Flavia Amabile per la Stampa
EUGENIO SCALFARI
Si parlava di politica e giornali nel salotto di casa Scalfari. E politica e giornali sono state fra le parole più pronunciate ieri durante l'ultimo saluto dedicato al fondatore de la Repubblica scomparso il 14 luglio a 98 anni. Si ascoltava jazz, tanto jazz, a casa Scalfari e le note di Sentimental Journey, cantata da Ella Fitzgerald, hanno accompagnato la fine della cerimonia laica nella Promototeca del Campidoglio a Roma
Ma del salotto di casa Scalfari mancavano i protagonisti, Carlo Caracciolo, Mario Pirani, Vittorio Ripa di Meana, nomi che a scriverli ora sembrano inghiottiti dal tempo e che per lunghi anni sono stati un pezzo di potere italiano. C'era invece il «lascito» più importante di Scalfari, l'identità, la comunità, il senso di appartenenza che sono le altre parole più pronunciate nei tanti discorsi che hanno scandito il rito di ieri. E c'era un immenso «grazie». Non solo quello scritto sulla prima pagina de la Repubblica di due giorni fa anche ieri accanto al feretro. «Grazie» è stato ripetuto nelle decine di dediche lasciate nel registro delle firme da giornalisti, intellettuali, uomini di politica e di cultura.
addio a scalfari in campidoglio
«Grazie» è stato il messaggio di chi è salito sul podio a parlare.
Ad ascoltare i loro ricordi centinaia di persone, fuori e dentro la sala. In prima fila, sul lato riservato alla famiglia, le figlie di Scalfari, Enrica e Donata. Tra il pubblico c'erano Gianni Letta, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, l'ex sindaco di Torino Piero Fassino, Luigi Zanda, il regista Roberto Andò, l'ex direttore de la Repubblica Mario Calabresi. Ad un certo punto la sala è stata chiusa perché aveva raggiunto il limite della capienza e una piccola folla si è radunata nella piazza del Campidoglio, dove era stato montato un maxischermo.
addio a scalfari in campidoglio le figlie
Il grazie più commosso e carico di umanità è arrivato da chi ha condiviso con Scalfari lunghi anni di lavoro in redazione. «Dobbiamo ringraziarlo di tutto, ma di una cosa soprattutto, di aver potuto prendere parte al suo grande e unico viaggio, che continua», ha detto Ezio Mauro, che a Scalfari è succeduto nella guida de la Repubblica. Massimo Giannini, direttore de La Stampa dopo una vita a la Repubblica, è stato il più generoso di aneddoti sulla vita «dei ragazzi di piazza Indipendenza accolti alla corte di re Eugenio». Scalfari - ha spiegato - è stato «carismatico, dispotico, dolcissimo come un padre», l'unico che ha permesso al «patto generazionale di funzionare», dando opportunità a chi era giovane.
Un grazie è arrivato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri con la promessa che «Roma saprà ricordarlo come merita». Parole di riconoscenza anche dal presidente francese Emmanuel Macron, che ha sottolineato il profondo legame di Scalfari con la Francia, un legame confermato anche dalle due pagine dedicate ieri a Scalfari dal quotidiano Le Monde.
addio a scalfari in campidoglio
Le parole di Macron sono state lette dal giornalista Bernard Guetta. Per il presidente francese Scalfariè stato un «prefiguratore dell'Unione». «La Francia ha perso un grande amico - prosegue il messaggio -. In lui non c'era solo l'amore per la nostra lingua, ma prima di tutto l'amore per la Francia, dei suoi Lumi, della sua Enciclopedia, della sua Rivoluzione. Sappiate che la Francia lo amava e ammirava e gli resta eternamente riconoscente».
Un grazie pieno di amarezza è stato quello di Walter Veltroni, che ha sottolineato che le ultime volte che l'ha sentito, «era sfiduciato, amareggiato. Si sentiva anche lui straniero in patria».
addio a scalfari in campidoglio
Maurizio Molinari, attuale direttore de la Repubblica, ha ricordato «le sue idee profondamente radicate » e «il coraggio di osare nel leggere le notizie». Un grazie corale, quindi. che diventa una promessa. Come ha precisato Massimo Giannini: «Non siamo un drappello di reduci o un collegio di orfani. Credo che in noi, oltre al dolore della perdita, debba esserci l'orgoglio e la gioia per quello che lui chiamava il lascito, cioè la certezza di aver messo in mare una barca solida, capace di navigare anche senza il suo nocchiere. Per questo dobbiamo sorridere, abbiamo vinto la nostra battaglia per il giornalismo. Quello per cui abbiamo creduto non è perduto. L'anima resta e sapremo tenerla in vita ovunque tu sarai, immenso direttore dei nostri anni felici».
massimo giannini addio a scalfari