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Marco Bresolin per ''La Stampa''
Non è bastato il sostegno compatto del fronte del Sud, Italia compresa. E nemmeno quello di Francia e Germania: la spagnola Nadia Calviño, grande favorita per la presidenza dell'Eurogruppo, è stata sconfitta dall'irlandese Pascal Donohe. Sarà l'esponente del Ppe a prendere il posto del portoghese Mario Centeno. Calviño aveva l'appoggio delle principali economie dell'Eurozona, ma in questo genere di votazioni «uno vale uno». Il primo sconfitto è certamente Pedro Sanchez, capo del governo spagnolo. Ma non è l'unico.
pierre gramegna e paschal donohoe
Perdono i governi mediterranei, che devono abbandonare una poltrona-chiave alla guida di un tavolo dove gli equilibri Nord-Sud sono importantissimi. Perdono, per lo stesso motivo, i socialisti europei. Perde l'asse franco-tedesco, che aveva puntato (seppur senza troppo entusiasmo) sulla spagnola. In qualche modo perde anche la Commissione europea, visto che Calviño è una stimata funzionaria Ue (fino a due anni fa era a capo della potente direzione generale Bilancio). E sfuma l'occasione di avere per la prima volta una donna a capo del club dei ministri delle Finanze dell'Eurozona.
L'esito della votazione - arrivata al secondo round dopo il ritiro del lussemburghese Pierre Gramegna - è invece una vittoria per il blocco dei Paesi frugali, che hanno sostenuto la corsa di Donohe con l'obiettivo di strappare ai mediterranei l'Eurogruppo. Un segnale che dà loro ulteriore forza alla vigilia del Consiglio europeo sul Recovery Fund. Al riguardo ieri sera il premier Conte in una intervista al canale televisivo spagnolo La Sexta ha dichiarato che «è necessario chiudere entro luglio i negoziati sul fondo europeo per far fronte alla pandemia di coronavirus perché ritardare la risposta può essere controproducente per tutti», dal momento che «se arriva troppo tardi, non avrà i suoi effetti».
paschal donohoe
Secondo Conte, i Paesi del Nord Europa «supereranno i loro dubbi». Tornando alla vittoria di Donohoe, a esultare è anche il blocco dei Paesi dal Fisco «generoso», essendo l'Irlanda a tutti gli effetti un membro del club. Dublino si è sempre opposta alla Web Tax. Donohe, 45 anni, è un politico di lungo corso con alle spalle diverse esperienze di governo. Esponente del "Fine Gael", è stato ministro degli Affari Ue, dei Trasporti, delle Riforme e da tre anni guida il ministero delle Finanze.
È il quarto presidente dell'Eurogruppo dopo Jean-Claude Juncker, Jeroen Dijsselbloem e Centeno. La sua candidatura è stata sostenuta dal Ppe, anche se il governo greco si era sfilato per appoggiare Calviño. «Sono profondamente onorato per questa elezione - il suo primo commento -. Non vedo l'ora di lavorare con i miei colleghi dell'Eurogruppo per garantire una ripresa equa e inclusiva e per affrontare le sfide future con determinazione». Toccherà a lui guidare l'Eurogruppo nel mezzo della crisi più violenta della storia dell'Euro. Tra i dossier sul tavolo, il dibattito sulla riattivazione del Patto di Stabilità e soprattutto sulla sua riforma.
nadia calvino con paolo gentiloni
L'Irlanda non è certo un Paese che difende l'austerità, però ha superato la violenta crisi economica riducendo a un ritmo impressionante il debito pubblico. La situazione economica è stata al centro del vertice di ieri dell'Eurogruppo. L'italiano Roberto Gualtieri ha sottolineato l'esigenza di proseguire ancora a lungo con politiche espansive e ha ribadito la posizione italiana sul Patto di Stabilità: la clausola che lo sospende dovrà essere riattivata non quando il pil tornerà a crescere, ma solo quando l'economia dell'Eurozona raggiungerà i livelli pre-crisi.
jean claude juncker 5 DIJSSELBLOEM