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    “ERO COME UNA BAMBOLA: MI PRENDEVANO, MI GIRAVANO, NON POTEVO NULLA CONTRO LA LORO FORZA” – IL RACCONTO DELLA RAGAZZA CHE ACCUSA I DUE GIOVANI PALLANUOTISTI DI GENOVA DI STUPRO DI GRUPPO: “NON MI MUOVEVO. IO SONO MAGRA, LORO FORTI E PRESTANTI. AVEVO BEVUTO DIVERSI VODKA LEMON SIA A CASA MIA CHE IN DISCOTECA E SONO ANDATA SPONTANEAMNTE NELL’APPARTAMENTO, MI FIDAVO DI UNO DEI DUE” – "A UN CERTO PUNTO ERO SFINITA, MA LORO VOLEVANO PROSEGUIRE. HO FATTO PRESENTE CHE NON RIUSCIVO AD ANDARE AVANTI E UNO DEI DUE MI HA MORSICATO SULLE..."


     
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    ciro grillo quarto grado ciro grillo quarto grado

    1 - «IO VIOLENTATA PER UNA NOTTE E MINACCIATA» INDAGATI DUE PALLANUOTISTI

    Estratto dell’articolo di Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”

     

    Come nel caso Ciro Grillo. Anche qui gli indagati sono due giovani della Genova bene, molto noti negli ambienti sportivi. Universitari di 22 e 24 anni, hanno militato in A1 di pallanuoto. Uno dei due è pure figlio d’arte: il padre è stato azzurro nella stessa disciplina.

     

    I loro nomi per ora non vengono resi pubblici per tutelare l’identità della ragazza di 20 anni che li accusa di averla violentata. Sono indagati per violenza sessuale di gruppo, lesioni e revenge porn.

    VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO

     

    Anche la dinamica ricorda […] il caso Grillo. Una sera di aprile del 2022 la ragazza incontra i due pallanuotisti in discoteca. Con uno c’è un approccio e lei […] racconta […] di aver bevuto più del dovuto. Poi il giovane la invita a casa sua. Qui […] la serata si trasforma in un incubo. Nell’appartamento infatti sopraggiunge pure il secondo pallanuotista e, insieme, la violentano.

     

    giro grillo con gli amici giro grillo con gli amici

    «I due — scrive la pm di Genova Gabriella Dotto — abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della ragazza, […] la costringevano a compiere e subire atti sessuali, procurandole varie lesioni».

     

    Non solo: con i telefonini filmano alcune fasi dei rapporti. Quindi le «consigliano» di tenere la bocca chiusa e non raccontare di quella serata. Ma dopo essersi confidata con i genitori la ragazza si rivolge alle forze dell’ordine. Nel prosieguo delle indagini, però, salta fuori dell’altro. Nei telefonini degli indagati ci sono infatti altri filmati di rapporti sessuali con altre ragazze. Video che si scambiavano tra di loro, all’insaputa delle donne. Da qui l’accusa di revenge porn . Gli indagati si difendono dicendo di avere avuto sempre e solo rapporti consenzienti.

     

    VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO

    2 - RAGAZZA VIOLENTATA DA DUE PALLANUOTISTI "TRATTATA COME UNA BAMBOLA, UN INCUBO"

    Estratto dell’articolo di Tommaso Fregatti Matteo Indice per “la Stampa”

     

    «Ero come una bambola. Quei due mi prendevano, mi giravano, mi muovevano come volevano. Io sono magra ed esile. Loro sono due pallanuotisti forti e prestanti.

    Non potevo nulla contro di loro, contro la loro forza».

     

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    Chiara - la studentessa genovese che accusa due studenti universitari e giocatori di pallanuoto di alto livello, di uno stupro di gruppo avvenuto in un appartamento di Quezzi nell'aprile del 2022 - per tre volte ha raccontato con lucidità e precisione l'incubo vissuto quella notte dopo la discoteca.

