Martina Pennisi per "www.corriere.it"
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Il report sull’applicazione degli Standard della comunità di Facebook e Instagram non poteva arrivare in un momento più indicato. Per due motivi: stiamo assistendo impotenti alla valanga di insulti diretti a Silvia Romano e ci stiamo misurando con la disinformazione sul coronavirus.
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L’odio verso la volontaria 24enne non è censito, visto che il report copre i sei mesi da ottobre 2019 a marzo 2020, ma stando a quanto dichiara Menlo Park l’88,8 per cento degli attacchi viene cancellato senza che venga segnalato da alcun utente grazie all’intervento di moderatori e occhio tecnologico (funziona così), che ha migliorato la comprensione del linguaggio e la capacità di analizzare in modo unitario immagini, testo e commenti per scovare meme sconvenienti.
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Nel primo trimestre dell’anno sono stati rimossi da Facebook 9,6 milioni di contenuti catalogabili come hate speech. In 1,3 milioni di casi gli utenti si sono appellati alla decisione e in 63.600 casi Facebook è tornato sui suoi passi (sta migliorando: negli ultimi tre mesi del 2019 era intervenuto su 5,7 milioni di casi, aveva ricevuto 1 milione di appelli e si era dovuto correggere 80.200 volte).
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Su Instagram i contenuti rimossi per odio sono stati 805.900, ma solo il 44,3 per cento è stato individuato prima di una segnalazione (questo dato è coerente con quanto abbiamo visto accadere nei commenti alle foto di Silvia Romano sul profilo Instagram del Corriere, come ha spiegato qui la nostra social media editor Federica Seneghini). Sia su Facebook sia su Instagram la percentuale peggiora nei casi di bullismo e molestie: gli interventi pre-segnalazioni sono, rispettivamente, il 15,6 per cento e il 35,2 per cento. E in entrambi i casi c’è un lieve calo rispetto ai mesi precedenti.
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Per provare ad aiutare gli utenti del social network fotografico a gestire le situazioni problematiche, Menlo Park darà la possibilità di eliminare fino a 25 commenti contemporaneamente e di bloccare più autori di esternazioni tossiche. Sarà inoltre possibile mettere in evidenza i commenti positivi e decidere chi può menzionarci o taggarci.
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Per quello che riguarda la disinformazione su Covid-19 (che come abbiamo scritto qui e qui trova spesso il modo di aggirare i controlli), Facebook dichiara di aver messo etichette di avvertimento su circa 50 milioni di contenuti in aprile che i suoi fact checker — in Italia c’è Pagella Politica — hanno analizzato 7.500 articoli.
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Il social network sostiene inoltre che nel 95 dei casi in cui compare un contenuto con un avvertimento, le persone non cliccano per visualizzarlo. Dal 1° marzo, prosegue, sono stati rimossi più di 2,5 milioni di contenuti organici relativi alla vendita di maschere, disinfettanti per le mani, salviette disinfettanti per superfici e kit di test Covid-19.
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