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    FALSO COMPLOTTO A SEI ZAMPE – ECCO COME I VERTICI ENI HANNO BRIGATO PER INTORPIDIRE LE ACQUE E DANNEGGIARE LE INCHIESTE DELLA PROCURA DI MILANO: SOLDI PER FAR TACERE IL GRANDE ACCUSATORE DELL'AD DESCALZI PER LA TANGENTE NIGERIANA. SOTTO ACCUSA CLAUDIO GRANATA, IL BRACCIO DESTRO DI DESCALZI, MICHELE BIANCO, VICEPRESIDENTE ESECUTIVO DEGLI AFFARI LEGALI, E ALFIO RAPISARDA, RESPONSABILE DELLA SECURITY - A MARZO SCADE IL MANDATO DI DESCALZI: SARA' RINNOVATO DA CONTE?


     
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    Gianni Barbacetto per il Fatto Quotidiano

     

    Descalzi Descalzi

    Soldi Eni per far tacere i testimoni che accusano di corruzione i vertici della compagnia petrolifera. È questa l' ultima accusa che la Procura di Milano rivolge ai manager del Cane a sei zampe. Innanzitutto a Claudio Granata, l' uomo più vicino all' amministratore delegato Claudio Descalzi, nonché candidato alla sua successione.

     

    Ma anche a Michele Bianco, vicepresidente esecutivo degli Affari legali, e ad Alfio Rapisarda, responsabile della security. I tre manager sono accusati di associazione a delinquere. Granata e Bianco anche di induzione a rendere dichiarazioni false all' autorità giudiziaria. Due giorni fa sono stati perquisiti i loro uffici e le loro abitazioni, come quelle di un avvocato di Catania, Alessandra Geraci, accusata di corruzione fra privati. Perquisizioni anche per l' ex parlamentare Denis Verdini.

     

    granata granata

    La storia è quella del "complotto" avviato nel 2015 dall' avvocato siciliano Piero Amara, allora legale esterno dell' Eni, che presenta prima alla Procura di Trani, poi a quella di Siracusa, false prove di una macchinazione ai danni di Descalzi.

     

    L' obiettivo è quello di intorbidare le acque e danneggiare le inchieste che Fabio De Pasquale della Procura di Milano stava svolgendo su ipotesi di corruzioni internazionali in Nigeria e in Algeria. Amara viene arrestato nel 2018 dalla Procura di Messina e patteggia 3 anni, per altre vicende di corruzione. Sulle storie che coinvolgono Eni, sostiene in un primo momento di aver fatto tutto da solo, per ottenere crediti presso la compagnia.

     

    CLAUDIO DESCALZI CLAUDIO DESCALZI

    Negli ultimi mesi, interrogato più volte a Milano dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal sostituto Paolo Storari, racconta invece di aver avuto un mandato dai vertici Eni - Granata e Bianco - per far ritrattare a Vincenzo Armanna, ex dirigente Eni, le accuse che questi aveva rivolto a Descalzi, coinvolgendolo nel pagamento della mega-tangente da oltre 1 miliardo di dollari che la compagnia avrebbe pagato per ottenere in Nigeria il campo petrolifero Opl 245.

     

    Scatta il cosiddetto "patto della Rinascente", siglato nel marzo 2016 dopo un incontro al grande magazzino romano di piazza Fiume. Amara lo racconta in un suo memoriale: "Le dichiarazioni di Armanna scossero il mondo Eni che temeva che la Procura di Milano potesse emettere delle richieste di custodia cautelare nei confronti dello stesso Descalzi".

     

    PIERO AMARA PIERO AMARA

    Così, continua Amara, Granata lo incarica di "gestire Armanna": gli viene promessa la sua riassunzione in Eni dopo la sentenza di primo grado sul caso Nigeria; e un pagamento di 1,5 milioni all' anno (finora almeno 5/6 milioni di euro) che la compagnia ha versato alla azienda nigeriana Fenog che a sua volta li ha girati ad Armanna come pagamento di consulenze. In cambio Armanna ha ritrattato le sue accuse a Eni e a Descalzi, inserendo in una memoria consegnata alla Procura di Milano il 23 maggio 2016 tre punti indicati in una annotazione preparata proprio da Granata.

     

    Verdini Denis Verdini Denis

    Amara ha raccontato ai magistrati milanesi che anche la fase del "complotto" a Trani e a Siracusa è stata da lui gestita insieme agli uomini Eni, l' avvocato Bianco e, per Siracusa, anche Granata. Per imbastire questa trama, i rapporti riservati tra Granata e Amara - secondo le dichiarazioni di quest' ultimo - sono stati tenuti dal capo della security aziendale, Rapisarda. Per compensare questo lavoro, Eni ha pagato consulenze legali all' avvocato Geraci, che poi ha versato una parte dei soldi a una società di servizi dietro cui c' è Amara.

     

    L' avvocato Bianco - sempre secondo Amara - aveva chiesto ad Armanna di lasciar cadere le accuse a Descalzi e Granata, scaricandole semmai su due manager licenziati dalla compagnia, l' ex capo degli Affari legali Massimo Mantovani e l' ex capo della divisione Exploration & Production Antonio Vella. La stessa richiesta sarebbe arrivata ad Amara, su un foglietto, anche da Verdini.

     

    L' avvocato Bianco è accusato anche di aver chiesto ad Amara di retrocedergli in contanti una parte delle somme pagate da Eni.

    descalzi descalzi CLAUDIO DESCALZI CLAUDIO DESCALZI

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