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    FACEBOOK AKBAR! – MIRACOLO: SOCIAL MEDIA ACCESSIBILI IN IRAN PER QUALCHE ORA - ROUHANI PREME PER LIBERALIZZARLI MA C’E’ CHI LI GIUDICA UN’ARMA “SIONISTA”


     
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    Viviana Mazza per "Corriere della Sera"

    «Dio ha liberato Facebook». «Grazie Rouhani». L'entusiasmo era palpabile in Rete lunedì sera, quando Twitter e Facebook - da quattro anni censurati - sono diventati improvvisamente accessibili in Iran senza bisogno di ricorrere ai software pirata. Alcuni iraniani hanno subito ringraziato il nuovo presidente Hassan Rouhani, che dalla sua elezione lo scorso giugno ha promesso ai cittadini maggiori libertà personali. Ma l'eccitazione è durata poche ore: già ieri mattina il blocco dei social network era stato ripristinato. Le autorità hanno attribuito il problema ad un «guasto tecnico».

    RIVOLUZIONE VERDE IN IRANRIVOLUZIONE VERDE IN IRAN

    Se, in passato, era già successo che nell'aggiornare i «filtri» la censura saltasse per poco, stavolta c'è chi vi legge qualcosa di più: uno scontro tra gruppi dell'establishment che hanno una visione diversa del ruolo della Rete. E il capo del comitato che censura i siti internet, Abdolsamad Khoramabadi, ha aggiunto che verrà esaminata la possibilità che il «blocco» sia saltato per mano di qualcuno dall'interno.

    Che il nuovo governo prema a favore di una riduzione della censura online è chiaro. Benché i social network americani siano nella lista dei siti «proibiti», 18 ministri hanno dei profili a proprio nome su Facebook secondo il quotidiano Shargh , anche se alcuni negano di averli creati.

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    Rouhani (che non è su Facebook, ma c'è un account Twitter che si crede sia gestito da consulenti o sostenitori) ha detto in campagna elettorale: «Nell'era della rivoluzione digitale, non possiamo vivere e governare in quarantena». Il più spregiudicato è il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, che ha usato Facebook e Twitter per sollevare questioni problematiche come la crisi siriana e per fare gli auguri per il Nuovo Anno ebraico (ed è stato già vittima di hacker che hanno inserito commenti di protesta al regime).

    C'è chi crede che Rouhani abbia spinto i suoi ministri a iscriversi ai social network per rompere il tabù. Di certo hanno contribuito a riaprire il dibattito. Alcuni deputati intervistati dal sito Fararu si sono espressi a favore dell'allentamento delle restrizioni, mentre altri li considerano «strumenti del nemico».

    Uno dei funzionari responsabili dei «filtri», Mohammad Reza Agha Amiri, ha detto che Facebook potrebbe essere sbloccato «a certe condizioni» (se «i contenuti criminali» vengono rimossi lasciando quelli «utili»). Ma poi un altro burocrate si è espresso duramente: «Facebook ha una natura pericolosa e sionista». E vi sono stati avvertimenti che anche i profili dei ministri verranno «esaminati».

    FERMATI O TWITTOFERMATI O TWITTO

    L'uso dei social network nel 2009 per organizzare e diffondere immagini delle proteste elettorali e poi l'attacco con virus Stuxnet al programma nucleare hanno portato le autorità iraniane a considerare la censura una «priorità di sicurezza nazionale», di cui è responsabile il Consiglio supremo del cyberspazio (sotto l'autorità di Khamenei, conta 13 membri tra cui il presidente Rouhani, i capi dell'intelligence, della magistratura, dei Guardiani della rivoluzione, ed è coadiuvato da altri organi e task force).

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    Ma molti internauti riescono comunque ad aggirare la censura e gli oppositori sono comunque attivi sui social network, per cui tanti - anche nell'establishment - cominciano a pensare sia più utile servirsene per diffondere l'ideologia della Repubblica islamica. Quando lo scorso dicembre è nato l'account Twitter a nome della Guida Suprema Ali Khamenei, la mossa è stata lodata anche da un giornale conservatore come «saggia e furba».

     

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