1 – IN SARDEGNA È GARA A PERDERE: IL FAVORITO È SEMPRE SALVINI
Estratto dell'articolo di Tommaso Rodano per “il Fatto Quotidiano”
SALVINI IN SARDEGNA
Sembra una gara a perdere, ma il grande favorito è sempre lo stesso, Matteo Salvini. Non solo per i sondaggi, ma per una sensazione che si respira in ogni angolo della Sardegna. Salvini la gira a ritmi forsennati da una settimana, riempiendo le piazze di una Regione dove cinque anni fa la Lega non esisteva. Non si era nemmeno presentata, come in Abruzzo.
CHRISTIAN SOLINAS
Sembra una gara a perdere, dicevamo. Perché il Carroccio isolano - come abbiamo raccontato martedì - è un' accozzaglia improvvisata e litigiosa di notabili riciclati, dirigenti con guai giudiziari, massoni più o meno conclamati e neofiti senza esperienze politiche. Poco importa: le beghe leghiste non le conosce nessuno, in questo momento l' aura di Salvini può oscurare anche disastri del genere.
SALVINI IN SARDEGNA
Il candidato delle destre è Christian Solinas , segretario del Partito sardo d' azione.
Con lui "il Capitano" ha siglato un patto di ferro: candidatura in Senato a marzo e subito dopo scalata alla Regione. Solinas non è un gigante, ma conosce la politica isolana.
francesco desogus
(…) Le alternative invece? La più credibile è Massimo Zedda . Il sindaco di Cagliari è il candidato più conosciuto, dopo 8 anni (e due elezioni) alla guida del capoluogo. I sondaggi lo danno in rimonta, ma la sua corsa è legata al nome e al simbolo del Pd, nel momento peggiore della storia del partito.
MASSIMO ZEDDA
I Cinque Stelle, da consolidata tradizione, non sono competitivi nel voto locale. Il candidato si chiama Francesco Desogus . "È una brava persona", ripetono tutti, "proprio una brava persona". Studi da agronomo e carriera da impiegato pubblico, si è fatto apprezzare per il sudore versato da attivista nei meetup locali.
Ma non sembra avere (eufemismo) il carisma del leader politico. Intanto ci mette la faccia e il nome, visto che il Movimento l' ha lasciato praticamente da solo: Luigi Di Maio non s' è visto, Alessandro Di Battista mai pervenuto. I due partner della campagna abruzzese erano attesi per il weekend della scorsa settimana, ma sono rimasti a Roma per sopraggiunti impegni. Il capo politico si concederà in extremis: domani sarà a Cagliari per l' ultimo comizio.
luigi di maio e alessandro di battista in auto 3
(…) Il Movimento qui il 4 marzo era volato sopra al 40%. Uno standard impossibile: domenica sera saranno comunque dolori. (…) I numeri delle elezioni di domenica sono folli: 7 aspiranti alla presidenza, 24 liste e oltre 1.400 candidati. Con Zedda ci sono ben 8 sigle, in supporto a Solinas addirittura 11. Un vantaggio per il centrodestra, ma forse l' unica incognita per Salvini, che nel voto clientelare drenato di tutte queste liste rischia di perdere percentuali preziose per la sua Lega. Quelle che a meno di sorprese, a partire da lunedì gli serviranno per rivendicare l' ennesima prova schiacciante della sua egemonia.
2 – SE CADI IN SARDEGNA TI FANNO LE SCARPE
Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”
MATTEO SALVINI IN SARDEGNA
Un' ombra, in questi giorni, insegue Luigi Di Maio: è quella di Massimo D' Alema. Nel 2000 il presidente dei Ds si dimise dalla guida del governo dopo la batosta ricevuta dal centrosinistra alle elezioni regionali. Era un voto amministrativo, D' Alema non era tenuto a lasciare, però la sua posizione nel partito era già debole e la sconfitta in Liguria, Lazio, Abruzzo e Calabria gli risultò fatale.
