Estratto dell’articolo di Elsa Fornero per “La Stampa”
ELSA FORNERO
Il "fisco amico" è cosa buona e giusta. Così come la "scuola amica" che prepara, l'ospedale "amico" che cura, il treno e l'aereo che ti fanno arrivare puntuale al lavoro, la giustizia che non impiega anni a emettere una sentenza. E ancora: è "amica" la pubblica amministrazione che non ci mette mesi a concedere una semplice autorizzazione e che risponde solerte, gentile e in modo comprensibile alle richieste dei cittadini o corrisponde somme loro dovute (come la liquidazione ai dipendenti pubblici andati in quiescenza) in un'unica soluzione, senza farli aspettare per anni.
meloni tasse
L'amico che "dà" non può essere "vessatore" - o, peggio, esattore di "pizzo" - quando chiede ai cittadini di contribuire, secondo la loro capacità, alla fornitura dei tanti beni e servizi dei quali si avvalgono i cittadini stessi nel loro complesso.
In un Paese nel quale l'evasione fiscale, pur essendo diminuita (soprattutto grazie alla fatturazione elettronica e alla riduzione dell'uso del contante), ammonta ancora a circa 85 miliardi di euro (un importo superiore alla spesa pubblica annua per l'istruzione!) e che "vanta" il secondo più grande debito pubblico d'Europa, in rapporto al Pil, la classe politica, e a maggior ragione il governo, non possono consentirsi strizzatine d'occhio e atteggiamenti condiscendenti o di aperta indulgenza nei confronti degli evasori.
giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli
Al tempo stesso deve essere sempre ricordato ai cittadini il rapporto stretto tra la spesa pubblica (più o meno da tutti invocata), la tassazione (più o meno da tutti detestata) e il debito che si forma quando la prima eccede la seconda. Oltre a rappresentare un peso per le generazioni più giovani, alle quali toccherà l'onere della restituzione, questo debito ipoteca da subito la futura politica di bilancio con la spesa per gli interessi, che sottrae risorse ad altre destinazioni.
La "disciplina" del bilancio pubblico, ossia un sostanziale e non necessariamente annuo equilibrio tra le entrate e le spese, è peraltro richiesta dall'art. 81 della costituzione, sia pure con una certa flessibilità di interpretazione, visto che è possibile derogarvi facendo ricorso all'indebitamento ma solo in due casi.
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Questa "disciplina" è però vista con fastidio dalla politica, abituata a pensare che con l'aumento della spesa (o con promesse di nuove spese, spesso poi non mantenute proprio per difficoltà di bilancio) si vincono le elezioni mentre con l'aumento della tassazione si perdono.
GIORGIA MELONI E LE TASSE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Questo modo di vedere, peraltro, fa presa non sulla capacità dei cittadini di comprendere le difficoltà ma sulla capacità della classe politica di nutrirli di illusioni, se non di ingannarli cinicamente.
Qualcuno, per esempio, evoca con nostalgia la passata sovranità monetaria, la possibilità di finanziare la spesa pubblica con la stampa di moneta cartacea, ma sono gli stessi che negli anni passati hanno criticato la Banca centrale europea prima per l'inflazione (provocata anche da una politica monetaria fortemente espansiva) e poi per cercare di abbassarla con una politica opposta, di aumento dei tassi di interesse e dunque restrittiva.
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dati su evasione fiscale in italia - la stampa
Certo, in periodo elettorale la tentazione di illudere è sempre grande. E anche quando si vince, si vorrebbe stravincere. Ma questa non è la strategia di un buon politico e meno che mai di uno statista. È invece la meschina tattica di chi non ha il coraggio di ricordare apertamente che in questo nostro povero mondo non vi sono pasti gratis, neppure in vista di nuove elezioni.
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