1 - MIRELLA, RICATTI E TRANELLI«UN BACIO, POI VOLÒ VIA»
Fabrizio Peronaci per il “Corriere della Sera”
MIRELLA GREGORI
«Mamma, ho appuntamento con gli amici alla statua del Bersagliere. Tranquilla, ciao!» Via Nomentana 91: la scena è ambientata in un palazzo a pochi metri da Porta Pia, e anche il luogo, evocativo della fine del potere temporale della Chiesa, in questa storia di torbidi intrighi e curiali depistaggi ha un valore suggestivo, simbolico.
In casa Gregori la macchina da cucire era sempre aperta e si respirava l'allegro disordine di una famiglia felice: papà Paolo gestiva un bar, mamma Vittoria faceva la sartina e poi c'erano Antonietta, 17 anni, e Mirella, di 15, occhi vispi e una cascata di capelli ricci che faceva innamorare i compagni dell' istituto professionale. Suonò il citofono. «Mamma, è Alessandro, io vado!». Erano le 15.30 del 7 maggio 1983 e da allora il giallo di Mirella Gregori - presto abbinato alla scomparsa di Emanuela Orlandi - è irrisolto.
mirella gregori
L'enigma ruota attorno a una circostanza inspiegata: i rapitori della Orlandi, due mesi dopo, nei comunicati di rivendicazione e di richiesta di scambio con Agca, l'attentatore del Papa, cominceranno a parlare anche di Mirella. Era dunque scattato un piano di ricatto contro la Santa Sede, forse per indebolire il Pontefice polacco? È quanto ipotizzarono gli inquirenti, aprendo un fascicolo a doppio nome. Emanuela però era cittadina vaticana, e ciò poteva rappresentare un movente.
mirella gregori
Per Mirella il nesso era più debole: la conoscenza di un funzionario della Gendarmeria, vicino di casa, indagato e poi prosciolto. Ma non solo: una frase detta alla madre («Tra poco avrò tanti soldi») e le modalità dell'allontanamento lasciano ipotizzare che Mirella cadde in un tranello, si fidò di qualcuno. Secondo Marco Accetti, il fotografato che si è autoaccusato nel 2013 (senza però essere creduto), abitò per qualche tempo pochi isolati più in là, in via Santa Teresa. A pochi metri dal palazzo in cui ora sono state trovate le ossa.
Dubbi, illazioni. L'unica certezza, in fondo, è quella ricordata dalla mamma in tante interviste, prima di morire di crepacuore: «Mirella mi diede un bacetto e volò via. La sto ancora aspettando». E un'amarezza simile, ieri, attanagliava Antonietta: «Spero che quelle ossa siano sue: così avrei un luogo dove piangere e portarle un fiore».
2 - EMANUELA, LA FASCETTA E L'APPELLO DI WOJTYLA
EMANUELA ORLANDI
Fabrizio Peronaci per il “Corriere della Sera”
Erano i giorni della festa, anche se la pagella - al termine del II liceo scientifico al Convitto - le aveva dato una brutta sorpresa: due materie da riparare a settembre, latino e francese. La Roma di Bruno Conti e Falcao in quel magico 1983 aveva vinto lo scudetto e lei, tifosissima, aveva manifestato la sua gioia legandosi i capelli con un nastrino giallo e rosso. Quello dei famosi manifesti, che l'avrebbe fatta conoscere al mondo come «la ragazza della fascetta».
Emanuela Orlandi oggi avrebbe 50 anni. Il fratello Pietro ci spera ancora, e lo ha ribadito ieri: «Io continuo a cercarla viva, non mi arrendo». Una sfida che dura da un terzo di secolo, la sua e quella delle altre 3 sorelle e di mamma Maria, tutti orfani di Ercole, il papà che lavorò al servizio di Wojtyla e nel 2004, sopraffatto dal dolore, lasciò il testimone all'unico maschio.
«Ciao, una ditta di cosmetici mi ha offerto un lavoro per distribuire volantini, ci vediamo dopo». Le ultime parole alla famiglia, nel pomeriggio del 22 giugno 1983, all'uscita dalla lezione di flauto, Emanuela le pronunciò al telefono con la sorella Federica. Da quel giorno, in un clamore mediatico senza precedenti e nonostante l'impegno di polizia, 007 e cancellerie di mezzo mondo, il giallo della quindicenne è diventato una spy story seguita anche all' ìestero.
EMANUELA ORLANDI
La ragazza sparì nel tragitto tra il complesso di Sant'Apollinare, lo stesso che ospiterà la contestatissima tomba del boss De Pedis, e la casa dentro lo Stato Vaticano, un chilometro più in là. Già nella descrizione del fatto, dunque, gli ingredienti sono sul tavolo.
Al di là dell' ipotesi di un rapimento a sfondo sessuale, mai scartata completamente, dall'inizio prevalse la pista del ricatto (con annessi depistaggi) ai danni del Papa polacco, attuato forse con l'appoggio della «mala».
EMANUELA ORLANDI
Uno scenario rafforzato dallo stesso Wojtyla con l'appello per la liberazione di Emanuela lanciato all' Angelus del 3 luglio. E un intreccio da collocare nelle tensioni dell' epoca ('81 attentato di Agca, '82 morte del banchiere Calvi, Guerra Fredda all' apice), che 33 anni di indagini non hanno sbrogliato. Nel 2015, con l' archiviazione, si pensò fosse arrivata la fine del caso Orlandi. Ora quelle ossa fanno balenare nuove attese e qualche speranza.