Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera”
michele emiliano e pina picierno
Spalanca il faccione da Masterchef e pronuncia infine la battuta pronta per questa vittoria annunciata: «Trasformismo? Macché. Io qui voglio trasformare Masaniello in Dalla Chiesa. Al Sud tendiamo troppo ai Masaniello, quello è il guaio...». Ma sì. Basta coi veleni, con gli Impresentabili, con i voltagabbana. «Bubbole!». Con 23 punti di vantaggio alla terza proiezione, tutto pare possibile, perfino sognarsi generali piemontesi anziché capipopolo dei lazzari. «Da stamattina sto parlando con i miei avi e con mio padre lassù in cielo», giura Michele Emiliano, che rivendica come promessa di riscatto pure il ramo sabaudo della famiglia materna: «Da domani mi gioco anche il loro nome e la loro faccia», da presidente, anzi da «sindaco di Puglia», secondo slogan.
LATORRE PIGLIA A SCHIAFFI MICHELE EMILIANO
E però l’unico vero avversario da battere se ne sta annidato nelle pieghe della notte barese, tra i decimali di un’affluenza che spaventa, con la soglia psicologica del 50 per cento che un po’ si squaglia al sole (pure colpa di quel benedetto Renzi che ha piazzato l’election day in mezzo al ponte del 2 giugno...). All’una passata, nella ressa del comitato, Emiliano dice: «Mi accontento». Lo abbracciano e lui prova a scaldarsi: «Vittoria folgorante». Ma un pugliese su due se n’è andato al mare, e lui non riesce proprio a togliersi quel velo triste dalla faccia.
MICHELE EMILIANO A BARI PER RENZI
È un giorno strano. Un pensiero gli vola al bimbaccio di Rignano, che qui non gli ha mandato nemmeno la sua fatina mannara Boschi: «Renzi? Non lo sento da settimane», mormora il neopresidente: «Dava per scontata la Puglia, si sarà concentrato altrove. Nessun solco tra noi. Però il Sud non lo capisce granché, Renzi: è un posto per superuomini e superdonne, devi formarti se vuoi restare integro». Integrità pare una parola astratta a vedere certi salti di barricata, certe folgorazioni di candidate inventate da Francesco Schittulli, ora perdente certo, e planate su Emiliano.
Dietro il superuomo annunciato (e un po’ dimezzato) si corre per l’argento. E nel centrodestra che ha fatto harakiri, l’oncologo Schittulli e la dama nera Poli Bortone gareggiano anche per conto di Fitto e Berlusconi, a misurare quanta rottamazione o restaurazione dovrà sopportare l’ex pdl dissolto in coriandoli di rancore: si gioca un futuro che sa di passato. La grillina Antonella Laricchia invece un futuro ce l’ha eccome (la danno seconda, nella notte): Emiliano continua a sognarla assessore della sua nuova giunta, «sarebbe un colpo pazzesco, portarli a governare qui da noi». Calciomercato, per ora.
MICHELE EMILIANO NICHI VENDOLA EDDY TESTA jpeg
Schittulli è un perdente di classe, «se supero la Poli sono l’anti-Berlusconi di Puglia», dice. E pare farcela. Ma ha sul telefonino un messaggio pronto, «guardi, l’ho scritto il 20 maggio», sussurra. Il testo è un addio: «Volevo cambiare la politica. Invece “questa” politica vuole cambiare me. Così me n’allontano per restare uomo, cristiano e medico». Sospira: «Lo mando alle undici di sera, eh?». I figli lo frenano (Schittulli ha una famiglia splendida riunita in trattoria a Bari vecchia): «Papà, poi se perdi è meglio, speriamo che non entri nemmeno in consiglio, così la finiamo».
NICHI VENDOLA E MICHELE EMILIANO
Da chirurgo oncologo racconta di avere conquistato l’ammirazione di Gianrico Carofiglio, allora pubblico ministero, quando bloccarono la sala operatoria dell’ospedale e lui andò tre mesi a operare in clinica privata senza prendere un quattrino: «Mi chiamò in Procura, non ci credeva. Diventammo amici».
Ora qualche spiffero malevolo gli predice grane per gli anni in cui guidò la Provincia. Ma ci vuol altro a turbarlo. «Domattina ho otto interventi». Ancora opera gratis, dice, «vado a letto presto». Solo Emiliano è costretto alla veglia, come si conviene a un vincitore. Alle undici e venti, ancora senza dati, già twittava: «San Severo basket promosso in B, che felicità»: a buon intenditor. Ma certe notti non tutti i tiri da tre punti riescono al vecchio playmaker del Cus Bari.
FRANCESCO SCHITTULLI