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    ESSERE VELOCI A TROVARE SOLUZIONI A PROBLEMI COMPLESSI NON È UN SINTOMO DI INTELLIGENZA: LO DICE UNA RICERCA DEL “BERLIN INSTITUTE OF HEALTH AT CHARITÉ” CHE RIVELA COME CHI HA UN CERVELLO COMPLESSO, DI FRONTE A UNA QUESTIONE INGARBUGLIATA, RICERCA TANTE POSSIBILI STRADE, PROVANDO A EVITARE TRANELLI E FALSE PISTE – UNA VIA CHE, INEVITABILMENTE, RICHIEDE PIÙ TEMPO E IL RICORSO A QUELLA PARTE DEL CERVELLO CHE NON SI AFFIDA ALL’ISTINTO CHE…


     
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    Estratto dell'articolo di Danilo Di Diodoro per “Salute – Corriere della Sera”

     

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    Le persone dotate di elevati livelli di intelligenza sono veloci nel risolvere correttamente problemi semplici, ma quando le questioni diventano difficili, più si è intelligenti più si allungano i tempi di risoluzione. Infatti, un cervello complesso, di fronte a un problema ingarbugliato, ricerca tante possibili strade, provando a evitare tranelli e false piste. Quindi non esiste una semplice relazione lineare tra livello di intelligenza e velocità di risoluzione.

    A questo risultato, che modifica sostanzialmente convinzioni precedenti, è giunto un gruppo di ricerca guidato da Michael Schirner del Berlin Institute of Health at Charité, che ha pubblicato un articolo in merito sulla rivista Nature Communications.

     

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    […] i diversi livelli di intelligenza affrontano la complessità, che a volte richiede anche l’abilità di scomporre i problemi in una serie di sottoproblemi, un percorso mentale che richiede più tempo per arrivare alla loro soluzione. Persone meno dotate, quando si trovano davanti a problemi molto complessi, cercano di saltare a conclusioni più istintive, veloci ma facilmente errate.

     

    […] Nelle persone più dotate intellettivamente è probabile che si verifichi un miglior controllo attentivo, che regola adeguatamente il processamento delle informazioni a livello dei lobi parietali.

    Il processo di rallentamento delle decisioni a fronte di problemi complessi avviene anche nella vita di tutti i giorni, quando la mente esce da quella modalità automatica con la quale affronta la routine quotidiana con poco sforzo. […]

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    […] Le due modalità sono state chiamate pensiero veloce e pensiero lento , dette anche sistema 1 e sistema 2. Il primo è operante quando si seguono comportamenti abituali, come guidare l’auto verso il solito posto di lavoro, ma è anche quello che fa agire rapidamente in caso di pericolo, avviando le azioni di autodifesa o correzione. Se andando al lavoro l’auto dovesse all’improvviso sbandare, si reagirà d’istinto, senza sviluppare nessun pensiero preciso. Il sistema 2 entra invece in azione nel momento in cui è richiesto un livello di attenzione superiore, e resta all’opera finché ce n’è bisogno.

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    […] Ma il sistema 2 è faticoso e dispendioso. Quando è all’opera, le pupille si dilatano, il ritmo cardiaco accelera lievemente, l’attenzione diventa focalizzata, così è possibile che alcuni aspetti del mondo circostante non vengano percepiti. È anche per questo che l’organismo tende a utilizzarlo solo al bisogno, lasciando attivo, per la maggior parte del tempo, solo il sistema 1, a basso consumo.

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