     

    Un mese dopo i fatti, davanti agli ispettori della mobile, nell'ottobre scorso al pubblico ministero Gabriella Dotto e recentemente in tribunale nel corso dell'incidente probatorio […]. Chiara, 22 anni, (omettiamo ogni riferimento per tutelare la sua privacy di vittima di violenza di genere) ha ripercorso quella notte di terrore e violenza accusando anche i due ragazzi di averla ripresa con il telefonino a sua insaputa e poi di essersi scambiati i video.

     

    Circostanza per cui i due sportivi, uno di 24 anni e uno di 22, entrambi residenti a Genova e con alle spalle esperienze nel massimo campionato di pallanuoto e nelle nazionali giovanili, sono accusati dalla procura oltre che di violenza sessuale di gruppo anche di «revenge porn». [...]

     

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    Chiara […] ha raccontato di «essere andata lei spontaneamente a casa di uno dei due pallanuotisti». «Mi fidavo bene dell'altro ragazzo. È il compagno di una mia amica. Non avrei mai potuto credere che si sarebbe comportato in quel modo». La giovane quella sera aveva abusato di sostanze alcoliche e anche per questo ammette di non ricordare tutto con precisione ma di aver «flash di quei momenti terribili».

     

    «Avevo bevuto diversi bicchieri di vodka lemon sia a casa mia prima della discoteca che nel locale di via XII Ottobre dove ho incontrato i ragazzi». Entrata nell'appartamento di Quezzi, Chiara è stata subito molestata dall'amico del pallanuotista. «Mi ha messo le mani sulle gambe e voleva farmi bere ancora».

     

    Quindi l'ha convinta a seguirlo nella camera da letto. Dove i due sportivi hanno abusato di lei. «Il rapporto è andato avanti per oltre un'ora. Un incubo. Non vedevo l'ora che finisse».

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    E ancora. «Non mi muovevo, non avevo la forza. Ero come paralizzata dalla paura. Temevo che mi facessero male. Per questo non ho reagito alla violenza sessuale che stavo subendo e che sembrava infinita».

     

    Chiara ha anche spiegato come fosse condizionata dall'alcol bevuto quella sera: «Mi ha come impedito di muovermi, avevo il magone e non riuscivo neppure a parlare. Li ho solo pregati di smetterla ma loro sono andati avanti senza fermarsi». E ha confermato agli investigatori di non essersi accorta del video che uno dei due indagati stava girando durante il rapporto sessuale: «Non ho dato alcun consenso e non li ho mai visti riprendermi».

     

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    Durante i due interrogatori e l'incidente probatorio, la vittima ha anche depositato le fotografie dei morsi che uno dei due indagati le ha fatto sulle sue gambe e braccia.

     

    «Ad un certo punto - prosegue Chiara - ero come sfinita, senza forze. Ma loro volevano proseguire nel rapporto. Ho fatto presente che non riuscivo ad andare avanti e uno dei due mi ha morsicato sulle gambe». Quelle immagini refertate il giorno dopo al pronto soccorso dell'ospedale San Martino (dove la giovane si era subito recata insieme ad un'amica con la quale si era confidata) costituiscono l'elemento probatorio in mano alla accusa.

     

    Ma ci sono anche le minacce subito dopo il rapporto. «Il ragazzo che conoscevo bene si è avvicinato e mi ha detto chiaramente che quello che era accaduto doveva rimanere tra di noi. Che ho provato? Un profondo senso di vergogna. Non volevo che sta cosa girasse».

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    Il Secolo XIX ha raggiunto telefonicamente l'avvocato Fabio La Mattina, che difende uno dei due indagati: «Contestiamo gli addebiti – spiega La Mattina – si è trattato di un rapporto sessuale consenziente [...]. In tal senso è stata appositamente avanzata da parte della difesa una formale richiesta di incidente probatorio sui telefoni degli indagati per comprendere la corretta cronologia dei fatti. Il mio assistito è scosso da queste accuse e confida quanto prima che venga chiarita la propria posizione avendo piena fiducia nell'operato della magistratura». [...]

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