CARMELA FORMICOLA per https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/
sesso a pagamento
Mascherina? Macché! Il preservativo? Dipende, senza preservativo si guadagna di più. Esiste dunque un terreno dove le regole igieniche e anti contagio sono completamente bandite: le strade del sesso a pagamento. La zona grigia tra illegalità e squallore, tra schiavitù e libera scelta.
Le prostitute non hanno cambiato abitudini, tanto meno i loro clienti. Hanno solo cambiato orari e, in parte, luoghi. L’emergenza sanitaria, questo mostro che si è preso le nostre esistenze e in alcuni casi i nostri affetti più cari, ha investito anche il dark universe del sesso mercenario, mutandone geografia e rituali. Si comincia alle 17.30, in modo che per le 22 clienti e ragazze scompaiano, ma non certo per il rispetto delle norme piuttosto per evitare di inciampare in controlli da parte delle forze di polizia, preoccupazione che agita clienti e sfruttatori, più che le stesse donne.
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Gli orari sono cambiati, sì. Prima della pandemia il «mercato» apriva i battenti all’imbrunire, si lavorava intensamente in serata, alla chiusura di uffici e negozi, e il venerdì e soprattutto il sabato, si andava avanti fino a notte fonda. E se qualche tempo fa lo zoo si apriva in periferia, adesso la merce è esposta in piena città.
Alla luce del giorno Adesso le ragazze che a piedi, dal quartiere Libertà, raggiungono via Buozzi, Strada Glomerelli, via San Giorgio Martire, le puoi incontrare dopo le 17, in piena luce del giorno. Si muovono a piedi, con le gambe sottili avvolte nei leggins e i tacchi alti. In questa zona sono giovanissime, belle, qualcuna minorenne. Vengono dall’Europa dell’Est, cambiano città al massimo ogni due mesi. Sfruttate, ovvio, dalle «solite» organizzazioni, solo che a differenza di un tempo conoscono la vita che le aspetta in Italia, sanno in anticipo che qualcuna potrà anche provare a fare la badante o la cameriera, ma che la prostituzione è comunque un passaggio obbligato.
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(…) Un’altra è sola, dinanzi all’ingresso dell’ex centrale Enel: una cancellata semi aperta, un piccolo slargo, facile fermarsi, farla salire, e ripartire senza dar tanto nell’occhio. A quest’ora, oltre tutto, tanti uomini sono a caccia, si annusano, si riconoscono, ci sono macchine e furgoncini noti, sia alle prostitute sia ai loro «invisibili» controllori, quelli che il lessico maschile del secolo scorso chiamava protettori, nel peggiore dei casi papponi, quelli che oggi chiamiamo sfruttatori o aguzzini.
Certo, la vita di strada non cambia, qualunque sia il nome che scegli di dare alle persone o alle cose. Un tempo erano lucciole, oggi sono spesso vittime della tratta. Di fatto sono lì, vestite in maniera inequivocabile, con il loro mestiere infame e soldi da dover spartire sempre con qualcun altro, che sia l’accompagnatore, il padrone di casa, il connazionale, il fratello, il fidanzato...
Tra Santa Fara e la Peroni Il mercato dunque apre che è ancora giorno. Da strada Glomerelli andiamo verso Santa Fara, anche qui ce ne sono tante, dall’incrocio di Strada Massimi Losacco, poi sotto il cavalcavia, al distributore di benzina, all’ampio e buio slargo con la fabbrica della Peroni. Ragazze dell’Est. Sono quelle che più «tirano» in questo periodo. Quelle che possono chiedere tariffe più alte, fra 35 e 50 euro per mezzora e rapporti completi (senza preservativo, come già detto). Nessuna delle giovani che incontriamo nel pomeriggio fin verso la sera (sono decine e decine) indossa la mascherina.
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lo squallore del san nicola Dallo stabilimento della birra è impossibile non sconfinare nel rodeo San Nicola , tra gli enormi parcheggi vuoti, le stradine, le complanari, i tratti di sterrato dove il leggendario mercato del sesso all’ombra dello stadio continua senza sosta. A prescindere da qualsiasi emergenza possibile. L’atmosfera, da queste parti, non cambia mai: febbrile, inquieta e lurida.
Qui le tariffe precipitano. Ci sono donne, uomini e trans che si prostituiscono anche per 5 euro. Ci sono le nigeriane, con le loro postazioni ben delimitate e l’evidente regia criminale dei clan che le governano. Fuochi accesi e fari che nella penombra delle 19 saettano impazziti in un carosello già visto, in quello zoo fatto di voyeuristi, clienti e prostitute/i . Chi vende chi compra chi guarda chi controlla chi insegue. Lo stadio San Nicola è ciò che è sempre stato: motori accesi, disperazione, violenza, abusi.
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Nessun controllo La geografia urbana del sesso a pagamento è ben chiara. Le zone, le fasce orarie, le etnie, le tariffe, tutto è noto, anche alle forze di polizia che per la gran parte le evita, per altre transita da qui distrattamente. E poi, cosa ci sarebbe da fare? Se non trovi gli aguzzini cosa potresti volere da queste ragazze?
Però ti domandi come sia possibile che nei sacrosanti controlli quotidiani per il rispetto delle leggi anti Covid, nei blitz fatti tra gli adolescenti dell’Umbertino e i balordi dei vari circoli della birra, questo capitolo di bassa umanità non venga per niente passato al setaccio, piuttosto ignorato come una prassi inevitabile. Qui il virus non alligna? Qui non ci si contagia? Nelle scuole sì, nei ristoranti sè e negli abitacoli delle automobili no?
Il mattino dopo Dalle 22, invece, tutto si placa. Tranquilli: qualora qualche maschio si svegliasse pieno di voglia, c’è il turno mattutino. Le complanari della tangenziale a Sud, il perimetro intorno al Majesty, il reticolo di strade provinciali intorno alle statali 96, 98 e 100. Nigeriane e donne dell’Est, meno giovani di quelle che lavorano in piena città. Il prezzo per rapporto varia tra 15 e 30 euro. I clienti? Un fiume in piena.
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