Francesco Persili per Dagospia
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“Avrei tanto voluto partecipare ai Giochi Olimpici di Tokyo…”, il rammarico di Stefano Maniscalco c’è, inutile negarlo. “Il 2021 ha segnato il momento decisivo per ogni karateka. Il fatto di essere sport olimpico a Tokyo ha messo tutti sull’attenti. Non aspettavamo altro da decenni”. Il bronzo di Viviana Bottaro, il volto insanguinato di Silvia Semeraro che stoicamente ha continuato a combattere, lo storico oro di Luigi Busà.
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“Ha vinto per se stesso ma si è portato dietro tutti noi. È il primo campione olimpico di karate, e in quel grido che ha lanciato dopo la vittoria c’è stata tutta la festa che da decenni aspettavamo di fare. Durante quelle giornate ho sentito parlare di karate persone che fino al giorno prima non sapevano neanche cosa fosse, ho visto bambini abbozzare mosse per strada. Per me è stata una grande felicità. Il fatto di avere Luigi e gli altri lì mi ha fatto passare qualsiasi tipo di cupezza”, annota Stefano Maniscalco nella sua autobiografia (L’ultimo imperatore del Karate, Alcatraz) scritta con Alex Pietrogiacomi
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Non è un banale almanacco sportivo ma il racconto di un fighter palermitano che ambiva a essere come il suo mito Jean-Claude Van Damme: “Mi diede lui la spinta al culto del fisico”. Da ragazzino giocava a calcio, alcuni osservatori della Roma lo volevano portare a Trigoria, il padre, campionista e tecnico di judo, si impose: “Tu da oggi fai karate”
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Le prime gare, la filosofia (“Vedi tutti i fenomeni attraverso il karate e troverai la sottigliezza”, qualsiasi cosa voglia dire), l’incontro con il sensei Fujioka, il maestro giapponese che gli impartì una prima severa lezione: “Il karate non è taekwondo. Non puoi tirare solo calci. Devi imparare l’assetto, la posizione”.
E poi Roma, le Fiamme Gialle, lo sport che è un “bellissimo gorgo” che si prende tutto: amori, tempo libero, normalità. I tre successi mondiali, i 5 titoli europei, la lezione di David Benetello: “Un campione non è solo chi colleziona medaglie e meriti ma chi lascia qualcosa in chi lo ha conosciuto, in chi lo ha incontrato, in chi ha lottato con e contro di lui”.
Lui l’uomo da battere, il campione da tirare giù dal podio, si ritrova poi a fare i conti con infortuni, fragilità e silenzi glaciali. "Me ne sono andato via in un’indifferenza che non mi sarei mai aspettato. Invece sono stato scaricato dai più come fossi un giochino rotto e lasciato a me stesso. Alcune volte, in questi momenti di sconforto mi sono immedesimato in John Rambo che, tornato a casa, è solo un problema da gestire e non un valore aggiunto con cui potersi confrontare”.
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Non c’è solo la mistica del fighter tutto palazzetti, sudore, sangue, piedi scalzi, allenamenti, ma c’è il racconto di un ragazzo a cui piace essere oggetto di attenzioni, che ha fatto pure il cubista e lo spogliarellista. “Ti danno lo stipendio e le donne ti guardano”, bingo.
Stefano Maniscalco è stato il primo karateka ad avere un agente, a frequentare lo star system, il mondo della moda. “Ebbi una collaborazione con Armani che mi invitò a una sua sfilata a Milano. C’erano moltissimi vip: Zidane, Beckham, Jo Squillo e Simona Ventura che mi disse: Sei il campione del mondo? Facci una mossa…"
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Partecipò anche a un reality “Monte Bianco-sfida verticale” insieme a Zambrotta, Facci, Salvi e Arisa, si parlò di una tresca con Francesca Cipriani (“Con lei c’è un’amicizia piena di complicità, smentivamo di continuo di stare insieme”) e di un fidanzamento con la Marini. “Fu un gossip molto chiacchierato. Ero diventato il ragazzo della Marini. La nostra amicizia venne strumentalizzata ma la cosa mi divertì, mi fece sentire più leggero, e tra di noi in questo c’era molta empatia”.
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Si parla di film ("Prima Karate Man", di Claudio Fragasso e ora "The Specials" di Daniele Malavolta"), tatuaggi e della fissa per i capelli: “Con la stiratura chimica ottenni la chioma alla Sansone. Poi la caduta. Fui uno tra i primi a fare la tricopigmentazione, in pratica scelsi di tatuarmi la cute, in seguito seguii l’esempio degli attori americani e mi sottoposi a un trattamento di infoltimento di capelli non chirurgico…”.
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E la rivalità con Luigi Busà? “Quando ho smesso mi ha detto: sarò sempre il tuo più grande fan. Questo mi ha fatto pensare alla domanda scema che tutti facevano su chi fosse più forte tra noi…”
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