Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Mettiamola così. Tutti credevano di sapere come fosse realmente andata tra Silvio Berlusconi e Karima El Mahroug (detta Ruby) quando scoppiò il caso del «bunga bunga» e quando Berlusconi, poi, fu assolto in Appello. Tutti immaginavano: ma non potevano scriverlo, perché sulla carta, come in tribunale, conta solo ciò che è provabile.
Egidio Verzini
Allo stesso modo, ora, nel dicembre 2018, tutti credono di sapere come sia andata all'ex avvocato di Ruby Egidio Verzini: il quale, a distanza di otto anni, si è improvvisamente svegliato e ha deciso «per dovere etico e morale» di disintegrare il proprio segreto professionale e di raccontare che Berlusconi, ai tempi, sapeva benissimo che Ruby era minorenne, e che perciò nel 2011 pagò lei e il suo fidanzato con cinque milioni di euro transitati per vari paradisi fiscali: un' operazione che secondo Verzini coinvolse anche l'avvocato Niccolò Ghedini. Il quale ora smentisce con un comunicato: «Mai vi sono stati contatti per farle avere denaro».
RUBY
Un gesto - quello di rompere il segreto professionale - che per un avvocato è il più grave e squalificante possibile («ho deciso di rinunciare all'obbligo del segreto professionale», dice ora il civilista Verzini: ma l'espressione «rinunciare a un obbligo» è un nonsenso) e che capita mentre il processo «Ruby Ter» entra in una fase caldissima, avendo peraltro tra i 28 imputati anche Berlusconi e Ghedini. Domanda più che spontanea: come mai succede questo? Come mai succede ora?
Che cosa ha convinto un professionista come Verzini a sputtanarsi professionalmente come avvocato, visto che il Codice Forense sulla gravità del suo gesto è piuttosto chiaro? Ecco, anche qui: tutti magari credono di saperlo, ma non possono scriverlo, perché conta solo ciò che è provabile e tutto il resto è maldicenza o diffamazione.
RUBY KARIMA EL MAROUGH A FORTE DEI MARMI CON LA FIGLIA
NON È LA PRIMA VOLTA
Ma vediamo di che cosa stiamo parlando. Anzitutto non è neanche esatto che Verzini non abbia mai parlato prima di ieri: il 1° agosto 2014 - Berlusconi era stato appena assolto in Appello - il legale rilasciò un'intervista all' Espresso e disse che Ruby aveva incassato «più di sei milioni di euro su conti all'estero» (non cinque) e precisò che «se Berlusconi fosse stato condannato avrei continuato a tacere per non ledere la sua posizione di imputato».
niccolo ghedini
Che è esattamente quello che però sta facendo ora: sta parlando e sta ledendo la posizione degli imputati Berlusconi e Ghedini, tra altri. Ma Verzini, già allora, anteponeva ragioni etiche e morali che giustificassero la sua rottura del segreto professionale.
Che poi: il segreto professionale di chi? Domanda: Verzini gestì anche solo parzialmente quella trattativa economica o riferisce solo ciò che fecero gli avvocati che gli subentrarono, tra i quali Paola Boccardi?
È un punto chiave, perché proprio da qui potrebbe passare la differenza tra essere un testimone o essere un coimputato, una differenza la cui valutazione è ovviamente nelle mani dei magistrati: ora come allora. Il crinale è ambiguo. Se sei a conoscenza di un accordo illegittimo per versare cifre a sei zeri a un testimone, i casi sono due: o sei il suo avvocato o sei comunque complice. Chi decide?
RUBY KARIMA EL MAROUGH A FORTE DEI MARMI CON LA FIGLIA
Verzini, nel 2014, disse che la sua strategia «legale» era che Ruby ottenesse dei soldi da Berlusconi semplicemente costituendosi parte civile in un altro processo (quello contro Emilio Fede) ma disse pure che Ruby rifiutò, e che lei gli disse che si era accordata privatamente per cifre ben più alte.
E su questo - su possibili interventi esterni affinché Ruby non si costituisse parte civile - il coscienzioso Verzini aveva a sua volta già parlato nel novembre 2013: l' aveva fatto con delle dichiarazioni all' Ansa (come ha fatto ieri) e soprattutto l' aveva fatto mentre il processo d' Appello a Berlusconi non era ancora iniziato, anzi, erano state appena depositate le motivazioni della condanna a 7 anni nel processo di primo grado.
Nel novembre 2013, a esser precisi, Verzini aveva detto che c'erano stati «degli interventi esterni intuibili da chiunque», e non aveva nascosto una scarsa simbiosi con la figura di Silvio Berlusconi: «Non capisco come un ex presidente del Consiglio possa parlare in questi giorni di moralità e dignità, quando durante la sua carica ha assunto comportamenti censurabili».
Berlusconi in tribunale
Dopo l'intervista rilasciata a l'Espresso, comunque, il veronese Verzini fu ascoltato dai pm milanesi per quattro volte, tuttavia «a ogni domanda ho sempre opposto il segreto professionale», precisò nel tardo luglio 2015. E l'intervista all' Espresso? La ammise, ma «da qui ad attribuirmi rivelazioni sul rapporto avvocato-cliente credo ci sia un abisso Non ho parlato di bonifici sarebbe in netto contrasto con la mia etica professionale».
PARLO SOLO ALLA STAMPA
Riecco l'etica. «I magistrati», insomma, «non potevano chiedermi circostanze che avrebbero comportato una violazione deontologica». Eh no, non potevano chiederglielo. Ma è quello che ha fatto da solo ieri: ha riferito all' Ansa di 5 milioni di euro versati tramite la Antigua Commercial Bank di Antigua su un conto messicano, 2 milioni per l'ex compagno di Ruby, Luca Risso, e 3 per lei, poi transitati a Dubai. Berlusconi - aggiunge - sapeva che Ruby era minorenne (fatto a oggi smentito anche dalla Cassazione) e tutta l' operazione sarebbe stata gestita da Niccolò Ghedini ancora con Luca Risso.
berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola
Dapprima era anche previsto un milione per Verzini. Che non fece denunce. Non disse niente. Rinunciò all' incarico. Ma ora, d' un tratto, «dopo lunga ed attenta valutazione, reputo mio dovere etico e morale (rieccoci, ndr) rendere pubblico ciò che si è realmente verificato nella vicenda Ruby, perciò ho deciso di rinunciare all' obbligo del segreto professionale». Seguirà interrogatorio, c' è da giurarci. Ovviamente nel rispetto della sua sensibilità etica e morale.
Berlusconi in tribunale