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    EROS E TANATOS IN SICILIA – LA STORIA D’AMORE FINITA IN TRAGEDIA TRA IL CARABINIERE CULTURISTA E LO CHEF DEL POPOLO: LE TRACCE BIOLOGICHE RINVENUTE NEL LAVABO DELLA CASA DELLA VITTIMA A MODICA INCHIODANO IL MILITARE - DOPO GARLASCO E MEREDITH, ARRIVA QUESTO CASO A CONFERMARCI COME L'ANALISI DEL BAGNO SIA FONDAMENTALE PER RISOLVERE UN'INCHIESTA PER OMICIDIO...


     
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    GIANLUIGI NUZZI per la Stampa

     

    Davide Corallo Davide Corallo

    L'amore tra Davide e Peppe si intreccia in una relazione segreta. Il primo è Davide Corallo, appuntato dei carabinieri, classe 1981, diplomato, 17 anni di onorato servizio con eccellenti note di merito, un metro 85 centimetri di muscoli da culturista.

     

    L'altro è Giuseppe Lucifora, cuoco 57enne, per tutti semplicemente Peppe, animatore di quartieri e di sagre e di feste, uomo buono, icona popolare della Sicilia orientale. Un rapporto di passione anche turbolento, un amore omosessuale discreto, vestito di silenzio tra i vicoli di Modica dove Corallo era nato e Peppe viveva, una relazione tra alti e bassi sino all'autunno scorso.

     

    Giuseppe Lucifora Giuseppe Lucifora

    E' domenica 10 novembre quando Peppe viene ritrovato ucciso a casa, lasciando senza parole la comunità della città: amato da tutti, solido in banca, mai un litigio, uno screzio, un lamento, mai niente di niente, nessuno capisce chi e perché possa averlo ammazzato. Peppe viveva da solo, entrava usciva dai suoi mondi segreti in modo discreto, senza eco, senza rumore, senza tracce, senza quel chiacchiericcio sordo che fa da sfondo alla vita di tutti. Insomma, per gli inquirenti, un rompicapo.

     

    E poi la scena del crimine non aiuta, la casa certo eccentrica con una stanza che ricorda la classica cappella privata dei nobili decaduti, tra immagini votive, dei santi, i candelabri, ma in ordine, niente è fuori posto. Peppe indossa solo la maglietta, il corpo riverso, i segni di strozzamento intorno al collo, con diverse fratture zigomatiche. Ucciso con la mano destra, senza che opponesse resistenza.

     

    Ancora, fuori in strada gli investigatori non trovano una telecamera che sia una, di una banca, un negozio, un market, che abbia immortalato l'assassino. Il buio assoluto. Ma chi frequentava questo uomo amato in apparenza da tutti? Il nome dell'appuntato Davide Corallo arriva subito. Quando gli inquirenti forzano l'armadietto che Peppe dispone nell'ospedale cittadino dove lavora, saltano fuori le analisi cliniche dell'amico segreto.

    Davide Corallo Davide Corallo

     

    Una coincidenza? Corallo ha lasciato da poco una fidanzata ma la pista di un delitto a sfondo sessuale prende forma. In quei giorni frenetici si raccolgono frammenti e indiscrezioni nel mondo gay e si compone l'identikit di un uomo giovane e prestante, addirittura in divisa, che frequenta la casa della vittima: i tasselli del mosaico raccolti compongono il volto di Davide.

     

    Per mesi e mesi l'appuntato lasciava la sua caserma di Buccheri, nel siracusano, e andava a Modica, dove era nato, per incontri passionali che non passano inosservati. Un passo avanti arriva anche dalla scienza con le tante tracce ritrovate a casa. Sono ovunque, dalle lenzuola alla porta, fino alla camera da letto.

     

    Ma una, in particolare, è impressionante: nello scarico metallico del lavabo dell'unico bagno di casa Lucifora gli specialisti del Ris di Messina evidenziano sangue della vittima, misto al reperto biologico (sperma, lacrime, saliva) di un uomo che potremo chiamare Ignoto uno. E' la firma dell'assassino?

     

    giuseppe lucifora giuseppe lucifora

     Il fatto che sia mista tra Peppe e un altro individuo fa aumentare le possibilità che si sia formata proprio nei momenti dell'omicidio. Quindi sì, l'altro dna potrebbe essere proprio quello dell'assassino. E quando i carabinieri comparano il dna del collega con Ignoto Uno, scoprono un'insuperabile corrispondenza.

     

    Ma non basta perché, si sa, i due si frequentano e magari quella traccia è frutto della loro relazione. Qui però arriva il passo falso di Corallo. Quando il 13 febbraio l'appuntato è sentito per sette interminabili ore, conferma quanto i colleghi già sanno, ovvero che frequenta l'amico cuoco ma giura di non vederlo da tempo, riducendo il rapporto a una conoscenza occasionale. «Scusi e a casa, a casa di Peppe da quando non ci va?», prova a incalzare il pubblico ministero, Francesco Riccio.

     

    «Da almeno venti giorni prima del decesso», è in sintesi la risposta tranquilla dell'appuntato, cerchiando così sul calendario dell'inchiesta una data della seconda metà di ottobre che potrebbe essergli fatale. Riccio non si scompone, rimane impassibile. Eppure qualcosa non torna. Possibile che la traccia mista di Peppe e Davide nello scarico del lavandino sia rimasta integra così tanti giorni? O, invece, è più recente e quindi il graduato mente?

    ALBERTO STASI ALBERTO STASI

     

    Riccio chiede agli specialisti, ma i biologi dell'Arma lo escludono: dopo 17-20 giorni quell'impronta si sarebbe inevitabilmente decomposta. Anzi, chi ha lasciato quella traccia è stato l'ultimo a utilizzare il lavabo. Quindi Corallo era a casa di Lucifora, lo ha visto per ultimo e con ogni probabilità lo ha anche ucciso. Certo, sarà ora la magistratura siciliana a definire le eventuali responsabilità di Corallo ma da questo omicidio emerge ancor più evidente come l'indagine scientifica e, in particolare, l'analisi del bagno sia spesso fondamentale per risolvere un'inchiesta per omicidio.

     

    Si pensi a Garlasco, quando la traccia di Alberto Stasi venne trovata nel dispenser di sapone liquido di Chiara, o l'impronta di Rudy Guede nel bagno in via della Pergola, 7 dove la studentessa Meredith Kercher divideva casa con alcune amiche a Perugia. Ma con i gialli delle due ragazze uccise, l'omicidio di Peppe presenta un'unicità visto che è l'unico ad esser stato ucciso soffocato, senza spargimento di sangue.

     

    rudy guede rudy guede

    Se cioè l'ipotesi accusatoria venisse confermata significa che il cuoco è morto strangolato, dopodiché il suo assassino si è lavato le mani, pulendo il lavandino, senza aver nemmeno pensato di lasciare il proprio dna misto al sangue della vittima - chissà come e dove fuoriuscito - nel tubo di scarico

    modica modica

     

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