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    E FINALMENTE SI CAPI' CHE IL "PATRIARCATO" E' SOLO UN PRETESTO PER LA GUERRA DI POTERE TRA I SESSI – ELEONORA EVI LASCIA IL RUOLO DI CO-PORTAVOCE DI EUROPA VERDE E ACCUSA IL PARTITO DI “UNA CULTURA PATERNALISTA E PATRIARCALE, UNA DERIVA AUTORITARIA. A FARE LA DONNA MARIONETTA NON CI STO" – UN ATTACCO DIRETTO ALL’ALTRO PORTAVOCE, ANGELO BONELLI, CHE SI DIFENDE: “E’ UN’ACCUSA MOLTO PESANTE E FALSA, SIAMO L’UNICO PARTITO CON UNA PARITÀ DI GENERE”


     
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    Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per www.corriere.it

     

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    “Non intendo continuare a ricoprire il ruolo di Co-portavoce femminile che, nei fatti, è ridotto a mera carica di facciata. Mi dimetto. Non sarò la marionetta del #pinkwashing”. Cioè non farò la foglia di fico rosa di fronte a scelte non condivise. Parole dure e senza appello, quelle di Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde, affidate ai social per annunciare che lascia l’incarico assunto nell’estate del 2021 […]

     

    “A sorpresa, dopo le politiche 2022 qualcosa ha scatenato un corto circuito quasi indecifrabile. I Verdi dopo una lunga assenza, tornano in Parlamento con una senatrice e sei tra deputate e deputati. Tra questi ultimi anche la sottoscritta. Improvvisamente i vecchi dirigenti hanno iniziato a fare muro contro di me, e questo perché avevo idee diverse e pretendevo, da Co-portavoce nazionale, di essere a conoscenza, ad esempio, delle decisioni politiche sulle liste, sulle alleanze e sulle strategie della campagna elettorale”.

     

    Eleonora Evi Eleonora Evi

    Arriva all’AdnKronos la replica del co-portavoce Angelo Bonelli: «Avere divergenze politiche ci sta, è pacifico, avviene in tutti i partiti. Per esempio, noi abbiamo votato per l’alleanza europea che riconferma Avs, lei no, ma questo è un partito con parità di genere e che ha al suo interno delle donne eccezionali, come Luana Zanella, solo per citarne una». L’ex co-portavoce vi accusa di essere un partito patriarcale? «E’ un’accusa molto pesante e assolutamente falsa, siamo l’unico partito con una parità di genere».

     

    Evi racconta la sua amara esperienza a Roma. “Quando ho espresso posizioni o visioni non allineate a quelle della dirigenza durante le riunioni della Direzione Nazionale e pubblicamente, sono stata accusata di ingratitudine nei confronti della “famiglia verde” che mi aveva accolta e offerto uno scranno in Parlamento”.

     

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    Il rapporto ai vertici del movimento, e in particolare con l’altro portavoce Bonelli, è andato via via logorandosi. “Idee, proposte o visioni alternative – quando non complementari! – a quelle dell’establishment del partito, infatti, generano nei suoi esponenti reazioni impreviste: ora chiusura, ora diffidenza o sospetto. Talvolta paternalistica e vuota condiscendenza. Non di rado livore, rivendicazione”.

     

    La portavoce dimissionaria affonda i colpi: “Poco importerebbe lo scavalcamento sistematico della mia figura se questo non fosse il segno e solo uno tra le numerose espressioni sintomatiche della deriva autoritaria e autarchica del partito, come accaduto quando il Consiglio Federale Nazionale, organo per Statuto dotato di poteri di indirizzo politico, è stato chiamato di fatto a ratificare scelte già prese in altre sedi e annunciate a mezzo stampa”. […]

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