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    ERNST, YOUNG E CARMINE: L'AVELLINESE DI SIBIO AL VERTICE DEL COLOSSO DELLA CONSULENZA - ORIGINARIO DI FRIGENTO, 3.500 ABITANTI NELLA PUNTA SUD EST DELLA CAMPANIA, A TRE ANNI SI È TRASFERITO CON I GENITORI NEGLI STATI UNITI. UNA LAUREA IN CHIMICA ALLA COLGATE UNIVERSITY E UN MBA ALLA NYU, È ENTRATO IN ERNST & YOUNG NEL 1985, E PASSO DOPO PASSO HA SALITO TUTTI I GRADINI DELLA SOCIETÀ FINO AD ARRIVARE AI VERTICI


     
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    carmine di sibio carmine di sibio

    Come sarà il mondo nel 2030? O nel 2050? Si chiede nel suo ultimo scritto Carmine Di Sibio, global managing partner di Ernst & Young, appena designato presidente e ceo, dal prossimo primo luglio per quattro anni, di una delle «big four», le più grandi società di consulenza al mondo. Nessuno – scrive il manager italiano – può prevedere il futuro con esattezza, ma si può immaginare il futuro. Un pianeta sempre più interconnesso, che costringe tutte le società a ripensare il modo con cui servono i loro clienti. Intelligenza artificiale, smart cities, big data ed elettronica che gestiscono tutto, dal traffico ai trasporti, al trattamento dei rifiuti. Fino alle abitudini degli individui, il modo di mangiare e di curarsi.

     

    In tutto questo le aziende, di tutti i settori, sono chiamate a trasformarsi per continuare a creare valore, in quella che viene definita come la quarta rivoluzione industriale. Fondamentale saranno i big data: «Alcuni – scrive Di Sibio – prevedono una crescita dei volumi di “global data” del 530% nel 2025». Le trasformazioni delle organizzazioni non cambieranno solo il business.

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    Ma anche il mondo. «La globalizzazione – scrive ancora il futuro numero uno di Ernst & Young - è una forza per lo sviluppo economico e per tutta la società che potrà godere dei suoi benefici, abbiamo bisogno di frontiere aperte per consentire l’innovazione su vasta scala e tendere verso un maggiore progresso dell’umanità». Parole visionarie che potrebbero suonare bene nei discorsi di qualche politico ispirato e non di un esperto di strategie aziendali.

     

     

    A partire dal primo luglio 2019, Di Sibio sarà alla guida di una multinazionale con 270mila dipendenti, attiva in oltre 150 paesi, che fa 35 miliardi di dollari di fatturato l’anno. Il più grande complimento gli è arrivato dal ceo uscente Mark Weinberger: «Di Sibio – ha scritto – è un leader eccezionale e inclusivo che ha sempre cercato di servire nel miglior modo possibile i clienti più importanti di Ernst & Young. È un leader che ha compreso l’importanza della diversità all'interno della società, che sa coinvolgere le persone e gestirle in modo che possano esprimere il loro massimo potenziale».

     

    Originario della provincia di Avellino, di Frigento, un paese di 3.500 abitanti nella punta sud est della Campania, tra Puglia e Basilicata, Di Sibio all’eta di tre anni si è trasferito con i genitori negli Stati Uniti. Una laurea in Chimica alla Colgate University e un Mba alla NyUniversity Stern Business School, è entrato in Ernst & Young nel 1985, e passo dopo passo ha salito tutti i gradini della società fino ad arrivare ai vertici.

     

    Negli ultimi anni è stato alla guida del team che ha studiato la trasformazione aziendale con le nuove tecnologie, un processo per il quale nel prossimo biennio Ernst & Young prevede di investire circa un miliardo di dollari. Il futuro non si può prevedere, ma si può preparare.

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