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    ERDOGAN IL RASTRELLATORE: ARRESTI IN TUTTA LA TURCHIA (500 TOTALI) - RILASCIATO IL FOTOGRAFO ITALIANO


     
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    1 - TURCHIA: ONDATA ARRESTI PER MANIFESTAZIONI ANTIGOVERNATIVE
    (ANSA) -
    La polizia turca ha effettuato questa mattina decine di arresti di persone accusate di avere appoggiato le manifestazioni antigovernative in diverse città del paese, riferisce la stampa di Ankara. Secondo la tv di stato Trt, almeno 25 persone sono state arrestate ad Ankara, "molte" a Istanbul e 13 a Eskisehir.

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    Hurriyet online riferisce che almeno 193 persone sono state arrestate solo a Istanbul. L'operazione è stata affidata alle unità dell'anti-terrorismo. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha più volte definito "vandali" e "terroristi" le decine di migliaia di giovani scesi in piazza pacificamente nelle ultime settimane per chiedere le sue dimissioni. Secondo il deputato del partito curdo Bdp Sirri Surreya Onder, uno dei protagonisti delle proteste iniziali di Gezi Park, fra gli arrestati c'é anche il vicepresidente del Partito Socialista degli Oppressi (Esp, una formazione di estrema sinistra), Alp Altinors.

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    Arresti sono stati realizzati anche nella sede del gruppo di media Atilim Newspaper e dell' agenzia di stampa Etkin. Il quotidiano Evrensel accusa oggi il governo di avere lanciato una "caccia alle streghe" contro tutti coloro che hanno sostenuto il movimento di protesta dei giovani, compresi giornalisti, poeti e leader dei tifosi delle principali squadre di calcio. Secondo il giornale, 500 persone sono già state arrestate negli ultimi due giorni. La repressione in corso non ha però fermato la protesta. Milliyet riferisce che anche ieri ci sono state manifestazioni anti-Erdogan in diverse città del paese.

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    2 - FOTOGRAFO ITALIANO; FAMIGLIA, E' STATO RILASCIATO
    (ANSA) -
    E' stato rilasciato Daniele Stefanini, 29 anni, il fotografo free lance livornese, picchiato e fermato durante gli incidenti di domenica scorsa a Istanbul. E' quanto riferisce la sorella di Stefanini, Alessia, spiegando che è stato lo stesso Daniele a telefonare la notte scorsa ai familiari a Livorno per informarli. La notizia del rilascio viene confermata dalla Farnesina. Stefanini, riferisce sempre la sorella, dovrebbe rientrare questo pomeriggio a Roma.

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    3 - TURCHIA: FOTOGRAFO ITALIANO, E' STATO RASTRELLAMENTO
    (ANSA) -
    Un lungo post su facebook per ringraziare le "splendide e umane personé a cui deve la sua liberazione tra cui "un ufficiale di polizia umano", per spiegare che "é stato un vero e proprio rastrellamento" e per dire che non è "stato ferito, ho preso sì tante mazzate ma i feriti seri sono altri". A scrivere è Daniele Stefanini, il fotografo fermato a Istanbul e rilasciato la notte scorsa.

    Tra i destinatari dei ringraziamenti per la sua liberazione ci sono "Mehmet Seyfeddin Pence (un ufficiale di polizia umano)" e gli avvocati Hukuk Burosu, Sermin Akbulut, Ugur Altinarik, Zeynep Cankan Ergunay. Stefanini ringrazia poi "Martina Castigliani del Fatto che è stata la prima ad attivarsi dopo il mio SOS 'chiama ambasciata'" e "i migliori colleghi di sempre per il sit-in davanti all'ambasciata turca (siete bellissimi in foto); quelli che neanche conosco e che sono stati in ansia per me; quelli che mi conoscono e che mi hanno maledetto per la mia incurabile incoscienza", "i compagni e le compagne di piazza Taksim, a loro va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà".

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    Stefanini rivolge poi il suo pensiero "a chi come me, preso in stato di fermo, è ancora in questura a mangiare pane e marmellatine". Domani "incontreranno il Procuratore, ha pochissime prove, il capo di accusa è per tutti (circa 500 fermi in un giorno) uno, quello di resistenza a pubblico ufficiale e lancio di bottiglie, bastoni, pietre, biglie di vetro con la fionda, carote e bambole. (Poi mi devono spiegare come non si fa a non resistere a un pubblico ufficiale che ti prende ti sbatte al muro, ti pesta, ti mette i gomiti in bocca, ti schiaffeggia ti umilia... per loro il termine resistenza ha un accezione negativa). E' stato un vero e proprio rastrellamento".

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    Infine due rettifiche, una per spiegare che non è stato ferito, annunciando che "a breve posterò le foto" di chi lo é stato realmente: "Vertebre schiacciate,nasi rotti,occhi tumefatti etc". L'altra per dire che non è "stato trovato in terra da chi sa chi e portato in qualche ospedale chi sa dove, ma come tutti i ragazzi fermati sono stato trasportato via in pullman fino alla stazione di polizia dove un po' per necessità un po' perché non volevo rifinire direttamente caldo caldo in un posto a me ignoto, ho recitato la parte del moribondo (tanto tale ero) e così mi ci hanno trasportato in macchina tre poliziotti.

