Valeria D'Autilia per “la Stampa”
baby gang
Si muovono in branco, coltelli in tasca, molti sono «di brava famiglia». Trascorrono le loro serate tra minacce, risse, pestaggi. E i più grandi, solitamente, hanno meno di 18 anni. È allarme gioventù violenta in tutta Italia, dove le baby gang stanno diventando un' emergenza. Al punto che il questore di Napoli "arma" la polizia con i metal detector, vittime e genitori - a Foggia - hanno chiesto l' intervento del prefetto e, a Trieste, un minore è gravissimo, dopo essere stato accoltellato.
È la cronaca soltanto delle ultime ore.
«I ragazzi tendono a fare gruppo: lo fanno sui social, su WhatsApp e nelle uscite. Chi finisce in una comitiva che presenta disagi, anche se non era propenso, si ritrova ad aderire a quei comportamenti». Angelo Romeo è un sociologo universitario, autore di saggi. Si è occupato dei giovani nei Quartieri Spagnoli di Napoli, raccontandone storie di vita.
Conosce il capoluogo partenopeo, lì dove le forze dell' ordine hanno rafforzato i controlli per individuare armi bianche nascoste dai minori, a volte, persino negli slip. La movida del Vomero passata a setaccio dopo lo scontro tra due comitive, tra schiaffi e coltellate. Un diciottenne ha ferito un adolescente. Entrambi sono finiti in ospedale: il maggiorenne ha tentato la fuga, ma è stato arrestato. Lesione a un tendine per la ragazza che aveva cercato di dividerli. Alla base dello scontro, un banale urto tra i due, mentre stavano camminando.
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Nel weekend, agenti e militari si sono muniti di dispositivi all' ingresso delle stazioni della metro: sequestrati coltelli a serramanico e oggetti pericolosi. Trovato armato anche un 13enne. L' appello dei carabinieri ai genitori: «Controllate le tasche dei vostri figli».
Sabato, a Foggia, è stato sufficiente uno sguardo per accerchiare un 12enne e un 14enne che stavano mangiando una pizza. Prima l' accusa di guardare troppo, poi il pestaggio.
Ad aggredirli, alcuni coetanei.
Il fatto è stato denunciato da una mamma che, con altri genitori, ha chiesto l' intervento del prefetto. E a lui si è rivolto Antonio, 50 anni, appena uscito dall' ospedale dopo essere stato picchiato dal branco.
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Sempre a Foggia. «Quando sono intervenuto - racconta - ero consapevole di rischiare, ma la mia coscienza non mi ha consentito di soprassedere e girare la testa». Urla, bottiglie rotte per terra e sui muri. Basta un rimprovero per essere scaraventato a terra e preso a calci e pugni. «Egregio prefetto - scrive - non si può permettere che queste bestie che voi Stato conoscete bene siano lasciate libere di aggredire. Se lo Stato non ci protegge da 15 ragazzini, come può ottenere che cambi la cultura in questa città malata». Appena una settimana prima, altri minorenni avevano rotto il braccio a un uomo di 63 anni che voleva allontanarli dalla sua proprietà.
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Una scia di sangue da sud a nord. Come a Trieste, alla festa della Barcolana: un 17enne è stato ferito dopo un diverbio. Accoltellato vicino al cuore, sulla Scala dei Giganti, si è trascinato fino in piazza per chiedere aiuto. Operato, è grave. Giovani aggressori da una parte, giovani aggrediti dall' altra. «Il gruppo amicale ha un ruolo di formazione pari a quello familiare, della scuola o delle istituzioni religiose. Molti di questi punti di riferimento - conclude Romeo - sono venuti a mancare. E questo, molto spesso, porta a trovare l' unica residenza nella strada».
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