Valentina Lupia e Giulia Moretti per www.repubblica.it - Estratti
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“Ci parlava di liti frequenti, tre volte è stata cacciata da casa, fino all’aggressione. E anche dopo lui passava sotto casa sua”. L’iter giudiziario che coinvolge l’ex vice direttore di Rai Sport Enrico Varriale, accusato di aver picchiato e perseguitato l’ex compagna e di aver alzato le mani, successivamente, anche un un’altra donna, prosegue con le testimonianze in aula.
Sono i racconti di chi ha aiutato la prima vittima e adesso spiega le conseguenze di quelle aggressioni: “Mostrava uno stato emotivo provato, aveva paura ed era ansiosa”. Era arrivata addirittura a cambiare le proprie abitudini: “Non usava mai il garage”, tanta era la paura di ritrovarselo lì. Anche Varriale oggi era atteso in aula. Avrebbe dovuto raccontare la sua verità, difendersi dalle accuse che ha sempre respinto, ma non si è presentato poiché malato.
Le testimonianze
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Sono però state ascoltate, come testimonianze di parte civile, le psicologhe dell’associazione Differenza Donna e del centro antiviolenza al quale la vittima si era rivolta dopo le aggressioni denunciate. “Veniva al Cav con cadenza settimanale e la supportavamo telefonicamente fino alla misura di non avvicinamento, poi gli incontri si sono diradati ma è continuata a venire al centro per essere sostenuta nelle fasi del processo”, dice la direttrice del Centro. Che aggiunge: “Ha raccontato di liti frequenti e tre volte è stata cacciata da casa”. Poi “c'è stata una escalation fino all'aggressione fisica”. Infine, “dopo la fine della relazione, Varriale ha continuato a mandarle messaggi e far telefonate intimidatorie”. Ma non si sarebbe limitato a questo: “Lui passava sotto casa e lei lo vedeva dalla finestra”, ha detto in aula la testimone raccontando una circostanza che l’ex direttore di Rai Sport ha sempre smentito.
È stata ascoltata anche la psicologa del centro che ha supportato la donna. “Mostrava uno stato emotivo provato. Aveva paura ed era ansiosa dati dai continui messaggi e telefonate di Varriale. Dormiva poco e male, faceva fatica a seguire la sua routine, prima di uscire controllava dalla finestra” se Varriale fosse lì. E “al rientro non usava mai il garage”. Secondo la testimone, la vittima preferiva parcheggiare in strada, dove in caso di aggressione qualcuno forse avrebbe potuto aiutarla. “L’ansia e il senso di pericolo” si sono accentuati quando” la donna è stata “contattata dalla nuova compagna di Varriale, che in quel momento era in ospedale dopo un’aggressione”.
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L’aggressione
I "gravosi impegni del giornalista", "la sostituzione nelle telecronache della partita", "il procedimento disciplinare" dettato dal mancato rispetto della quarantena durante gli Europei di calcio "e infine la mancata conferma come vicedirettore della testata giornalistica Rai Sport", vengono ricordati negli atti come i elementi che descrivono un momento difficile per il giornalista, ma che non giustificano quanto, secondo la procura, è accaduto l'estate scorsa.
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Un crescendo di tensione degenerato il 6 agosto: "Durante un alterco per motivi di gelosia, la sbatteva violentemente al muro - si legge nel decreto che dispone il giudizio immediato - scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci". La donna avrebbe cercato di rientrare in possesso del suo cellulare, ma Varriale "la afferrava al collo con una mano", aveva scritto il giudice Monica Ciancio. Causandole lesioni al braccio, alla mano, al gomito, al ginocchio e al collo. Ferite giudicate guaribili in 5 giorni. Fin troppo pochi rispetto a quelli necessari per superare il trauma che Varriale ha sempre minimizzato, spiegando che i fatti denunciati sono stati amplificati.
Lo stalking
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Dopo l'aggressione, la vittima ha deciso di troncare la relazione. Ma il giornalista avrebbe cercato "ossessivamente di entrare in contatto" con lei chiamandola, inviandole messaggi e citofonandole. Il tutto contornato da insulti sessisti e minacce di far perdere alla donna una collaborazione giornalistica. Agli appostamenti di Varriale, corrispondevano gli attacchi di panico della vittima. Tutte accuse che l’imputato ha sempre negato. Oggi il giornalista, che aveva anche ricevuto dal gip di Roma il divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dalla vittima e che era stato sospeso dalla Rai, avrebbe potuto dire la sua. Ma l’esame dell’imputato è stato rimandato a causa delle sue condizioni di salute.
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