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    POVERA ITALIA. OPPURE NO? L'ISTAT AFFERMA CHE, NEL 2023, LA POVERTÀ ASSOLUTA HA RAGGIUNTO “LIVELLI MAI TOCCATI”. MA ALLO STESSO TEMPO FA SAPERE CHE “LA POVERTÀ O ESCLUSIONE SOCIALE È DIMINUITA DI OLTRE 900 MILA PERSONE”. COM’È POSSIBILE? – L'ECONOMISTA MARCO FORTIS: “LA CONFUSIONE DOMINA PERCHÉ ESISTONO TANTE DEFINIZIONI DI POVERTÀ E SPESSO GLI INDICATORI SI MUOVONO IN MODO DIVERGENTE. L’UNICA COSA CERTA È CHE ESISTE UN AMPIO DIVARIO TRA NORD-CENTRO E MEZZOGIORNO”


     
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    Estratto dell’articolo di Marco Fortis per “Il Sole 24 Ore”

     

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    Sul tema della povertà in Italia e sulle sue reali dimensioni e tendenze la confusione regna sovrana. E il dibattito appare surreale, frequentemente parziale e finalizzato a sostenere questa o quella tesi politica.

     

    La confusione domina innanzitutto perché esistono tante definizioni di povertà: povertà assoluta, povertà monetaria, rischio di povertà o esclusione sociale, ecc. E spesso gli indicatori di questi tipi di povertà si muovono perfino in modo divergente.

     

    […] Si aggiunga poi che in un Paese come l’Italia, dove è oltremodo difficile stimare il “nero”, soprattutto in alcune aree (Mezzogiorno) e per alcune fasce della popolazione (immigrati), calcolare il livello reale della povertà è di per sé una impresa non facile.

     

    Statistiche in contraddizione

    disuguaglianze economiche in italia disuguaglianze economiche in italia

    Un esempio della contraddizione dei messaggi sulla povertà lo abbiamo avuto nelle ultime settimane, allorché, da un lato, il Rapporto annuale 2024 dell’Istat ha tracciato un quadro a tinte fosche della povertà assoluta in Italia, mentre, dall’altro lato, lo stesso Istat in un comunicato di pochi giorni prima aveva confermato la notevole diminuzione negli ultimi otto anni del rischio di povertà o esclusione sociale nel nostro Paese.

     

    Il Rapporto annuale 2024 dell’Istat ha affermato che nel 2023 la povertà assoluta ha raggiunto in Italia «livelli mai toccati in precedenza, per un totale di 5 milioni 752mila individui in povertà», cioè 1,6 milioni in più rispetto al 2014. Dati che hanno scatenato una moltitudine di editoriali preoccupati.

     

    RISCHIO POVERTA - CONFRONTO TRA ITALIA E EUROPA RISCHIO POVERTA - CONFRONTO TRA ITALIA E EUROPA

    Per contro, il comunicato Istat del 7 maggio scorso, “Condizioni di vita e reddito delle famiglie 2023”, ha evidenziato che in Italia la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, in base all’indicatore composito Europa 2030, è diminuita di oltre 900mila persone nel solo 2023.

     

    Inoltre, secondo le serie storiche che lo stesso Istat trasmette all’Eurostat, tra il 2015 e il 2023 il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia è diminuito complessivamente di 3 milioni e 900mila, con un calo, in particolare, di circa 1 milione di individui in condizioni di povertà monetaria e di 4,6 milioni del numero di persone severamente deprivate.

     

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    Numeri in forte contraddizione, dunque. L’unica cosa certa è che anche per la povertà esiste un ampio divario tra Nord-Centro e Mezzogiorno: su questo punto tutte le statistiche convergono. Ma per il resto naufraghiamo in un mare di indicatori contrastanti di povertà e diseguaglianza che non ha eguali negli altri Paesi e di cui i media sono bombardati.

     

    MARCO FORTIS MARCO FORTIS

    Negli articoli, peraltro, prevalgono decisamente le chiavi di lettura più negative, cioè che la povertà in Italia starebbe aumentando in modo galoppante. Un’altra convinzione diffusa è che il potere d’acquisto delle famiglie sia tendenzialmente in diminuzione.

     

    Ma pochi conoscono i veri numeri di quest’altro indicatore statistico. Infatti, il potere d’acquisto delle famiglie italiane ha subìto il suo più forte calo storico del Dopoguerra nel corso della crisi mondiale del 2008-2009 e della successiva austerità del 2011-2013, allorché in sei anni il reddito disponibile delle famiglie italiane si è ridotto di 125 miliardi di euro in termini reali.

     

    POVERTA DI CITTADINANZA - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA POVERTA DI CITTADINANZA - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

    L’inflazione del 2022-2023, di cui tanto si parla, ha, sì, eroso negli ultimi due anni circa 25 miliardi di potere d’acquisto, dopo che però quest’ultimo era risalito dal 2014 al 2021 di 65 miliardi rispetto al minimo del 2013. Anno rispetto al quale siamo dunque ancora sopra di 40 miliardi in termini reali.

     

    Come leggere gli Indicatori Europa 2030 In definitiva, l’Italia è davvero così povera, come molti credono? E siamo più poveri dei Paesi a noi simili? Ci vengono in aiuto gli stessi Indicatori Europa 2030 elaborati dall’Istat, indicatori che non soltanto sono tra i più comparabili perché elaborati con metodologie simili ma sono anche quelli che in Europa fanno testo, un po’ come il 3% di deficit/Pil per le finanze pubbliche, circa gli impegni che i vari Paesi prendono con Bruxelles sui target di riduzione della povertà e del disagio sociale.

     

    poverta in italia poverta in italia

    Ebbene, se il rischio di povertà o esclusione sociale in Italia è calato di ben 5,6 punti dal 2015 al 2023, in Germania nello stesso periodo esso è aumentato di 1,2 punti e in Francia è cresciuto di 2,6 punti dal 2015 al 2022 (per questo Paese mancano ancora i dati del 2023). In Spagna è invece diminuito di soli 2,2 punti. Nel 2015 avevamo più o meno lo stesso indice di rischio di povertà o esclusione sociale della Spagna (noi 28,4%, Madrid 28,7%) ed eravamo 8,4 punti sopra la Germania (20%) e 10 punti sopra la Francia (18,4%).

     

    Oggi l’Italia (pur con dentro tutta la problematicità del Mezzogiorno) è scesa al 22,8%, vicina ai livelli di Germania (21,2%) e Francia (21%), mentre la Spagna non è riuscita a fare altrettanto (26,5%).

     

    […]

     

    ricchezza e poverta 6 ricchezza e poverta 6

    È altresì interessante notare che dal 2015 al 2022 è fortemente calata in Italia la percentuale di minori severamente deprivati con meno di 16 anni (dal 16,7% al 5%) e di giovani severamente deprivati dai 15 ai 29 anni (dal 10,6% al 3,7%). Anche per queste due categorie di età oggi la percentuale dell’Italia è decisamente la più bassa rispetto a Germania, Francia e Spagna.

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