Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
FABIO RIVA
Stessa imputazione di bancarotta dell' Ilva della famiglia Riva ex proprietaria dell' acciaieria di Taranto, medesimi gli atti raccolti dalla Procura di Milano, identico il contesto nel quale negli ultimi tre anni il fratello e due figli dello scomparso patron Emilio Riva avevano più volte chiesto di patteggiare la pena: perciò ieri sorprende l' abissalmente opposto esito.
L' ex presidente del gruppo Fabio Riva, che in precedenza si era visto respingere un patteggiamento ritenuto da altri giudici troppo basso intorno ai 5 anni, e per il quale la Procura chiedeva una condanna analoga, è stato assolto nel rito abbreviato dalla gip Lidia Castellucci «perché il fatto non sussiste»: e quindi perché a non sussistere è proprio quella bancarotta Ilva per la quale lo zio e il fratello di Fabio Riva, cioè Adriano e Nicola, avevano invece già patteggiato rispettivamente 2 anni e mezzo nel maggio 2017 e 3 anni nel febbraio 2018.
ilva
fabio riva
Il contrasto di giudicati sulla bancarotta Ilva, ove dovesse cristallizzarsi nei futuri gradi di Appello e Cassazione l' assoluzione di Fabio Riva che la Procura impugnerà sicuramente, determinerebbe per Nicola Riva la possibilità di ottenere la revisione e dunque l' annullamento del proprio patteggiamento (un po' come qualche mese fa è avvenuto per Giulia Ligresti nel processo Fonsai dopo l' assoluzione dei coimputati per insussistenza della medesima accusa da lei patteggiata). Per Adriano Riva ciò non è più possibile perché è morto poche settimane fa, mentre è prevedibile che la Procura a questo punto chieda l' archiviazione dei residui coindagati dei Riva.
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La sentenza non avrà invece ripercussioni sulla mostruosa cifra (1 miliardo e 100 milioni, più poi altri 230) sequestrata nel 2013 dal gip milanese Fabrizio D' Arcangelo in trust dell' isola di Jersey in una inchiesta dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici sugli «scudi fiscali» operati dalla famiglia Riva, somma che proprio Adriano Riva aveva messo sul piatto della sua richiesta di patteggiamento e che poi è andata a finanziare la bonifica ambientale dell' area su cui sorge lo stabilimento tarantino ceduto intanto agli indiani di Arcelor: quei soldi, infatti, restano lì perché, oltre ad essere vincolati nella transazione da una specifica normativa che escludeva l' impatto di futuribili assoluzioni, furono comunque sequestrati per un titolo di reato diverso dalla bancarotta giudicata ieri, e cioè per «trasferimento fraudolento di valori».
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Comprensibile la soddisfazione dei difensori Giampaolo Del Sasso e Salvatore Scuto: infatti per Fabio Riva, presente in aula, non si aggrava così la posizione giudiziaria che lo vede in questo momento scontare in detenzione domiciliare una condanna definitiva a 6 anni e 3 mesi, per associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato, in relazione all' indebita percezione societaria nel 2008-2013 di 100 milioni di euro di contributi della «legge Ossola» alle imprese che esportavano.
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