Pierluigi Bonora per “il Giornale”
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Sulla mobilità solo elettrica che la Ue vuole imporre a partire dal 2035, già ora il Vecchio continente viaggia a velocità diverse. Lo attesta Acea, l'Associazione europea dei costruttori di veicoli, al cui vertice siede Oliver Zipse (nella foto), numero uno di Bmw Group.
Viaggiare a velocità diverse significa, in particolare, che le infrastrutture di ricarica per le auto elettriche, nell'Ue, sono concentrate per il 70% in sole tre aree: nell'ordine, Paesi Bassi, Francia e Germania, cioè il 23% della superficie totale europea. E se si considera la Top five, ecco aggiungersi Italia e Svezia. Il 30% delle colonnine è invece distribuito nel restante 77% del territorio.
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Allo stato dell'arte, i Paesi con il minor numero di colonnine sono Cipro, Malta, Lituania, Bulgaria e Grecia. Il divario, a esempio, tra Germania (terzo Paese per numero di punti di ricarica, 19,9% di tutte le infrastrutture Ue) e Italia (quarto Paese, con nemmeno il 6%) sta a dimostrare i forti sbilanciamenti esistenti. Osserva l'Acea: «Si sta sviluppando una linea di demarcazione tra gli Stati membri dell'Ue più ricchi dell'Europa Occidentale e quelli con un Pil inferiore nella parte Orientale».
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Ma come nel caso della distribuzione disomogenea dei punti di ricarica, «ci troviamo di fronte a una chiara divisione nell'accessibilità alle auto elettriche tra Europa Occidentale ed Europa Centro-Orientale, nonché a un pronunciato divario tra Nord e Sud», avverte Eric-Mark Huitema, direttore generale di Acea.
Nel 2020, le auto elettriche e ibride ricaricabili - ricorda l'associazione - hanno rappresentato il 10,5% di tutte le macchine nuove vendute nell'Ue, con 10 Stati la cui quota era ancora inferiore al 3%, gli stessi che hanno un Pil medio pro-capite sotto i 17mila euro.
«D'altra parte - aggiunge Huitema - una quota di mercato superiore al 15% per le auto elettriche si trova solo nei Paesi più ricchi del Nord Europa con un Pil medio che supera i 46mila euro».
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E quasi tre quarti di tutte le vendite di auto elettriche nell'Ue sono concentrate in Svezia, Paesi Bassi, Finlandia e Danimarca, Paesi con alcuni dei Pil pro capite più alti. Il restante 23% è distribuito negli altri Stati. L'ambizioso piano proposto dalla Commissione Ue denominato Fit for 55 deve tenere comunque conto di una serie di punti fermi. «Bruxelles - spiega Huitema - deve garantire urgentemente che ci siano tutte le condizioni e nessun Paese o cittadino sia lasciato indietro. I veicoli elettrici devono essere accessibili e convenienti per tutti».
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Acea, inoltre, rileva che sulla base dei calcoli della Commissione Ue, un'ulteriore riduzione (-50%) delle emissioni di CO2 delle auto al 2030, richiederebbe almeno 6 milioni di colonnine disponibili. «Ma con meno di 225mila punti di ricarica presenti ora, ciò si traduce in un incredibile aumento di 27 volte in meno di 10 anni».