EMILY RATAJKOWSKI SI FA FARE UN TATUAGGIO SOPRA IL CULO
Martina Villa per www.iodonna.it
EMILY RATAJKOWSKI CON I PELI SOTTO LE ASCELLE
Due estati fa Emily Ratajkowski, nota ai più come “Emrata”, 28 anni (in curruculum, i video musicali di Blurred Lines di Robin Thicke, Love Somebody dei Maroon 5 e una parte da co-protagonista con Zac Efron nel film We Are Your Friends: il resto del successo sta nella raccolta di foto delle sue curve sui social) era in vacanza con alcune amiche, e una le fece un’osservazione, del tutto disinvolta: la definì “hyper-feminine”, una “super femmina” perennemente sensuale. Che poi, è esattamente il modo in cui Emily da tempo si racconta a suon di pose, selfie e micro bikini millmetrici della sua linea Inamorata Swimwear ai suoi milioni di fan.
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Di fatto, «Rimasi scossa: sentivo che il suo commento era una semplificazione eccessiva della mia identità. La sua osservazione mi sorprese e mi fece sentire improvvisamente imbarazzata», racconta la modella ad Harper’s Bazaar US, che le dedica una cover speciale. Quella del prestigioso numero di settembre, in cui Emrata appare fotografata da Michael Avedon come non si era mai vista: non depilata. Per una volta, non in pose da bambola tutta curve, pelle dorata e maxi labbra col broncio. Come, insomma, da qualche anno, il mondo si è abituato a vederla.
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Una colpa voler essere esibitamente femminili? È il tema che la rivista e la direttrice Glenda Bailey chiedono alle lettrici, scegliendo come “cover girl” proprio lei, una ragazza da sempre bombardata per aver fatto della propria fisicità e femminilità esibita un carta vincente. E che, con un simbolo femminista come l’ascella non depilata, rivendica una storia tutta diversa.
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«Più tardi quella notte ho pensato a cosa significa essere “iper femminile” e provato a capire perché mi fossi sentita così offesa. La verità è che, ho pensato, io adoro essere femminile! Fin da bambina: ricordo che 13 anni, forse anche 12, avevo già il desiderio di provare reggiseni di pizzo e lucidalabbra appiccicosi». La modella, ex studentessa in Belle Arti, scomoda il corso di studi di genere frequentato alla UCLA, la sua prima introduzione a temi come parità, libertà, distinzione fra i generi e retorica femminista, che ritiene le abbia dato gli strumenti per affermare quanto racconta oggi ad Harper’s Bazaar.
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«È stato bello, crescendo, giocare con il mio lato femminile, e lo è ancora adesso. Mi piace sentirmi sexy nel modo in cui mi sento: i modi in cui vengo giudicata per essere sexy ritengo siano fortemente influenzati dalla misoginia: essere occasionalmente iper femminile mi è sempre sembrato una forza. Non pretendo di comportarmi come se la mia identià non mi avesse reso alcune cose più facili. Mi fa sentire bene ed è una mia dannata scelta, giusto? Non è questo, in fondo, il femminismo: la scelta?» chiede sulle pagine di Bazaar.
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Per misoginia la top intende «la paura delle donne in generale, ma anche, più specificamente, del potere innato che la sessualità femminile possiede. Una donna diventa troppo potente e quindi minacciosa quando prende forza dall’abbracciare il suo sesso. Pertanto insistiamo sul vergogna: insistiamo sul fatto che una donna perda qualcosa quando ostenta o abbraccia la sua sessualità».
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Crescuta con il ricordo di un’insegnante di scuola media che le ripeteva «non puoi aspettarti che qualcuno ti rispetti, se ti mostri in determinati modi», oggi, da donna adulta, Emily si dichiara scioccata dal modo in cui, nel 2019, sembra ancora valere quella massima. «Quando sono stato arrestata a Washington per protestare contro la nomina di Brett Kavanaugh alla Corte suprema, un uomo che ha mostrato una grande mancanza di rispetto nei confronti delle donne nella sua vita, i titoli non riguardavano ciò per cui stavo protestando, ma piuttosto cosa indossavo. Anche le donne di sinistra, che hanno pienamente sostenuto lo scopo della mia protesta, hanno fatto commenti sul mio reggiseno mancante sotto la mia canotta bianca e jeans. Nella loro mente, il fatto che il mio corpo fosse del tutto visibile aveva in qualche modo screditato me e la mia azione politica. Ma perché?».
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Eccovi quindi l’ascella non depilata, se è questo che bisogna far vedere per essere considerate femministe, dice, non troppo fra le righe, in cover.
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«Se decido di non mettere il reggiseno è una mia scelta. Se decido di radermi o meno le ascelle, dipende da me. Per me, i peli del corpo sono un’altra opportunità per le donne di esercitare la loro capacità di scegliere. Togliere il reggiseno così come lasciarmi crescere i peli può farmi sentire sexy. E non c’è una cosa più sexy dell’altra, una scelta giusta, nessuna che mi renda femminista o una “cattiva femminista”. Finché la decisione è la mia scelta, allora è la scelta giusta. E tutte le donne dovrebbero essere in grado di indossare o rappresentare se stesse come vogliono, che si tratti di un burka o di un bikini a perizoma».
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I numeri vertiginosi di like che il suo corpo svestito dai micro costumi Inamorata Swimwear raggiunge non dovrebbero sconvolgere più nessuno: non sono una scelta più discutibile o sbagliata, ad esempio, di non radersi, non truccarsi, o fare qualunque scelta riguardo il proprio corpo contro ogni forma di preconcetto, canone e pregiudizio. Chi è d’accordo?
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