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    IL PECCATO DI EVA - DOPO QUASI UN MESE EVA KAILI, L'EX VICE PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO FINITA IN GALERA CON L'ACCUSA DI CORRUZIONE NELL'INCHIESTA QATARGATE, HA POTUTO RIVEDERE LA FIGLIA DI QUASI DUE ANNI NEL CARCERE DOVE È DETENUTA: "HANNO GIOCATO INSIEME, ERA FELICE". NEI GIORNI SCORSI ANCHE AMNESTY INTERNATIONAL AVEVA SOTTOLINEATO L'IMPORTANZA DI CONSENTIRE ALLA BAMBINA DI RIVEDERE LA MADRE, CONSIDERATI I TEMPI DI DETENZIONE


     
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    Luca De Vito per repubblica.it

     

    EVA KAILI EVA KAILI

    Un incontro di tre ore, cominciato alle 16.20 del pomeriggio e finito alle 19.20. Dopo quasi un mese Eva Kaili, l'ex vice presidente del Parlamento Europeo finita in carcere con l'accusa di corruzione nell'inchiesta Qatargate, ha potuto rivedere la figlia di quasi due anni. Accompagnata dal nonno Alexandros Kaili con un taxi, la bambina è arrivata al carcere di Haren, la nuova struttura penitenziaria belga che si trova a pochi chilometri dal centro di Bruxelles.

     

    L'avvocato Dimitrakopoulos ha raccontato che Kaili era "felice di aver rivisto la bambina dopo un mese". Madre e figlia "hanno giocato insieme per circa 2 ore e venti minuti. La stanza era molto bella e non sembrava di stare dentro a un carcere". L'avvocato ha poi fatto sapere che nei prossimi giorni la bambina tornerà ad Haren nuovamente per trovare la mamma.

     

    EVA KAILI EVA KAILI

     

     

    Eva Kaili era stata arrestata in flagranza lo scorso 9 dicembre perché aveva chiamato il padre chiedendogli di venire a prendere una valigia nella casa in cui viveva con il marito Francesco Giorgi, dopo aver saputo che quest'ultimo era stato arrestato. Una valigia dentro la quale si trovavano 750mila euro. Kaili ha detto agli investigatori di sapere che il marito conservasse qualcosa per conto di Panzeri, ma sostiene di non essere stata a conoscenza del contenuto della valigia fino a quel mattino.

     

    FRANCESCO GIORGI EVA KAILI FRANCESCO GIORGI EVA KAILI

    Kaili aveva presentato la richiesta per incontrare la figlia tramite il suo avvocato che è stata accolta dalle autorità penitenziarie di Haren. Una prima richiesta invece era stata rifiutata, probabilmente per motivi legati alla carenza di personale nel periodo festivo: all'incontro devono essere presenti infatti due psicologi. Nei giorni scorsi anche ong come Amnesty International avevano sottolineato l'importanza di consentire alla bambina di rivedere la madre, considerati tempi di detenzione: all'udienza del 22 dicembre scorso infatti il giudice aveva respinto la richiesta dei legali di concedere i domiciliari con in braccialetto elettronico.

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