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    “COMUNQUE VADA IN EMILIA, LA SINISTRA HA GIÀ PERSO”. E VI SPIEGO IL MOTIVO – IL "MIGLIORISTA" EMANUELE MACALUSO TRANCHANT: "LA SINISTRA NON PUÒ DARE L'IDEA DI VOLER RESTARE AL GOVERNO GRAZIE A COSIDDETTE "MANOVRE DI PALAZZO" - "SUI MIGRANTI NON CAPISCO COSA PENSI IL PD. NON È STATA UNA BUONA IDEA ALLEARSI CON UN PARTITO DI STELLE CADENTI"...


     
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    Federico Geremicca per la Stampa

     

    Emanuele Macaluso Emanuele Macaluso

    Il primo sentimento che trapela è l' amarezza. Il secondo, un evidente disorientamento. Ad Emanuele Macaluso - nato a Caltanissetta il primo giorno di primavera del 1924, cioè 96 anni fa - parlare della Lega alla conquista dell' Emilia, infatti, crea qualche «angoscia»: è l' incredibile che diventa realtà, l' impensabile che si fa concretezza. È per questo che il voto di oggi, dice, lascerà tracce profonde: «Perché comunque vada, purtroppo, è come se la sinistra avesse già perso».

     

    Bonaccini potrebbe vincere, però.

    «E io me lo auguro. Ha ben governato, la sua è stata una buona amministrazione».

     

    Allora perché il pessimismo?

    «Ha fatto una buona campagna sui servizi e i trasporti pubblici, sulla sanità e sul welfare emiliano-romagnolo. Ma è mancata completamente la battaglia ideale e culturale: ed è mancata in Emilia perché è mancata a Roma. Quali sono i valori, gli ideali e il progetto di società che la sinistra propone?».

     

    Si tratta pur sempre di una elezione amministrativa, no?

    Emanuele Macaluso Emanuele Macaluso

    «Lei dice? Io leggo i giornali e vedo che il voto si sarebbe trasformato in un referendum su Salvini. E questo in Emilia-Romagna, la terra di Andrea Costa, primo deputato socialista in Italia, e di figure come Dozza e Imbeni, Fanti e Zangheri. Ecco, siamo passati da quelli a questo».

     

    È per questo che parla di sconfitta comunque?

    «Senza praticamente opposizione, la Lega ha trasformato il voto in quello che voleva: una sfida nazionale su sentimenti e valori. La sinistra non ha saputo opporre nulla, né valori alternativi né un nuovo modello di società. C' è un evidente problema di quella che un tempo avremmo chiamato egemonia».

     

    Emanuele Macaluso con la moglie Emanuele Macaluso con la moglie

    Si spieghi meglio.

    «Prendiamo l' immigrazione. Non è più un fenomeno circoscritto alle grandi città, ormai investe tanti centri piccoli e medi: i problemi maggiori sono lì, creano insicurezza e conflittualità tra le persone. Bene: sull' immigrazione e quello che vi ruota intorno, al di là degli slogan, io ancora non ho capito - e temo anche gli elettori - cos' abbia in testa il Pd».

     

    Salvini invece sì?

    «È il suo motore primo, tutto nasce e parte da lì. Prenda la famosa scena del citofono».

     

    La considera una buona trovata?

    «Considero che gli sia servita a lanciare due messaggi. Il primo: sto fisicamente con i cittadini e contro la droga. Il secondo: la droga è colpa dei marocchini e dei tunisini, non di mafia, camorra e 'ndrangheta che la producono e la trafficano. Chi doveva capire, avrà capito».

    Macaluso Macaluso

    Le sardine però, almeno loro, hanno fatto muro.

    «È vero. E hanno rappresentato la critica più radicale a questo Pd, alla sua mancanza di idee e perfino di coraggio».

     

    Comunque: pensa che in caso di sconfitta in Emilia-Romagna il governo dovrebbe dimettersi?

    «Io credo che il voto di oggi avrà inevitabilmente un peso e un valore più generale.

    Se si perde, bisognerebbe tirarne le conseguenze. Magari non immediatamente: ma come si fa non prenderne atto? Io avevo già perplessità al momento della nascita...».

     

    NAPOLITANO MACALUSO NAPOLITANO MACALUSO

    Le è parso un errore?

    «Il Pd si è alleato con un partito transitorio, con delle stelle cadenti. Non mi pareva una buona idea, anche condividendo le preoccupazioni di chi temeva e teme una vittoria di Salvini. E poi, si badi, c' è un grande problema».

     

    Che sarebbe?

    «La sinistra non può dare l' idea di voler restare al governo grazie a tecniche parlamentari o a cosiddette "manovre di Palazzo". La sinistra più di altri ha bisogno di un bagno di popolo, perché se non è il popolo a dare forza al tuo progetto di società, non vai lontano. È una lezione antica. E ci ha fatto sempre bene».

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