Margherita Montanari per il “Corriere della Sera”
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A cavallo di Ferragosto due nuove scosse hanno colpito il reparto di ginecologia e ostetricia dell'Ospedale Santa Chiara di Trento, dopo il caso della ginecologa forlivese Sara Pedri, scomparsa il 4 marzo nei pressi del Ponte Mostizzolo, in Val di Non. Prima è arrivata l'informativa dei carabinieri del Nas, con l'ipotesi di reato di maltrattamenti in reparto, presentata in Procura assieme alla richiesta d'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex primario Saverio Tateo e della sua vice Tatiana Mereu. Una settimana dopo Tateo si è presentato di fronte alla commissione dell'ufficio procedimenti disciplinari dell'Azienda sanitaria.
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Gli è stato chiesto di esprimersi sulle testimonianze dei colleghi, che parlano anche di colloqui intimidatori, svolti quasi al buio nel suo studio. In attesa del resoconto dell'ispezione effettuata nell'unità di Ginecologia del Santa Chiara su mandato del ministro Speranza, la lla pm Licia Scagliarini non ha ancora inserito Tateo e Mereu tra gli indagati.
Ma i carabinieri hanno cercato riscontri nelle parole di quattordici tra medici e infermieri «regolarmente presi di mira», da gennaio 2018, dai due dirigenti. Mobbing, demansionamenti, insulti. L'ipotesi di reato indicata nell'informativa è di maltrattamenti. Rispecchia quanto riferito dai familiari di Sara Pedri e da altre sei dipendenti che hanno denunciato «vessazioni mortificanti». Anche l'azienda sanitaria, ascoltati ben 110 dipendenti, aveva riscontrato «fatti oggettivi e una situazione di reparto critica»
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Su tutti questi episodi - alcuni dei quali datati 2018 - martedì la Commissione dell'ufficio procedimenti disciplinari dell'Apss di Trento ha chiesto a Tateo di esprimersi. Agli atti dell'indagine interna figurano colloqui svolti dall'ex primario con modalità inquisitorie, «nello studio buio, illuminato soltanto dalla luce da tavolo», oppure la richiesta - che non fu esaudita - di insonorizzare la porta dello studio nel quale riceveva i colleghi.
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«Era un modo per non fare sentire le urla all'esterno», si legge nelle carte. «Il motivo era la privacy», si difende invece l'ex primario. Anche se la commissione non ha mosso alcuna contestazione sul caso Pedri, l'avvocato di Tateo, Vincenzo Ferrante, ha mostrato email che Sara aveva mandato al primario, ringraziandolo per il supporto nei primi mesi a Trento. La difesa ha risposto a tutte le domande, portando un'altra lettura dei fatti: ha negato il demansionamento dei dipendenti e la natura intimidatoria dei colloqui di Tateo, fatti per trovare soluzioni a problematiche legate ai turni. Alla commissione spetta ora ascoltare la sua vice, Tatiana Mereu, e quindi decidere sul futuro dei due professionisti.
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