1 - A TORINO IL PRIMO BEBÈ FIGLIO DI DUE MAMME NATO E REGISTRATO IN ITALIA
Miriam Massone per “la Stampa”
chiara foglietta e micaela ghisleni
A dieci giorni dal primo vagito Niccolò Pietro è già un simbolo. È il primo «bebè con due mamme» nato e registrato in Italia: «Abbiamo scritto una pagina di storia», dicono le torinesi Chiara Foglietta e la compagna Micaela Ghisleni, all'uscita dal municipio con il loro pargolo nel passeggino che se la dorme ignaro della battaglia intentata (e vinta) in suo nome.
Grande alleata, la sindaca Chiara Appendino: «Speriamo di aver generato, anche con il supporto del coordinamento Torino Pride, l'avvio di un iter che adegui l'attuale sistema normativo all' evolvere della società civile». È lei ad aver firmato i documenti.
chiara foglietta e micaela ghisleni con il sindaco di torino chiara appendino
Ma il successo raggiunto ieri è in realtà frutto di un percorso a ostacoli partito in salita, con mamma Foglietta, consigliera comunale dem e attivista del movimento Lgbt, a picconare per prima il muro della legge che non prevede nel nostro Paese a due donne e due uomini di registrarsi come genitori di un bambino.
Il 17 aprile, di ritorno dall' anagrafe, scriveva in un post: «Partorisco. Ti mandano fiori. È la sindaca. Penso: ecco, forse ora qualcosa si muoverà...». Invece no. Non ancora. Il piccolo Niccolò è stato concepito tramite fecondazione assistita in Danimarca, Foglietta l'ha partorito e la sua compagna ha firmato il modulo obbligatorio in cui si è assunta la responsabilità genitoriale. Tutto in regola, se non fosse che la legge nazionale al momento non prevede il riconoscimento dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali. Non se ne fa niente, Niccolò torna a casa e per il Comune ancora non esiste, ma entro dieci giorni dal parto va comunque registrato: «Per farlo dovrei dichiarare il falso e dire che Niccolò Pietro è figlio di padre ignoto». Foglietta si rifiuta e si appella alla sindaca: «Chiedo un gesto di coraggio».
chiara foglietta e micaela ghisleni con chiara appendino
Sfida accettata. La risposta di Appendino arriva, dirompente e netta: «L'amore di una famiglia è un diritto che va oltre a qualsiasi categoria o definizione socialmente imposta». E le norme? «Sono pronta a forzare la legge»: così venerdì. Detto, fatto. Ieri, le firme. Assieme a Niccolò Pietro sono stati trascritti gli atti di nascita anche del piccolo Giorgio, figlio di Maria e Anna e poi di Gabriel e Sebastian, i gemellini di Piero e Francesco nati in Canada.
Abbracci, ringraziamenti di rito («Alla sindaca, innanzitutto, agli avvocati e ad Alessandro Battaglia, coordinatore del Torino Pride Glbt, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile») e il primato: «Siamo i primi in Italia a consentire alle coppie omogenitoriali di veder riconosciuto il diritto ai loro figli di avere entrambi i genitori» dice la sindaca. Un «unicum» contestato, in realtà, dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che nel pomeriggio precisa: «Il primo riconoscimento all' anagrafe di un bambino nato da due donne è stato fatto dal nostro Comune ben tre anni fa quando abbiamo sanato la vicenda del piccolo Ruben». E però, in quel caso, il bimbo era stato partorito in Spagna. Lo stesso ha fatto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ad esempio, quando a gennaio ha trascritto l'atto di nascita del figlio di due padri nato in California. Niccolò Pietro invece è venuto al mondo all' ospedale Sant' Anna di Torino, dieci giorni fa.
chiara foglietta e micaela ghisleni 3
«La Città ha messo in pratica una soluzione che consentirà ora a tutte le coppie di persone dello stesso sesso con figli a essere riconosciute come famiglie» ribadisce Appendino. Con quel plurale sottolineato non a caso: la posizione politica della giunta pentastellata è sempre stata chiara. La sindaca ha scelto come assessore ai Diritti Marco Giusta, presidente uscente dell' Arcigay, il quale fin da subito ha voluto dare un segnale cambiando negli atti del Comune, e nell' intestazione dell' assessorato, il termine «famiglia» con «famiglie».
Pride, l'orgoglio gay e dei gay, questa volta: «Gli ingredienti di questa storia sono molti, alcuni sembrerebbero incompatibili ma l'Amore, il Coraggio e la Giustizia li hanno amalgamati perfettamente», è il commento arcobaleno del mondo Glbt. Tutto maiuscolo.
2 - E IL CODICE CIVILE?
Paolo Colonnello per la Stampa
Qual è la norma da applicare al riconoscimento dei figli di coppie di genitori con lo stesso sesso?
chiara foglietta e micaela ghisleni 2
La norma da applicare in questi casi è l'articolo 250 del codice civile, per cui un bambino è figlio di un padre e di una madre. La madre è colei che partorisce, poi c' è un padre, che nell' impianto della legge italiana può essere il marito della madre oppure colui che, in assenza di matrimonio, riconosce il figlio con l'atto del riconoscimento di paternità. «In ogni caso è persona di sesso diverso - commenta il professore Carlo Rimini -. Insomma la legge italiana non concepisce che non possa esserci un padre».
Nel caso ci sia una registrazione che riporta mamma e mamma, che cosa prevede la legge?
A norme di legge il Prefetto deve annullare l'atto del sindaco. In Italia è già accaduto in passato, quando i prefetti annullarono i matrimoni civili di persone dello stesso sesso, magari nel caso di riti celebrati all' estero. La legge sul punto è chiarissima.
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Cos' è l' adozione del configlio?
Altra questione è la stepchild adoption, un istituto giuridico che consente al figlio di essere adottato dal partner - unito civilmente o sposato - del proprio genitore, purché vi sia il consenso del genitore biologico e a condizione che l'adozione corrisponda all' interesse del figlio. Il testo originale della legge Cirinnà prevedeva, oltre a una serie di diritti e doveri sostanzialmente simili a quelli previsti per il matrimonio, anche la possibilità di adozione del figlio naturale del partner, poi stralciata in seguito alle numerose polemiche e allo stallo venutosi a verificare.
C' è una differenza con le coppie omosessuali che scelgono di far nascere il proprio figlio all' estero?
chiara foglietta e micaela ghisleni con monica cirinna'
Sì, perché si tratta di una trascrizione. Per esempio il sindaco di Milano Giuseppe Sala a gennaio ha trascritto l'atto di nascita del figlio di due padri nato in California. «È una delle tante diseguaglianze che nascono dal fatto che la nostra legge non è stata adeguata ai tempi. Mentre altri ordinamenti sono stati più rapidi ad armonizzarsi ai nuovi concetti di famiglia» commenta Rimini.