DAGOREPORT
Gualtieri Conte
Oggi l’Eurogruppo non darà il via libera a un bel niente: sul tavolo i vari ministri dell’Economia e Finanze (per noi, quel leone di Roberto Gualtieri) scodelleranno un menu di opzioni che va dall’utilizzo del famigerato salva-Stati (Mes) al piano di Macron, Sanchez, Conte, Costa etc. che è questo: chiamateli come cazzo volete, Eurobond Coronabond o Samantha-bond, ma occorre che l’Unione Europea emetta e garantisca obbligazioni (bond) a 15-20 anni, che saranno finalizzati solo all’emergenza economica; e per questo sarà istituita una commissione che verificherà l’utilizzo dei fondi dai vari paesi che ne faranno richiesta.
bruno le maire emmanuel macron
“Sul tavolo c'è anche una proposta di compromesso sul Mes che raccoglie il consenso della maggior parte dei ministri dell'Eurozona” - scrive Marco Bresolin su “la Stampa” – “Prevede linee di credito (Eccl) fino al 2% del Pil per ogni Paese (circa 36 miliardi per l'Italia) con “condizioni minime”, come le ha definite ieri Merkel: per il governo dell'Aja sono troppo leggere, mentre per quell'italiano sono ancora troppo pesanti. In sostanza i Paesi dovranno usare quei prestiti solo per le spese legate all' emergenza, rispettare i vincoli economici imposti dai parametri e dalle raccomandazioni Ue’’.
therry breton ursula von der leyen 1
Non basta: “Ci sarebbe poi da firmare anche un protocollo d' intesa (il «Memorandum») con le condizioni del prestito. Secondo quanto riferito da fonti Ue, il Memorandum sarebbe meno invasivo di quello firmato a suo tempo dalla Grecia (niente Troika), ma comunque diverso da un Paese all' altro, il che potrebbe evidenziare le vulnerabilità italiane”.
Ecco perché oggi all’Eurogruppo non si potrà finalizzare alcun accordo. E la riunione dei 27 premier europei, prevista per il 10 aprile, slitterà a dopo Pasqua, fino a quando i tecnici non raggiungeranno un accordo.
GUALTIERI CENTENO
Oggi chi menerà la battaglia contro MES con o senza condizionalità alla greca sarà il cazzuto portoghese Mario Centeno e il vispo Macron. E il motivo è semplice: lo stato dell’indebitamento della Francia rischia di raggiungere quello dell’Italia. Il ministro delle finanze francesi Bruno Le Maire ha annunciato che “un accordo sta emergendo sui primi tre livelli della risposta europea ma non è abbastanza, spero si apra la porta a questo strumento per la risposta globale alla crisi”. Per aggiungere poi che ‘’Non dobbiamo fare l'errore di dieci anni fa, gli stati devono ripartire alla stessa velocità, non possiamo ritrovarci dopo la crisi in situazioni di profonda divergenza tra le economie”.
Olaf Scholz e Merkel
Da qui l’appello congiunto dei commissari europei Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che in una lettera inviata a Corriere della Sera e Faz propongono un “Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine“. Un fondo temporaneo ed eccezionale di solidarietà per mutualizzare i debiti.
Dopo il chiaro avvertimento di Di Maio al ministro Roberto Gualtieri (“Il nostro 'no' al Mes è categorico. Il Movimento è pronto a tutto”), Conte ha confermato la linea dura: “Senza eurobond, l’Italia si alza e se ne va”.
hoyer giuseppe conte dario scannapieco
Ma la vera battaglia sta avvenendo in casa tedesca tra il presidente della Bei, Werner Hoyer, favorevole a una sorta di eurobond, e la posizione intransigente del vice del ministro delle Finanze Jorg Kukies, grande alleato del presidente del MES, Rengling e co-responsabile di Goldman Sachs in Germania e Austria fino ad aprile 2018 quando è stato chiamato al governo. Jorg Kukies è un tipino che se ne fotte anche del suo ministro delle Finanze Olaf Scholz, che ha dichiarato “niente Troika questa volta”.
Olaf Scholz e Kukies
A questo punto, scrive Salimbeni sul “Messaggero”, la situazione è questa. “Il fronte a favore conta 12-13 Stati: oltre ai 9 della lettera (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovenia, Lussemburgo, Belgio) già dieci giorni fa avevano espresso orientamento simile Slovacchia e i paesi baltici. Olanda, Austria e Finlandia nettamente contrari. Il governo tedesco è contrario nonostante nel paese ci sia un gran dibattito. Non è secondario che la Bce sia a favore di un coronabond perché ne alleggerirebbe l'esposizione sui mercati. L'ultima indicazione è che Berlino preferirebbe temporeggiare rinviando la decisione sul “quarto pilastro” all'autunno. Il boccone resta indigeribile”.
JORG KUKIES