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    “RISCHIAMO UNA CRISI AL BUIO CHE POTREBBE FARCI PERDERE DRAGHI SIA AL COLLE SIA A PALAZZO CHIGI” – ENRICO LETTA VEDE SALVINI CHE GIOCA A FARE IL KING-MAKER E SI METTE LE MANI NEI CAPELLI (PER MODO DI DIRE): IL “CAPITONE” DA UN LATO DICE CHE BISOGNA TROVARE UN’INTESA SU UN NOME CONDIVISO, MA DALL’ALTRA PONE CONDIZIONI DI OGNI SORTA A DRAGHI – L’ULTIMA: AVREBBE CHIESTO LA CASELLA DI MINISTRO DELL’INTERNO PER IL SUO EX CAPO DI GABINETTO, IL PREFETTO MATTEO PIANTEDOSI


     
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    Carlo Bertini per "la Stampa"

     

    enrico letta camera ardente david sassoli enrico letta camera ardente david sassoli

    «Qui rischiamo una crisi al buio che potrebbe farci perdere Draghi sia al Colle sia a Palazzo Chigi, da troppi giorni il centrodestra sta scaricando il peso delle sue tensioni sulla sua figura e sul governo». A fine giornata, dopo aver visto Matteo Salvini e parlato con Mario Draghi, Enrico Letta è molto preoccupato.

     

    ENRICO LETTA MATTEO SALVINI ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

    E con i suoi dirigenti lancia un alert: l'incontro con Matteo Salvini «è andato bene», dice ai big della segreteria, perché anche il capo leghista dice che bisogna trovare un'intesa su un nome condiviso, senza andare ad un muro contro muro, spiegano dal Nazareno. Il problema però è che Salvini pone condizioni di ogni sorta, sia per far andare Draghi al Colle, sia per la permanenza del premier al governo, chiedendo di contare di più in entrambi i casi.

     

    GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

    «L'offensiva di Draghi per verificare se ci sono spazi per la sua elezione», come la definisce un ex ministro, non sembra aver prodotto grandi risultati. Anzi. Dopo uno spiraglio di sole, il cielo si è riempito di nubi. E ora qualcuno spera in un vertice di Draghi con i leader dei partiti per sbloccare la situazione.

     

    Casini contrito, "aspettiamo"

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    L'espressione contrita di Pierferdinando Casini mentre entra alla buvette della Camera, la dice lunga sui patimenti del candidato più gettonato dopo Mario Draghi. «Bisogna aspettare», dice il navigato ex presidente della Camera, sfoggiando un completo gessato blu delle grandi occasioni: se ogni giorno ha la sua pena, quella di ieri era assistere all'affondo del premier con i partiti. Che però ancora non ha fatto breccia come sperava Letta.

     

    matteo piantedosi matteo salvini armando siri matteo piantedosi matteo salvini armando siri

    Viminale, Piantedosi in pole

    Salvini infatti ha sfoderato le sue pretese sul governo, se è vero che avrebbe chiesto la casella di ministro dell'Interno per il suo ex capo di Gabinetto, il prefetto Matteo Piantedosi, nome poco gradito alla sinistra. Aprendo una trattativa a cui il premier avrebbe posto un freno ma che conferma la volontà di pesare di più e di creare problemi a Draghi.

     

    I dem già sono irritati infatti. Sentendo cosa pensano i pezzi grossi del Pd su come il premier dovrebbe pilotare la sua candidatura, si percepisce una critica preventiva: «Draghi non può promettere ministeri - fa notare uno dei capicorrente Pd - ma deve fare da levatrice al futuro governo e muoversi come fece Mattarella, come se fosse già presidente, con cautela».

    MATTEO RENZI PIERFERDINANDO CASINI MATTEO RENZI PIERFERDINANDO CASINI

     

    Tutti i ministri dem, da Lorenzo Guerini ad Andrea Orlando, ammettono nelle loro riunioni che se si sbloccasse la partita su Draghi (con 5stelle, Lega e Forza Italia disponibili a votarlo) «non potremmo dire di no», ma l'entusiasmo non è alle stelle. Non è un mistero che Dario Franceschini tifi per Casini, al pari di Matteo Renzi, ma su Draghi il Pd sarebbe compatto, al netto di franchi tiratori ex renziani, magari vogliosi di rifilare un «colpetto» al segretario e a blindare il governo per evitare rischi.

     

    No a Casellati, ma si tratta

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    Letta punta a uscirne bene: a Salvini ha ripetuto che il Pd non voterebbe Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti e Marcello Pera. E che l'unica strada per avere un governo efficace resta un patto di legislatura e la ricerca di un nome super partes sostenuto da una maggioranza larga come quella di Draghi.

     

    ENRICO LETTA ENRICO LETTA

    Altrimenti - è questo il ragionamento - il rischio di una crisi di sistema è alto, «non solo di governo, ma diremo al mondo che non siamo in grado di tutelare in posizioni chiave la più preziosa risorsa di cui disponiamo». Invece ci sono i margini per una trattativa, sia per tutelare Draghi che il governo.

     

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    Letta spera si sia aperto un dialogo, farà il secondo presssing su Salvini oggi, anche perché se Draghi tramontasse, pochi nel suo partito credono a un bis di Mattarella: e molti ex renziani tifano per un compromesso, anche se la sinistra non ritiene che Casini possa essere il punto di caduta: potrebbe non garantire Draghi nella funzionalità del governo, dicono quelli che si immedesimano nei pensieri del premier...

    PIERFERDINANDO CASINI E CLEMENTE MASTELLA PIERFERDINANDO CASINI E CLEMENTE MASTELLA pier ferdinando casini 3 pier ferdinando casini 3

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