiamo bene che servano molta forza e molto coraggio per affrontare un impegno così pesante. Ma visto il profilo pubblico di Egonu, e considerata anche l’ondata di solidarietà che il suo caso ha animato, sarebbe bene che la ragazza ci ripensasse.

     

     

    Balotelli ha sciupato una grande occasione

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    In questo senso, la volleista che da questa stagione gioca nel campionato turco col VakisBank di Istanbul dovrebbe guardare al precedente di Mario Balotelli, altro neo-italiano che negli anni è stato costretto a affrontare gli effetti del razzismo. L’attaccante attualmente in forza al Sion (Svizzera) ha spesso reagito a quegli insulti, talvolta anche in modo clamoroso come accadde allo stadio Bentegodi durante un Verona-Brescia del novembre 2019, quando scagliò il pallone verso gli spalti e minacciò di abbandonare il campo.

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    Ma al di là delle reazioni anche animose, Balotelli non ha mai provato a essere un simbolo della lotta contro il razzismo italiano, nello sport come nella società. Ha sempre scelto il piano della guerra personale anziché farsi testimonial. Sciupando così una grande occasione per se stesso e per tutti coloro che si sarebbero giovati di una sua assunzione di responsabilità sociale. Paola Egonu non faccia altrettanto. E, sbollita la rabbia, torni a giocare in Nazionale. Perché è italiana a tutti gli effetti, come tanto italiani dalla pelle non bianca che quotidianamente mandano avanti questo Paese. E perché questa battaglia non è soltanto sua. Ne prenda coscienza.

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