Fabio Martini per "la Stampa"
enrico letta alla versiliana
Nella pineta di Marina di Pietrasanta la cornice vegetale e vacanziera che circonda Enrico Letta non è esattamente quella che incoraggia dichiarazioni fiammeggianti e invece tra pini dannunziani, querce e ontani il segretario del Pd picchia duro su colui che oramai ha eletto a rivale "fisso" e cioè Matteo Salvini: «È offensivo per l'intelligenza degli italiani, insopportabile e intollerabile affiancare due questioni diverse: l'urgenza di una legge sulla cittadinanza e la questione dei flussi migratori.
MATTEO SALVINI CON IL LIBRO DI ENRICO LETTA
Per questo faccio un appello a tutte le forze politiche per una legge sulla cittadinanza senza brandire bandiere ideologiche. Serve una risposta a ragazzi e ragazze che sono italiani a tutti gli effetti, evitando che debbano aspettare i diciotto anni per ottenere la cittadinanza. Io credo che questo possa essere fatto tutti insieme».
enrico letta giuseppe conte
E quanto a Salvini, evocato in perifrasi di tutti i tipi, Letta lo ha poi citato con nome e cognome, quando ha bollato come «volgare e insopportabile» l'espressione usata due giorni fa dal capo leghista sulla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese: «Vaneggia».
Sono le sette della sera, il pubblico del Festival della Versiliana, da anni il salotto più chic dell'estate italiana, coglie le risposte politicamente più incisive di Letta e metà dei presenti applaudono, sia pure con garbo e senza pathos. Il pretesto dell'intervista, condotta da Serena Bortone, è il libro di Letta, Anima e cacciavite, uscito oramai due mesi e mezzo fa, ma il segretario del Pd non lascia cadere nessuna delle domande che riguardano l'attualità.
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
E stavolta - ecco la vera notizia della giornata - si avvicina a Draghi come mai aveva fatto prima d'oggi: un dato politicamente sensibile alla luce della fronda che Giuseppe Conte ha iniziato a muovere verso il governo. Al riguardo Letta dice tre cose nuove, fuori asse anche rispetto alla sua narrazione "radicale" delle ultime settimane.
La prima sulla durata dell'esecutivo: «Draghi come Presidente della Repubblica? Meglio che continui a fare il capo del governo». Ma soprattutto - e questa affermazione è una sorpresa, «questo esecutivo dobbiamo conservarcelo almeno fino alla fine naturale della legislatura».
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Parola chiave: almeno. Dunque, Letta non esclude un prolungamento oltre il 2023 della leadership Draghi, un timing e un endorsement che alla lunga potrebbero portare ad una collisione con Giuseppe Conte. E aggiunge: «Se fate una ricerca su Google in tutte le lingue europee troverete milioni di visualizzazioni che associano le parole Draghi e salvatore dell'euro».
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Seconda novità sul reddito di cittadinanza: «Un conto è alleviare le povertà estreme, un conto sono le misure attive per il mercato del lavoro: sono cose che non si possono fare con lo stesso strumento».
ENRICO LETTA MATTEO SALVINI
Il terzo messaggio inatteso è sull'atteggiamento del leader della Cgil Maurizio Landini: «Capisco e condivido la preoccupazione sui licenziamenti per chi rifiuta il Green Pass perché non ci può essere una sanzione che arrivi sino a quello, ma su questo tema non serve una legge: le parti sociali devono trovare le migliori soluzioni».
serena bortone enrico letta versiliana
Dunque un Letta "draghiano" come mai prima e al tempo stesso anti-Salvini, come sempre. E d'altra parte la tenacia con la quale da alcune settimane Letta rilancia polemiche e pretesti che possano contrapporlo alla Lega segnala quella che oramai è una vera e propria svolta politico-comunicativa.
LA CORSA DISPERATA DI ENRICO LETTA A SIENA
"Chiamare" ogni giorno sul ring Salvini, allude così al bipolarismo Pd-Lega, con un messaggio (implicito) che in gergo pugilistico si definirebbe "fuori i secondi": di qua Giuseppe Conte, di là Giorgia Meloni. Un posizionamento e una rappresentazione decisi a tavolino nelle riunioni di staff e di segreteria e che sul piano dei contenuti prova a dare concretezza all'assioma «riformisti nei metodi, radicali nei contenuti».
mario draghi giuseppe conte
Sin qui il programma lettiano si è dispiegato soprattutto sul piano dei diritti, con una naturale predisposizione per il "popolo dei garantiti" che fa del Pd il primo partito potenziale in diverse città metropolitane (Milano, Roma, Bologna), dove si voterà ad ottobre, ma nell'intervista alla Versiliana Letta ha alternato questo approccio a quello più riformista delle sue origini.
Camicia bianca, un atteggiamento moderatamente da piacione («Qui siamo nel cuore della Toscana più raffinata, la mia mamma poco fa mi ha chiesto: ti sei vestito bene?»), Letta ha battuto sui diritti dei ragazzi di genitori stranieri nati in Italia, ma ha spiazzato la platea quando si è (parzialmente) smarcato da Landini.
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