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    FACE-BUU! - NEL GIRO DI TRE MESI LE AZIONI DI FACEBOOK HANNO PERSO LA METÀ DEL LORO VALORE - IERI IL TITOLO HA TOCCATO IL SUO MINIMO STORICO DI 19,79 $ AD AZIONE: AL MOMENTO DELLA SCONSIDERATA OFFERTA INIZIALE VALEVA DA 34 A 38 $ - IL PARA-GURU ZUCKERBERG HA AMMESSO AI DIPENDENTI: “IL PREZZO DELLE AZIONI MI ADDOLORA. MA LA STAMPA NON CONOSCE I PIANI FUTURI, ALTRIMENTI MOSTREREBBE LA MIA STESSA FIDUCIA” - C’È POCO DA ESSERE FIDUCIOSI…


     
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    1 - IL MERCATO BOCCIA IL TITOLO FACEBOOK, DIMEZZATO IL VALORE IN SOLI TRE MESI
    Francesca Pierantozzi per "Il Messaggero"

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    Nuova doccia fredda su Facebook. Alla scadenza del primo dei lock up previsti dopo il collocamento, si è aperta la corsa alla vendita. E il titolo ora vale circa la metà dei 38 dollari chiesti al momento dell'Ipo (Initial public offering), appena tre mesi fa. Proprio ieri, inoltre, si è appreso che il fondo del miliardario George Soros ha investito su Facebook 10,6 milioni di dollari nel secondo trimestre 2012. Da allora il titolo ha lasciato sul campo il 34% del suo valore.

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    Non appena si è accesa la luce verde per i grandi investitori come Dst Global, Goldman Sachs, Elevation Partners e Accel Partners, sono state liberate 271,1 milioni di azioni che ora potrebbero finire sul mercato, andandosi ad aggiungere ai 421 milioni già in circolazione (altri 1,3 miliardi di titoli sono attesi sul mercato entro la fine dell'anno). Solo nella prima ora di scambi a Wall Street sono passate di mano 62 milioni di azioni, un volume doppio rispetto alla media degli ultimi 30 giorni, portando il social network a toccare un nuovo minimo a 19,79 dollari (-6%), un livello che è andato peggiorando verso la fine delle contrattazioni.

    I mercati hanno da subito dubitato della valutazione data al titolo che ha portato a un Ipo secondo alcuni gonfiata sia nel prezzo (la forchetta è stata alzata a pochi giorni dalla quotazione dai precedenti 28-35 a 34-38 dollari per azione) che nei volumi. L'offerta infatti venne ampliata del 25% offrendo 3 miliardi più del previsto per complessive 421,2 milioni di azioni il che ha consentito di raccogliere 16 miliardi di dollari per una valutazione della società pari a 104 miliardi. La prima doccia fredda è arrivata al debutto, dove chi si aspettava un gran balzo è rimasto deluso dalle quotazioni rimaste poco sopra il prezzo del collocamento (+0,61% a 38,23 dollari).

    STEFANO DISEGNI SU FACEBOOKSTEFANO DISEGNI SU FACEBOOK

    Con i conti trimestrali sono poi arrivati i dubbi sulla capacità della società di generare ricavi in futuro, tanto da far parlare del rischio di una «bolla». La perdita, in linea con le attese degli analisti, è stata pari a 157 milioni di dollari, contro l'utile di 159 dello stesso periodo dello scorso anno. Sono scattate le vendite in Borsa e al titolo è costato uno scivolone sulla capitalizzazione valutato 40 miliardi ad un'ora della chiusura di Wall Street, poco al di sotto del 50% rispetto ai valori della quotazione del 18 maggio.

    A innervosire il mercato è stata anche la prospettiva di un ulteriore pacchetto di quasi 2 miliardi di azioni che potrebbero scaricarsi sulla piazza entro fine anno. «Se il valore dei vostri investimenti venisse dimezzato osservava un operatore americano ieri pomeriggio restereste impassibili con il rischio di mettere a repentaglio l'altra metà dei vostri soldi?». Un commento che lascia intendere il sentimento del mercato nei confronti della regina dei social network.

    DEPRESSIONE DA FACEBOOKDEPRESSIONE DA FACEBOOK

    Tuttavia il meglio deve ancora arrivare. Con 243 milioni di azioni «sbloccate» dal lock up in ottobre e altri 1,2 miliardi che saranno liberate dal 14 novembre, quello sarà il vero momento della verità per Mark Zuckerberg, chief executive e inventore della società.

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    In tanti si cominciano a chiedere chi abbia vinto e chi perso in questa operazione. Non i piccoli investitori, molti dei quali hanno avviato una class action, forse le banche con le loro commissioni monstre: Morgan Stanley ha raccolto 68 milioni di dollari pari al 38,5% sui 176 milioni complessivi, mentre a Jp Morgan è andato il 20% e Goldman Sachs il 15% del totale.


    2 - "IL PREZZO DELLE AZIONI FACEBOOK MI ADDOLORA"
    Da "Giornalettismo.com"

    Mark Zuckerberg ha incontrato i dipendenti e affrontato la questione, raccontando del proprio personale "dolore" nel leggere oggi i dati sulle azioni di Facebook.

    LA NOVITA' - Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, il CEO di Facebook ha convocato una riunione con i dipendenti, nel corso della quale si è detto addolorato per il crollo delle azioni della sua società dopo la quotazione in borsa. Zuckerberg ha poi proseguito dicendo ai dipendenti che la stampa non conosce i piani dell'azienda del futuro e che se li conoscesse mostrerebbe la sua stessa fiducia sul fatto che le azioni risaliranno dal baratro nel quale sono precipitate. Gli investimenti effettuati negli ultimi mesi dall'azienda, a suo dire, produrranno presto i loro effetti riportando la fiducia sul titolo.

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    LA DOMANDONA - Quando un impiegato gli ha chiesto se quindi ora i dipendenti siano autorizzati a discutere della quotazione delle azioni, ha risposto positivamente, pur ribadendo che il punto non dovrebbe essere la loro quotazione. Molti dipendenti hanno comprato o ricevuto opzioni su quelle azioni e molti sono comprensibilmente preoccupati.

    LA FOTO DI UN DISASTRO - Le azioni hanno toccato proprio ieri il loro minimo storico, scendendo a 19.87 dollari dopo che circa il 13% del totale è stato messo sul mercato allo scadere del divieto di vendita. Tra ottobre, novembre e dicembre saranno sul mercato altri 1.4 miliardi di azioni, il lotto più grande, un miliardo, sarà liberato il 14 novembre, l'ultimo divieto scadrà a maggio prossimo.

     

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