Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per Domani
lula schlein
(...) Pace su Lula Nessuno nel Pd può eccepire nulla neanche sull’incontro affettuosissimo che ieri mattina Schlein ha avuto con il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula in visita ufficiale in Italia, e che si è tenuto libero un’ora per ricevere lei e Peppe Provenzano, responsabile Esteri Pd, in un albergo al Gianicolo, prima di incontrare il presidente italiano Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, papa Francesco e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Lula, che era affiancato dal suo “inviato” speciale Celso Amorin, è il presidente del paese più forte del latinoamerica ma è anche il leader della sinistra progressista latinoamericana, e di un progressismo assai diverso dalle socialdemocrazie europee, amico della Cina e non precisamente amico della Nato e dell’Ucraina.
LUIZ INACIO LULA DA SILVA CON ELLY SCHLEIN E PEPPE PROVENZANO
Durante l’incontro, organizzato da Provenzano che a sua volta aveva visto Lula nel maggio dell’anno scorso in Brasile, si è parlato delle «sfide comuni» delle sinistre «sui grandi temi globali: democrazia, contrasto ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze», ha riferito all’uscita Schlein. E ha definito il presidente brasiliano «un simbolo straordinario di riscossa delle persone più deboli su una destra estrema che anche in Brasile ha spaccato la società, emarginato i più deboli e fatto gli interessi di pochissimi».
Per questo, quando Lula le ha chiesto quali sono i rapporti con la premier Meloni, lei gli ha risposto che il Pd è nettamente all’opposizione ma anche di essere «contenta del suo incontro con la presidente italiana, perché è importante rafforzare l’amicizia fra Italia e Brasile». Anche perché Giorgia Meloni è stata costretta a ricevere l’avversario del suo preferito Jair Bolsonaro, dal quale non è riuscita a prendere davvero le distanze neanche nei giorni dell’assalto Congresso nazionale di Brasilia (indimenticabile il suo tweet: «Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico», senza mai nominare chi era il mandante di quell’attacco).
elly schlein
Si è ovviamente anche parlato del “piano di pace” fra Russia e Ucraina che il presidente del Brasile prova a proporre, e che prevede la creazione di un club di paesi che faciliti il dialogo tra Kiev e Mosca. Schlein avrebbe ribadito la posizione del Pd: per la pace, certo, ma schierata dalla parte dell’Ucraina. Un concetto che ripeterà la prossima settimana ai leader dei partiti socialdemocratici europei che incontrerà a Bruxelles.
La fondazione Pd Una sottolineatura convinta, quella della segretaria con Lula, ma anche indispensabile da far trapelare per evitare di essere accusata ancora una volta di voler cambiare linea del partito sulla guerra di invasione di Putin. Cosa che lei nega, ma non si può dire che abbia persuaso la minoranza riformista e filoatlantica.
Che lunedì scorso ha approvato il dispositivo che riassumeva le iniziative dell’«estate militante» proposte dalla segretaria, ma non la sua relazione. Scelta quasi unica, messaggio chiaro da parte di chi non l’ha sostenuta al congresso e chiede maggiore condivisione nella gestione del partito.
Una gestione che ogni giorno porta una pena. Quella di queste ore si chiama “Fondazione Pd”.
schlein zingaretti
Un’istituzione prevista dallo Statuto, all’art.35, («Il Pd promuove e supporta, anche finanziariamente, la Fondazione Costituente quale soggetto nazionale di riferimento per le attività di formazione politica e culturale»), che Nicola Zingaretti aveva affidato a Gianni Cuperlo, ma che ancora non ha una consistenza giuridica, perché per andare davanti a un notaio servono soldi: da 30mila a 120mila euro. Lunedì alla direzione Schlein ha annunciato che intende «costituirla» per «creare un luogo di apertura al confronto con il mondo dei saperi e intellettuali, approfondire il legame con le nostre fondanti culture politiche, essere curiosi nel rapporto con le altre fondazioni politiche europee, anche in vista della costruzione del nostro progetto per le elezioni del 2024». Quello che non ha detto è l’intenzione di affidarla a Zingaretti, suo grande elettore, ex presidente del Lazio, oggi deputato, ma pronto a lasciare il parlamento perché desideroso di correre alle europee.
elly schlein
La decisione non è ancora ufficialmente presa, ma il tesoriere Michele Fina è stato incaricato di trovare i soldi per registrare la Fondazione. Cuperlo, deputato colto e fine intellettuale, dal 2019 ha svolto un gran lavoro di confronto culturale, e di seminari di formazione rivolti al Pd ma non solo. Alle primarie si è candidato, ha portato a casa l’8 per cento dei voti del congresso dei circoli, poi non si è schierato ai gazebo. È già stato avvertito dalla stessa segretaria della sua prossima, probabile, sostituzione.