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    STA A VEDERE CHE SARÀ FACEBOOK A SALVARE I GIORNALI - ZUCKERBERG PER RIPULIRSI LA COSCIENZA DAGLI SCANDALI FAKE NEWS NEGLI USA LANCIA LA SEZIONE “NOTIZIE”, SEPARATA DAL FEED NORMALE E PER LA QUALE SGANCERÀ FIOR DI QUATTRINI AGLI EDITORI - MA IN FRANCIA SI SCHIERA CON GOOGLE, CHE NON VUOLE PAGARE UN CENTESIMO PER I CONTENUTI GIORNALISTICI: ALLE TESTATE NON RESTA CHE ACCETTARE IL RICATTO O VEDERE TRACOLLARE IL PROPRIO TRAFFICO


     
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    FACEBOOK CON GOOGLE: NO SOLDI A MEDIA FRANCIA PER CONDIVISIONE

    (AWE/AFP) - Facebook ha dichiarato che non pagherà i gruppi di media francesi per permettere la visualizzazione di foto o video ed estratti di testo accanto a collegamenti ad articoli condivisi dai suoi utenti, in violazione delle nuove norme Ue sul copyright.

     

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    Il gigante dei social media si allinea dunque a Google opponendosi a una legge che è entrata in vigore in Francia giovedì e mira a garantire che gli editori di notizie vengano compensati quando le aziende di Internet visualizzano i loro contenuti. Su Facebook, gli articoli condivisi vengono regolarmente 'arricchiti' con foto, testo ed estratti di video o nomi di autori, che aumentano la probabilità che le persone facciano clic sui collegamenti. Jesper Doub, il direttore di Facebook per le partnership sulle notizie in Europa, ha dichiarato in un post sul blog che i gruppi di media francesi dovrebbero dare il proprio consenso affinché questo meccanismo continui.

     

    Se non saranno d'accordo, Facebook farà sparire l' 'arricchimentò' e manterrà solo un semplice link di testo. La mossa di Facebook arriva mentre il social network sta lanciando negli Stati Uniti il servizio 'News' attraverso la partnership con alcuni dei principali media statunitensi. La società del ceo Mark Zuckerberg ha fatto sapere che pagherà alcuni dei partner, ma i dettagli non sono mai emersi.

    mark zuckerberg in audizione al congresso mark zuckerberg in audizione al congresso

     

     

    1 – FACEBOOK LANCIA LA SEZIONE NEWS, AL VIA NEGLI USA

    (ANSA) - Facebook lancia negli Stati Uniti una nuova sezione del suo social dedicata alle notizie. Si chiama News e per ora, spiega l'azienda in un post, è in fase di test su un gruppo di utenti, a cui fornirà notizie nazionali e locali in alcune aree metropolitane come New York e Los Angeles. Un team di giornalisti sceglierà le notizie del giorno da mettere in evidenza. Facebook ha lavorato al progetto per mesi. La novità arriva proprio in una fase in cui il social è alle prese con la proliferazione di fake news.

     

    2 – FACEBOOK NEWS, ECCO COME FUNZIONA L’EDICOLA DEL SOCIAL NETWORK

    Martina Pennisi per www.corriere.it

     

    Oggi — venerdì 25 ottobre — negli Stati Uniti debutta News, la nuova sezione di Facebook dedicata solo alle notizie. La novità, supervisionata dall’ex Nbc e Cnn Campbell Brown, parte come test è coinvolgerà una porzione limitata di iscritti americani al social network.

     

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    Cos’è? Un flusso su Facebook alternativo a quello degli aggiornamenti, come Marketplace o Watch. Quindi per vedere cosa sta succedendo nel mondo dovremo (anzi, dovranno, perché è destinata solo agli americani e non si sa ancora per quanto) far scorrere il polpastrello su News, mentre nel flusso normale (che ahinoi si chiama News feed) continueremo a imbatterci negli articoli condivisi dai nostri amici e parenti (bisognerà capire con quale frequenza).

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    Come funziona? Gli utenti che cliccheranno sull’apposita iconcina (in testa all’app su Android, in basso su iOs) vedranno una serie di titoli di breaking news selezionate dai giornalisti assunti da Facebook e un flusso di notizie proposte dall’algoritmo in base agli interessi di chi legge.

     

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    Perché è importante? Facebook non si limita a selezionare gli articoli, manualmente o con la sua intelligenza, ma ha stretto degli accordi con i giornali e pagherà loro i diritti.

     

    Quanto costa? Come detto, è Facebook a mettere mano al portafoglio, per svariati milioni. Secondo le indiscrezioni della vigilia, gli utenti potranno sempre leggere gratis l’articolo che hanno trovato su News, anche se è protetto da paywall. In questo secondo caso, se poi ne vorranno leggerne un altro su quel determinato giornale dovranno pagare o abbonarsi.

