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    “ERA EVIDENTE ANCHE A UN BAMBINO CHE RUDI GARCIA FOSSE UNA SCELTA DI AMPIO RIPIEGO” – IL "NAPOLISTA" CONTINUA LA SUA CROCIATA E VA ALL’ATTACCO DI DE LAURENTIIS: “IL PROBLEMA È COSA HA CHIESTO AURELIONE A GARCIA. IL PRESIDENTE NON HA MAI CHIARITO GLI OBIETTIVI DELLA STAGIONE. ORA TUTTI SI LAMENTANO CHE IL GIOCO NON PASSA PER LOBOTKA E GARCIA NON È UN CLONE DI SPALLETTI. MA LUI NON…”


     
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    Massimiliano Gallo per ilnapolista.it

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    Quando il Napoli annunciò Rudi Garcia, il Napolista scrisse un editoriale dal titolo: “Con tutto il bene per Rudi Garcia, la notizia è che non c’era la fila per allenare il Napoli”. Era evidente anche a un bambino che si trattava di una scelta di ripiego.

     

    Di ampio ripiego. Un allenatore finito in Arabia Saudita, dimenticato dal calcio che conta, che rientra dalla porta principale e va ad allenare la squadra rivelazione della stagione. Squadra rimasta orfana del suo tecnico Luciano Spalletti che sarebbe andato a cogliere le margherite (forse anche altro) pur di non trascorrere un minuto di più con Aurelio De Laurentiis.

     

    Soltanto chi ambisce a vivere con gli occhi foderati di prosciutto, poteva considerare quella di Garcia una scelta meditata. Da parte di De Laurentiis. Era in realtà una scelta disperata. Dopo aver incassato una serie di no. Come peraltro in un accesso di grottesco autolesionismo ha confermato qualche giorno fa l’avvocato Grassani, molto vicino al club azzurro: «il Napoli ha rinunciato a qualunque via legale con Spalletti dovendo poi trovare un nuovo tecnico quando ormai i top allenatori si erano già accordati con altri club». Più chiaro di così.

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    Dopo questa ampia e doverosa premessa, caliamoci nella realtà. De Laurentiis ha presentato Garcia come un prosecutore del lavoro di Spalletti, come un allenatore fedele al 4-3-3, venendo peraltro smentito un secondo dopo dal diretto interessato che fu chiarissimo già in occasione della presentazione a Capodimonte. È dal primo giorno che Garcia dice che il Napoli deve imparare a giocare in modo diverso, che per continuare a vincere bisogna rinnovarsi e imparare a fare cose nuove. È quel che Caterina Caselli sintetizzò nella mitica frase “si muore un po’ per poter vivere”.

     

     

     

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    Noi non sappiamo se De Laurentiis sapesse di questa diversità vedute tra sé e l’allenatore. Ma soprattutto nessuno sa che cosa abbia chiesto De Laurentiis a Garcia. Stiamo ancora aspettando che il presidente illustri gli obiettivi stagionali del Napoli. Li aveva annunciati per il 12 agosto, evidentemente se n’è dimenticato. Quel giorno ci fu un potente tam tam per il rinnovo di Osimhen ma i suoni si sono persi in lontananza. Non solo. Progressivamente, a partire dalla serata dello scudetto a Udine, De Laurentiis ha cominciato una inesorabile e costante marcia indietro sulle ambizioni del Napoli. Da frasi che lasciavano immaginare l’obiettivo Champions, si è passati a dichiarazioni più realistiche, sempre meno ambiziose. Dal “firmerei per giocare la finale di Champions” (e ci mancherebbe) a “è un Napoli in ricostruzione”, “Non si devono fare promesse da marinaio” “Sarebbe superficiale e stupido dire oggi che lotteremo per lo scudetto”, “La Champions è questione di fortuna”. Fino a sparire.

     

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    Criticare Garcia perché non gioca come giocava Spalletti, è l’ennesima assurdità dell’ambiente napoletano. Non esistono allenatori cloni. Il Napoli potrebbe guadagnarsi le copertine di tutto il mondo creando un oleogramma di Spalletti, un Lucianone in formato intelligenza artificiale. Per i più in là con gli anni, un Max Headroom in panchina. Finirebbe sul Time.

     

     

    Garcia non gioca passando per Lobotka. Gioca in un altro modo. Lo abbiamo capito dopo i due lanci consecutivi di Rrahmani a Frosinone.

     

    Il punto è: De Laurentiis lo sapeva? E anche se non lo sapeva, De Laurentiis è d’accordo? Questo è il nodo. Che cosa chiede l’azienda al suo allenatore che poi è come se fosse il suo amministratore delegato? Se non abbiamo la risposta a questa domanda, qualsiasi analisi è campata in aria. Noi, come altri, abbiamo notato un vivo interesse di Garcia alle sorti calcistiche di Raspadori. Sappiamo che l’ex gioiellino del Sassuolo è stato oggetto di discussioni tra De Laurentiis e Spalletti.

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    Il Napoli lo ha pagato 35 milioni e vorrebbe che l’acquisto avesse opportunità per mettersi in mostra. Poiché crediamo che Garcia sia una persona molto intelligente e scaltra, che non parla mai a caso, la frase prima di Frosinone-Napoli «quel che posso dire è che sicuramente giocherà Raspadori» ci fece molto sorridere. E aggiungiamo, anche se ci rendiamo che possa essere un’osservazione da bar, facciamo fatica a credere che Garcia consideri come esterno Raspadori più forte di Kvaratskhelia. Molta fatica. E notiamo che non abbiamo mai sentito il francese lamentarsi del mancato arrivo di un difensore pronto per la Serie A.

     

    Quindi, ricapitolando e ripetendoci, dovremmo conoscere il mandato aziendale dell’allenatore francese. Tra le varie ipotesi, c’è anche quella che De Laurentiis potrebbe aver capito di aver preso un tecnico diverso da quelle che erano le sue intenzioni. In questo caso non sappiamo cosa possa accadere. Oppure il presidente è ben consapevole del cambiamento e appoggerà il tecnico nel traghettamento dal calcio spallettiano al suo. Non facendo mancare il suo appoggio negli inevitabili momenti di difficoltà.

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