Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Poi Patrick Zaki ha aperto bocca a margine delle tremila interviste rilasciate dopo la sua liberazione: e si è visto che non parla una parola d’italiano. Tutti di sale, ma guai a dirlo. Rispondeva in inglese.
PATRICK ZAKI
Cioè: «Zaki uno di noi», «cittadino italiano», le luci dei municipi accese, le candele alle finestre, centinaia di comuni a conferirgli la cittadinanza onoraria, una mozione in Senato per dargli la cittadinanza italiana, la richiesta al Governo di motivarla con «meriti speciali», quasi 300mila firme, l’appello della conferenza dei rettori, 26 europarlamentari e una lettera all’ambasciata del Cairo, una risoluzione a Bruxelles, studenti mobilitati, Patrick «affamato di conoscenza», appassionato di «letteratura napoletana, «Zaki il bolognese», la maglietta della «sua» università recapitata dall’Ateneo, la borsa di studio per lui «sempre teso alla condivisione, quell’ansia di conoscere e di sapere», il master frequentato nella «sua» Bologna: anche se non è chiaro in che lingua.
PATRICK ZAKI
Poi capisci che l’unica cosa che conta è che abbiano liberato un detenuto per un reato di opinione, anche se è accaduto in Egitto con un detenuto egiziano. Andrea Costantino e Marco Zennaro, invece, accusati di reati indefiniti, sono due detenuti incarcerati rispettivamente negli Emirati Arabi e in Sudan, ma, dopo il caso Regeni, sono solo italiani e non egiziani.
patrick zaki patrick zaki intervistato da repubblica dopo la scarcerazione 1 patrick zaki patrick zaki