    Basta così. Vedo che è stato detto anche troppo..io sono solo uno come tanti che crede in quello che fa, forse troppo. ps:ah ovviamente la D700 è ormai un ricordo e un c'ho nemmeno una foto dell'ultimo giorno, bravo eh!".

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    4 - IL PUGNO DI FERRO DI ERDOGAN
    Alberto Negri per "Il Sole 24 Ore"

    Istanbul è la propaggine europea della Turchia che il governo Erdogan sembra volere allontanare sempre di più da Bruxelles, dopo avere proclamato in passato che l'ingresso nell'Unione era l'unico modo per riformare il Paese. Anzi, fu proprio in nome dei principi europei che Erdogan, ai tempi dell'ascesa dell'Akp, difese i diritti politici e civili del partito islamico contrastando la presenza di militari ai vertici della repubblica fondata da Kemal Ataturk. Allora plaudiva all'Europa e la additava come un esempio da sbattere in faccia ai generali e alle loro pretese di egemonia, talvolta brutali e minacciose.

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    Ieri, al tramonto sul Bosforo, un concerto di protesta con pentole e padelle percosse per ore ha accolto le ultime gesta di Erdogan, chiamando i manifestanti per radunarsi di nuovo a piazza Taksim, in una giornata caratterizzata dagli scioperi di due sindacati importanti. Ormai è chiaro, ci sono due Turchie, lo ha dichiarato anche il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, aggiungendo «che è svanita la speranza che Erdogan fosse capace di unificarle».

    Il premier turco ha affermato di non riconoscere le decisioni dell'Europarlamento che aveva condannato l'uso eccessivo della forza per domare le proteste anti-governative. Erdogan ha spiegato che le indicazioni non sono vincolanti perché la Turchia non è membro dell'Unione. Ineccepibile sotto il profilo formale, assai inopportuno sotto quello politico: Erdogan, da giovane buon attaccante del Fenerbahce, continua a segnare gol nella sua porta. Ma forse era inevitabile: la Turchia e l'Europa sono stati troppo a lungo fidanzati per piacersi ancora.

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    Adesso l'Unione diventa un partner così scomodo che il cancelliere tedesco, la signora Merkel, contraria all'ingresso di Ankara, non ha perso l'occasione per dichiarare di essere scioccata dalla repressione. Erdogan non sta difendendo gli interessi del suo Paese e il suo vice, Bulent Arinc, ha adombrato la possibilità di un intervento dell'esercito mentre già domenica sono comparsi nutriti plotoni della gendarmeria.

    Erdogan delude i turchi e preoccupa gli alleati. Ma se c'è una cosa che non vuole la Turchia di oggi è tornare ai metodi del passato, soprattutto se accompagnati dal passo cadenzato dei militari. È una marcia fuori moda: lui sembra non averlo capito e continua a parlare di complotti e dei manifestanti come terroristi.

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    Gli sviluppi di piazza Taksim, comunque andranno gli eventi, hanno fatto imboccare alla Turchia un vortice di instabilità che ricorda i turbolenti anni'70 che qui furono sanguinosi almeno quanto i nostri. Allora i generali tenevano l'ordine con il pugno di ferro e i colpi di stato, adesso ci prova il primo ministro ma il quadro interno e internazionale assai cambiato: rischia di pagare caro il suo autoritarismo e con lui tutto il Paese, con conseguenze rilevanti per l'economia - lo abbiamo già visto sui mercati con l'abbassamento del rating - e in settori economici sensibili come il turismo.

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    Il suo discorso fiume di domenica a Istanbul, quattro ore in stile castrista, lascia stupefatti. Ha invocato misure draconiane mentre sono stati arrestati e picchiati medici, giornalisti, avvocati. Ha attaccato duramente anche la famiglia Koc, gli Agnelli della Turchia, soci storici della Fiat, perché hanno aperto il loro albergo Divan in piazza Taksim per dare aiuto ai feriti. Erdogan sta spingendo il partito Akp verso posizioni sempre più radicali, accettando l'appoggio dei Lupi Grigi dell'ultradestra sempre pronti a mestare nei torbidi di questo Paese.

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    Non solo. Persino alcuni religiosi lo hanno smentito quando ha accusato i manifestanti di avere bevuto alcol in moschea e di avere bruciato il Corano, un pronunciamento che nel mondo musulmano può schiudere la porta a eventi incontrollabili. Fuat Yildrim, muezzin di Dolmabahce, ha negato le affermazioni del premier ma è stato messo in vacanze forzate dal Diyanet, il ministero degli Affari religiosi, perché ha prestato soccorso ai feriti.

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    C'è solo da sperare che i due fronti dopo venti giorni di battaglie siano sopraffatti dallo sfinimento e prevalga la razionalità. Ma Erdogan, che pure ha proiettato il Paese verso il boom economico, sta precipitando la Turchia in una fase di contrapposizione ideologica e sociale come mai era accaduto negli ultimi vent'anni, verso gli echi di un passato inaccettabile per una potenza chiave della Nato che un tempo ambiva a entrare in Europa.

     

    Stefano StefaniniStefano Stefanini
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