MASSIMO D'ALEMA
In una situazione simile si trova oggi il vicepremier grillino, che dopo essere andato al governo ha perso in Molise, Friuli-Venezia Giulia, Valle d' Aosta, Trentino-Alto Adige e Abruzzo e domenica rischia di fare la fine del porceddu: arrostito in Sardegna. A questo punto, infatti, nulla è scontato. Nemmeno che l' esecutivo sopravviva sino alle elezioni europee. Il fattore d' instabilità non è Matteo Salvini: finché l' alleanza con i grillini va avanti, lui guadagna voti e loro ne perdono e certo non gli conviene spezzare l' incantesimo.
PASTORI SARDI
Fosse per il leader della Lega, le cose proseguirebbero senza scossoni sino al 26 maggio. Ciò che può far crollare tutto prima di allora è lo strappo interno al movimento: per Roberto Fico e la fazione "ortodossa", la decisione di non consegnare il ministro dell' Interno ai giudici ha segnato un punto di non ritorno, l' ultimo «tradimento» possibile. Da adesso in poi, nulla dovrà essere perdonato a Di Maio.
IL CONFRONTO
SALVINI INCONTRA I PASTORI SARDI
A marzo la lista pentastellata era stata la più votata in Sardegna: il 42,5% dei suffragi, una vendemmia. Il centrodestra, prima coalizione, arrancava undici punti dietro. In un anno è cambiato tutto e oggi nessuno, nemmeno tra i Cinque Stelle, si aspetta la replica di un risultato del genere. Un esito migliore di quello che si è visto nelle elezioni regionali dell' ultimo anno, con il M5S regolarmente terzo e umiliato pure dal centrosinistra, quello però sì. E non è affatto detto che ci sarà. Sinora Francesco Desogus, l' uomo che il movimento propone come governatore della Sardegna, non è apparso un fulmine di guerra.
francesco desogus 1
Meglio di lui hanno impressionato Christian Solinas, segretario del Partito sardo d' Azione e alfiere del centrodestra, e Massimo Zedda, portabandiera del Pd, di Liberi e Uguali e di altre sigle di sinistra. Salvini si sente un' altra vittoria in tasca e assicura che «il centrodestra governerà la Sardegna da lunedì prossimo».
Per salvare se stesso, però, Di Maio deve scongiurare il tracollo di Desogus. Così domani sera, a sorpresa, sarà a Cagliari e metterà la propria faccia sulla chiusura della campagna elettorale. Non sapremo mai se la sua presenza gioverà o meno al candidato, ma, con Beppe Grillo messo ai margini, altre cartucce la propaganda dei Cinque Stelle non ne ha.
ALTRA DISFATTA?
proteste dei pastori sardi 9
Una nuova disfatta aprirà un processo sulla pubblica piazza, dall' esito imprevedibile. Gli uomini del presidente della Camera sembrano non aspettare altro. Uno dei più battaglieri, il deputato Luigi Gallo, accusa il vicepremier di avere messo il M5S «sotto il ricatto della Lega». E di certo non sarà Grillo a difendere Di Maio: «Con lui», dice il fondatore, «bisogna avere un po' di pazienza. Ha 32 anni, ministeri impegnativi...». Se non è una bocciatura, le assomiglia parecchio.
MATTEO SALVINI IN SARDEGNA
In periferia già si avvertono le prime scosse. Le aree più calde sono quelle di Napoli, dove gli eletti legati a Fico sono in subbuglio, e di Torino. Sotto la Mole si sta cercando di evitare che due consigliere comunali mollino il gruppo, facendo da esempio per altri. Il loro problema non è con Chiara Appendino, ma con Di Maio e il modo in cui ha snaturato il movimento.
Sul web, i tamburi della base rullano. Ieri, in calce al post sulle elezioni sarde, i militanti hanno scritto cose come: «Avanti così e l' estinzione arriverà presto!». Sbagliano: prima ci saranno il taglio delle teste dell' attuale classe dirigente e l' insediamento di un nuovo capo.
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