Francesco Grignetti per “la Stampa”
david rossi
David Rossi, il manager del Monte dei Paschi di Siena precipitato dalla finestra del suo ufficio la sera del 6 marzo 2013, si suicidò. Non hanno tentennamenti, nelle loro conclusioni, i medici legali nominati dalla commissione parlamentare d’inchiesta su quella morte. E neppure i carabinieri del Ris, quelli delle investigazioni scientifiche.
Tutte le prove scientifiche, che siano i risultati dell’autopsia, che siano le ricostruzioni con manichini virtuali, portano all’unica conclusione che Rossi quella sera scavalcò il davanzale, mettendo i piedi con attenzione sul condizionatore d’aria, e poi tenendosi alla sbarra di protezione si lasciò andare nel vuoto a piedi in giù.
inchiesta delle iene su david rossi
«Una caduta a candela», la definisce il colonnello dei carabinieri Sergio Schiavone. Il certosino lavoro dei tecnici dell’Arma ha smontato tanti presunti misteri tecnici, dalla telefonata che secondo alcuni ci fu e secondo altri non ebbe risposta, a un sms che sembrava essere partito dopo la morte di Rossi, a una mail con richiesta di aiuto che pareva farlocca, o il bagliore di un video che è una semplice goccia di pioggia.
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Non tutto è chiaro, però. Il mistero di questa morte è anzi ancora più fitto di prima, perché i medici legali hanno evidenziato almeno 9 lesioni sul corpo di David Rossi che non sono compatibili con la caduta. Ci sono i segni di pugni allo zigomo sinistro, al labbro, al naso, lacerazioni su un avambraccio, sul polso sinistro. Ferite che non trovano spiegazione se non in una violenta aggressione, in ufficio, tra le ore 18 e le 20. È uno scenario davvero nuovo, inquietante, che potrebbe spiegare la scelta disperata di Rossi.
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Oltretutto c’è un dettaglio finora inesplicabile, ma che si andrebbe a incastrare alla perfezione nel quadro: nel cestino dell’ufficio la polizia trovò dei fazzolettini sporchi di sangue, peccato che il pm li abbia ritenuti semplici rifiuti e distrutti. E perciò, come ha spiegato il presidente della Comissione, Pierluigi Zanettin, «sono maturate delle ulteriori ipotesi che contengono sviluppi investigativi che invieremo sia alla procura di Genova che a quella di Siena». Zanettin si spinge a ipotizzare una «induzione al suicidio».
david rossi
La famiglia, che pure non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio, è sconvolta dall’ipotesi della aggressione che precedette la caduta. La vedova, Antonella Tognazzi, ricorda come «c’è una nostra relazione che evidenzia come nella lacerazione al fegato c’è un livido esterno a forma di pugno». La signora comunque non accetta l’idea che si parli solo di suicidio e spera in una contro-audizione dei suoi periti, che potrebbero collegare le ferite con una caduta che simula un suicidio, da parte di ignoti che avrebbero tenuto l’uomo per i polsi prima di gettarlo nel vuoto.
Si fanno sentire anche mamma e fratello del morto, attraverso il legale Paolo Pirani: «Al di là della modalità della caduta, è emersa una verità: ci sono sicuramente ferite non compatibili con la caduta, non auto-inferte, e successive alle ore 18, come noi abbiamo sempre sostenuto.
video david rossi
Qualcuno ha procurato quelle ferite a David e quel qualcuno, anche nell’ipotesi del suicidio, resta non identificato». Misteri. Come quello di un video che era stato cancellato (ma recuperato in extremis) dal supporto che i tecnici privati di Mps avevano consegnato alla polizia: solo ora, a nove anni dai fatti, è saltato fuori un video che teoricamente non potrebbe esistere.
video david rossi 2
Si vedono due impiegati della banca che escono quasi in contemporanea con la caduta di Rossi da una porta secondaria. La procura di Genova li ha già interrogati: non c’entrano niente. Sono la prova vivente però che le porte, a differenza di quanto affermato con iattanza da Mps, non erano affatto tutte chiuse, e che insomma qualcuno poteva anche entrare senza passare sotto il naso del vigilante.
Il quale ora rischia perché la famiglia gli ha fatto causa per omissione di soccorso, e quindi al Montepaschi per responsabilità oggettiva. Che ci sia stata omissione, è agli atti: la caduta fu registrata dalle telecamere; poi il povero Rossi agonizzò per 20 minuti al suolo. Secondo i medici legali, se fosse stato soccorso per tempo, si sarebbe potuto salvare.
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