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    Quali sono i giornali coinvolti? New York Times, Wall Street Journal, Washington Post, Buzzfeed e altri.

     

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    Perché Facebook lo fa? Prima dell’esplosione dello scandalo fake news (novembre 2016) le notizie erano fra i contenuti in cui ci imbattevamo più frequentemente nel flusso principale, il News feed. Poi, nel 2018, l’algoritmo è stato cambiato per favorire gli aggiornamenti di amici e familiari — ed evitare di scivolare sulle fake news — e gli editori hanno perso gran parte del loro traffico derivante dal social.

     

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    Questo ha contribuito a inasprire i rapporti con Facebook, che con Google domina il mercato della pubblicità online e negli Stati Uniti è stato considerato sostanzialmente responsabile della vittoria di Donald Trump ottenuta a cavallo della disinformazione russa. Con la sezione News, Facebook prova a sotterrare l’ascia di guerra con gli editori e a fornire agli utenti un servizio più puntuale e autorevole.

     

    MARK ZUCKERBERG E LA CRIPTOVALUTA DI FACEBOOK LIBRA MARK ZUCKERBERG E LA CRIPTOVALUTA DI FACEBOOK LIBRA

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    Chi sono i rivali di Facebook? Apple News +, attivo solo negli Stati Uniti, che però per l’utente è a pagamento. E Google News, gratis per gli utenti e anche per Google, che ha ribadito di non essere intenzionato a pagare alcuna licenza agli editori dopo aver eliminato le anteprime dai risultati delle ricerche in Francia, dove è già entrata in vigore la direttiva copyright.

     

    3 – COPYRIGHT GOOGLE NEL MIRINO DEGLI EDITORI

    Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”

     

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    La direttiva europea 2019/790 sul diritto d'autore non ha nemmeno fatto in tempo a entrare in vigore in Francia, che è subito guerra. Ieri gli editori francesi, riuniti in Assemblea, hanno aperto formalmente le ostilità contro Google, che rifiuta di sottostare alla legge e pagare per i contenuti diffusi: «È in gioco la sopravvivenza di media indipendenti e pluralisti, in definitiva è in gioco la vitalità stessa della nostra democrazia» si legge in un appello pubblicato da Le Monde.

     

    firmatari della lettera anti google firmatari della lettera anti google

    La posta in gioco è intanto questa: la direttiva Ue (approvata ad aprile, in vigore da giugno e per ora recepita soltanto in Francia, da ieri) impone alle piattaforme digitali (Google in primis) di pagare dei diritti agli editori per la diffusione degli snippet dei loro articoli, le anteprime con foto e poche righe di sommario. La direttiva conferisce agli editori il «diritto connesso» di negoziare con le piattaforme una remunerazione. Il principio è chiaro: l'informazione di qualità costa, Google beneficia degli introiti pubblicitari on line grazie a contenuti prodotti da altri, è giusto che paghi.

     

    mark zuckerberg se la ride in audizione al congresso mark zuckerberg se la ride in audizione al congresso

    Ma Google non la vede così: gli editori guadagnano già grazie a Google, che garantisce milioni di lettori in più (la piattaforma ha contabilizzato 8 miliardi di click al mese sui link delle notizie), quindi più pubblicità e anche più abbonamenti. Google ha già fatto sapere che non pagherà: «Rifiutiamo il principio di una remunerazione dei contenuti».

     

    IL MURO

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    Il colosso Usa seguirà alla lettera la norma Ue che prevede, in caso di mancato accordo tra piattaforma ed editori, che le news proposte nei risultati di ricerca saranno visibili soltanto con un titolo e il link, niente più foto oriassunti. Praticamente un disastro per i media, già asfissiati da una lotta sempre più impari per la pubblicità con i giganti del web. Google la soluzione ce l'avrebbe: se la direttiva impone di raggiungere un accordo con gli editori, allora l'accordo sarà che gli editori cedono gratis i loro contenuti.

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    «È un affronto inaccettabile, un modo di aggirare la legge», tuonano gli editori, anche se molti hanno per ora accettato la condizione, non potendo permettersi di scomparire dal web. Ma i francesi non intendono cedere: ieri gli editori hanno denunciato Google all'Authority per abuso di posizione dominante. Pronti a seguire la stessa strada anche il sindacato della stampa periodica, la Federazione della stampa specializzata, e l'Agenzia France Presse. «È in gioco il futuro della stampa», ha dichiarato il presidente Jean-Michel Baylet. Gli editori si sono rivolti anche al Governo. Ed Emmanuel Macron «non starà a guardare».

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    L'AUDIO DI ZUCKERBERG CONTRO LA WARREN PUBBLICATO DA THE VERGE L'AUDIO DI ZUCKERBERG CONTRO LA WARREN PUBBLICATO DA THE VERGE

     

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