Carlo Nordio per “Il Messaggero”
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Tra pochi giorni due miliardi di persone potranno celebrare - se ne avranno voglia - la nascita di un loro vincolo comune. Il 4 Febbraio 2004, infatti, fu creata Facebook, la rete alla quale accede regolarmente più di un quarto dell'intera umanità.
L'impresa nacque da un'iniziativa del ventenne Mark Zuckerberg e di Eduardo Saverin che investirono mille dollari per creare una sorta di almanacco tra gli studenti di Harvard e facilitarne la cosiddetta socializzazione. Album analoghi esistevano già in forma cartacea un po' dappertutto, dalle scuole alle accademie militari.
La rivoluzionaria novità, fornita dalla tecnologia, consisteva nel trasformare un'immagine fissa e muta in una persona viva e dinamica, con la quale condividere il volto e il pensiero.
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IL SUCCESSO
Fu un successo immediato: nell'arco di un mese si erano iscritti metà degli studenti di Harvard. Nelle settimane successive le adesioni fioccarono dalle più importanti università americane, da Yale alla Columbia al MIT.
In principio i fondatori ebbero delle grane legali, per presunta violazione dei diritti d'autore e della privacy: alcune le superarono con correzioni opportune, altre con composizioni amichevoli. Nel corso degli anni queste cause si moltiplicarono, e Zuckerberg fu anche accusato di evasione fiscale, un illecito che negli USA è paragonabile all'omicidio.
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Ma alla fine l'abile inventore ha risolto le controversie con pubbliche scuse, adeguati risarcimenti e transazioni giudiziarie, senza rallentare lo sviluppo della sua creatura. Nel settembre del 2006 furono fissate le condizioni per l'iscrizione: l'età superiore ai 13 anni, e un valido indirizzo email.
Nonostante questi requisiti siano stati ritenuti inadeguati, e in parte riveduti, oggi Facebook, pur insidiata da un'agguerrita concorrenza, è per molti un accessorio indispensabile, vale miliardi di dollari e Zuckerberg è diventato uno degli uomini più ricchi e influenti del mondo.
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Descrivere il funzionamento di questa rete non è solo impossibile per ragioni di spazio, ma anche inutile, perché chi vi accede ne sa già abbastanza, e probabilmente più di chi scrive. Qui piuttosto parliamo dei vantaggi che reca e dei problemi che pone.
I vantaggi sono evidenti. Ha consentito il ritrovamento di amici dimenticati, ha allargato gli orizzonti della curiosità e della fantasia, ha stimolato la discussione e gli scambi di idee, e ha colmato i momenti di solitudine del monotono quotidiano.
Non sappiamo se all'origine di questo successo vi sia la nostra innata vanità, la pulsione ad esprimersi sui fatti propri o la curiosità morbosa di conoscere quelli altrui, o tutte queste cose insieme. L'uomo è, come è noto, un animale sociale, e ogni forma di estensione dei rapporti interpersonali deve, in linea di massima, considerarsi benvenuta.
Sta di fatto che, nell'arco di pochi anni, Facebook e i suoi imitatori hanno sostituito gran parte dei sistemi di comunicazione, ieri limitati dallo spazio e dal tempo, e oggi dalla pandemia. Così il sito, utilizzato in origine da giovani esuberanti e inventivi, è diventato un pulpito di iniziative politiche, di esortazioni omiletiche, di promozioni economiche, di suggerimenti finanziari, di divertenti videogiochi, di contrasti polemici e di scambi sentimentali. Ha sostituito gli augusti scranni dei parlamenti, dei governi e persino della Chiesa, per inviare messaggi ridotti nel contenuto ma incisivi nella rapidità. E qui emergono i pericoli.
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IL NULLA
L'argomentazione ragionata, la vigilanza accorta, e la stessa proprietà lessicale sono infatti state sostituite, anche negli interventi più autorevoli, da grossolane banalità.
Così l'immaginazione vagabonda si è spesso espressa in asserzioni categoriche e unilaterali, svincolate da ogni controllo critico.
Soprattutto nei messaggi dei politici si è avuta l'impressione che gran parte degli intervenuti non sapessero dove stavano andando, ma che ci andassero convinti. Alla mutilazione del dibattito corrisponde spesso un'infinità di nulla, e il pensiero assente è surrogato da un vocabolario a prestito. Il dubbio, faro del saggio, è stato spento dalla irruenza polemica di interlocutori lontani e spesso tra loro sconosciuti.
L'elefantiasi della partecipazione ha prodotto altri inconvenienti deplorevoli. I furti di identità hanno creato equivoci compromettendo rapporti economici e familiari; le fake news hanno allarmato istituzioni e mercati; le fraudolente iniziative di imbonitori spregiudicati hanno generato incertezza nei contratti; in alcuni casi si è arrivati all'incitazione all'odio razziale e all'apologia degli stermini di massa.
I responsabili delle reti hanno talvolta oscurato alcuni siti, e tolto la parola a personaggi autorevoli. Il recente blocco di quello del presidente Trump ha innescato la polemica sulla libertà di espressione, e sul diritto delle imprese private che ormai operano in monopolio, di decidere arbitrariamente chi far parlare e chi no.
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IL CONTROLLO SUI PIÙ PICCOLI
Infine, e questo è l'aspetto più allarmante, è evaporato ogni controllo sulla integrità psichica dei minori, e più in generale dei soggetti deboli. Nei casi più gravi, l'incoraggiamento di attività emulative eccentriche, di giochi di ruolo e persino di torbide ritualità hanno determinato conseguenze disastrose nella maturazione intellettuale dei ragazzi, e talvolta la compromissione della loro salute e della loro vita.
Nei giorni scorsi la morte di una fanciulla nell'esercizio di questi esperimenti ha riproposto la necessità di un limite agli accessi e di una più rigida regolamentazione dei contenuti. Non è, ovviamente, colpa di Facebook e dei suoi imitatori, dipende dall'uso che se ne fa.
La pietra è magica nelle mani di Michelangelo ma fatale in quelle di Caino, e altrettanto va detto di questi siti: possono costituire indispensabili forme di comunicazione o degenerare in trappole insidiose. I gestori, e i governi, hanno tentato con più o meno successo di correggere queste anomalie e di limitarne i danni, ma questi accorgimenti, come gli antifurto, funzionano solo per un po', e in pochi mesi la fantasia e l'abilità dei ladri, in questo caso degli hacker, riprende il sopravvento.
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La guerra continua. Tutto sommato, i vantaggi superano gli inconvenienti. La circolazione delle idee, anche delle più stravaganti e bizzarre, è comunque uno stimolo alla vivacità dell'intelletto. Le nostre uniche riserve riguardano, come abbiamo detto, l'intervento dei politici, perché la mutilazione del dibattito appiattisce i giudizi su formule irritanti e preconfezionate. Ma forse questo guaio è compensato dalla possibilità di accesso anche a chi non dispone di altre tribune, e questa molteplicità di intromissioni ci consente di confermare il detto del filosofo, che la stupidità politica è altamente imparziale.